Paolo Malco
Paolo Malco

Paolo Malco: la vita, un bellissimo viaggio

Un’intervista a cuore aperto con un attore da sempre amatissimo, Paolo Malco. Lo ricordiamo in fiction come “Incantesimo” e la soap “CentoVetrine” ma, ancora oggi, Malco è tanto altro e approfondiremo il tutto insieme, in questo viaggio caratterizzato da tanta gentilezza, da un puro talento.

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Paolo Malco. Come sta?

Sto molto bene, grazie! Da anni vivo in Umbria, in un paese meraviglioso, lontano dal caos di Roma, in cui mi reco per lavoro, per ritrovare persone care.

Che ricordo ha, ripercorrendo parte del suo vissuto, di quelli che sono stati gli inizi nell’ambito dello spettacolo?

Si parla del sessantotto, periodo in cui ero a Milano e frequentavo il primo anno di scienze politiche all’università statale. Una mia carissima amica, Valeria Dobici, mi chiese di andare a fare l’esame per il Piccolo Teatro. All’inizio pensavo fosse ‘follia’, ma la curiosità mi ha spinto a prendere parte a quel provino e mi hanno preso. Ho frequentato la scuola per un anno e mezzo perché, a Milano, arrivò un conosciutissimo amico di Valeria, Lino Capolicchio, che ci parlò di Ronconi, del fatto che cercasse attori per l’Orlando Furioso.. Andai e fui preso per un piccolo ruolo. Una tournée estera, Europa e Stati Uniti, e rimasi affascinato da questo mondo, dalla bellezza dello spettacolo, sino a diventare amico di tanti, come la Melato. A fine tournée mollai tutto per trasferirmi a Roma per prendere parte ad una bellissima e lunga avventura..

Davvero una gran bella avventura..

Si, sarò sincero. Non ho fatto alcuna gavetta perché, arrivato a Roma, venni scritturato da Arnoldo Foà per “Flavia e le sue bambole”, e da lì, passo dopo passo, arrivai a diventare anche protagonista.

Tanto teatro, tanti progetti importanti, ma c’è un’esperienza tra tutte che le è rimasta nel cuore?

Le esperienze che mi sono rimaste nel cuore, teatralmente parlando, sono state, ovviamente, il primo spettacolo ed il Cyrano de Bergerac, per poi approdare al cinema. Anni in cui ho lavorato molto, specie come protagonista, con il grande Lucio Fulci. Lavori girati in Italia, agli Studios di Cinecittà, ma anche negli Stati Uniti, in Texas, ovunque. Ci sono stati anche i film con Lamberto Bava, con Damiano Damiani ed il ruolo di “Masoch”, in cui ero protagonista assoluto, per la regia di Franco Brogi Taviani. Dopo di ciò vi furono altri film ed anche le fiction come quella al fianco di Paola Pitagora e Delia Boccardo ne “Le ali della Colomba”, sino ad approdare ad “Incantesimo”.

“Incantesimo” le ha, appunto, portato una quotidianità televisiva..

È stata un’esperienza pazzesca, dal 1998 al 2008, dieci anni intensi.

Paolo Malco in una foto di repertorio
Paolo Malco in una foto di repertorio

La sua carriera, appunto, ha toccato anche le fiction, la soap opera, come “CentoVetrine”. Quali differenze, lavorativamente parlando, ha potuto notare?

Differenze molto minime e, soprattutto, grande serietà in entrambe le situazioni. “CentoVetrine”, se vogliamo, mi ha regalato ancor più popolarità rispetto ad “Incantesimo”. Il periodo nel canavese fu magnifico, con una produzione fantastica e, ancora oggi, ho un ottimo rapporto con Daniele Carnacina, il direttore artistico. Con Carnacina, otto anni fa, ho girato anche “Sacrifio d’amore” e, rispetto ad un tempo in cui non esisteva alcuna chat, oggi siamo sempre in contatto e, quando possibile, ci vediamo. Ho un ottimo rapporto, ancora oggi, con Paola Pitagora, ottima collega, senza contare le ‘perdite’ che, purtroppo, ci sono state.

Quanto pensa sia cambiato il modo di fare teatro, televisione, negli ultimi tempi?

È cambiato in maniera totale e lo noto dai colleghi più giovani. Partivamo a metà settembre, anni addietro, per una tournée, per poi concludere a maggio, senza pausa alcuna, con i nostri bauli al seguito. Oggi la pagina dedicata al teatro è, invece, quasi sparita..

Una vita, come ci diceva poc’anzi, oggi dedita alla campagna, all’Umbria..

Se oggi vivo qui, a Giove, è anche grazie al film “Tre colonne in cronaca”, per la regia di Carlo Vanzina e con Gian Maria Volonté. Il produttore esecutivo, Fernando Ghia, era un mio carissimo amico e devo proprio a lui, che aveva comprato un casale in cui spesso gli facevo visita, la scelta di acquistare un vecchio rudere, divenuto una bellissima casa. Un sogno realizzato!

Pensa manchi ancora qualcosa a questo suo percorso attoriale, Paolo Malco?

Sono parecchi i ruoli che non sono riuscito ad interpretare ma, al momento, non me ne viene in mente uno. Non ho mai amato entrare nel personaggio, soltanto una volta mi sono ispirato a Volonté per il personaggio di “Sacrificio d’amore” ..ed è andata bene.

Posso chiederle chi è oggi Paolo Malco e quali consapevolezze ha raggiunto?

Chi sono, devo essere sincero, non lo so. Ci vorrebbe un bravo analista (ride). Spesso ancora mi stupisco di me stesso e la stessa cosa capita ai miei tanti amici.

Quali consapevolezze ha raggiunto?

È ancora tutto da scoprire, per fortuna! (ride) La vita è un bellissimo viaggio e da quando ero bambino l’ho sempre affrontato con il sorriso.

Di rimpianti ne ha Paolo Malco?

Lavorativi no, perché ho sempre accettato tutto con molta lucidità. Nella vita, forse, avrei dovuto avere un po’ più di maturità e consapevolezza.

Doveva andare tutto così oppure, con il senno di poi, cambierebbe qualcosa?

Tornando indietro cambierei certamente tante cose! Errori fatti da un punto di vista gestionale della mia vita, anche sentimentale, dopo un matrimonio fallito, guardando anche ai grandi amori che, per un motivo o per un altro, sono finiti..

Se oggi dovesse consigliare qualcosa alle nuove leve, cosa direbbe?

Ci sono persone che studiano tanto per una sola scena ma ritengo non sia la metodologia adatta. Bisognerebbe studiare meno, agire più con il proprio istinto. Ma, forse, non sono bravo a dare consigli, ecco. Ciò che arriva arriva, mantenendo la propria onestà morale e professionale e, a tal proposito, un grazie va a Luciana Soli che mi è sempre stata accanto in questo mio viaggio artistico.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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