Elena Sofia Ricci in una scena di Vetri Rotti. Foto di Emma Quartullo
Elena Sofia Ricci in una scena di Vetri Rotti. Foto di Emma Quartullo.

Elena Sofia Ricci incanta con Vetri Rotti

La recensione dello spettacolo Vetri Rotti in scena a Massa con Elena Sofia Ricci

Vetri rotti dell’americano Arthur Miller è tornato in Italia, per fare riflettere sui conflitti interiori ed esteriori, passati e attuali, con la sua storia che sembra non invecchiare mai.

Elena Sofia Ricci in una scena di Vetri Rotti. Foto di Emma Quartullo
Elena Sofia Ricci in una scena di Vetri Rotti. Foto di Emma Quartullo.

Noi l’abbiamo visto con protagonista Elena Sofia Ricci a Massa (MS), e siamo rimasti estasiati dalla delicatezza del racconto e dalla forza dei personaggi.

Sotto l’esperta regia di Armando Pugliese si è riunito un cast di stelle: Elena Sofia Ricci, Gianmarco Tognazzi e Maurizio Donadoni, insieme a Elisabetta Arosio, Alessandro Cremona e Serena Amalia Mazzone, che hanno interpretato un testo profondo, dedicato alle mille sfaccettature dall’animo umano.

Magistrale l’esecuzione: arriva per la Ricci, sempre al vertice di una carriera straordinaria, una prova particolarmente impegnativa, con un personaggio che aggiunge a un carattere tormentato (in un’epoca particolarmente difficile), la paralisi degli arti inferiori. Una paralisi che è la metafora di un senso di oppressione che non è solo della protagonista ma, che traspare in tutti i personaggi dell’opera. La performance dell’attrice, che interpreta Sylvia Gellburg, incolla alla poltrona e cattura l’attenzione dello spettatore che viene travolto da un vortice di emozioni, pensieri e parole, ma anche di sguardi e gesti.  Nel ruolo del marito troviamo un Maurizio Donadoni alle prese con un personaggio altrettanto complesso: vittima e carnefice, amante e nemico, che con la sua voce profonda arriva dritto al cuore, ferisce e cura. Niente da aggiungere: da un attore del suo calibro si hanno grandi aspettative, che Donadoni non delude.

Altro personaggio, convincente e coinvolgente, è quello di Gianmarco Tognazzi, un medico, alle prese con i problemi di Sylvia, ma anche della coppia Phillips (Donadoni/Ricci): confuso, coinvolto e preoccupato, si raccapezza alla ricerca di una soluzione, che finisce per fargli mettere in secondo piano il suo matrimonio con la moglie chiacchierona (Mazzone), che in un primo momento appare come il personaggio più leggero, ma che poi mostrerà di covare odi e rancori irrisolti.
Elisabetta Arosio interpreta la briosa sorella del personaggio della Ricci, portando con sè la responsabilità delle poche battute comiche che Miller ha inserito per alleggerire l’animo dello spettatore.
Perfetto anche Alessandro Cremona nel ruolo dello spietato datore di lavoro con lo sguardo di ghiaccio.
Infine, per quanto riguarda la scenografia, gli applausi vanno ad Andrea Taddei, che ha ben saputo interpretare l’animo ebraico della storia.

A incorniciare lo spettacolo, il tocco magistrale di jazz e atmosfere esoteriche, dato dalle musiche del Maestro Stefano Mainetti.

Peccato unicamente per la chiusura del Teatro Guglielmi ( sostituito dal meno affascinante Teatro Tenda), che sarebbe stato il luogo ideale per poter godere appieno di una delle più belle messe in scena di Vetri Rotti.

Su Maria Rita Marigliani

Giornalista Pubblicista, Ufficio Stampa e Social Media Manager. La comunicazione rappresenta, da sempre, un’opportunità di evoluzione e crescita necessaria per me e per la conoscenza degli altri.

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