Attrice da sempre apprezzatissima e nota al pubblico, Ida Di Benedetto, ci parla a cuore aperto del suo vissuto, della carriera ed anche degli episodi spiacevoli subiti negli ultimi tempi, una volta tornata nella sua amata Napoli.
Una donna che ha un passato importante, lavorativamente parlando, con un inizio legato a Mico Galdieri, Strehler, per poi divenire, per i tanti, “la napoletana che viene da Berlino”…
Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo, Ida Di Benedetto. Come procede il suo vissuto?
Non bene, in questi ultimi tempi, per tanti motivi. Vedo la mia città, Napoli, peggiorare, rispetto agli anni in cui abitavo proprio all’inizio della Riviera di Chiaia. Ricordo che da ragazza, quando venivo a trovare mia madre, mi fermavo a Via Caracciolo e riempivo i barattoli di sabbia, di acqua di mare, per poterli portare con me a Roma, tanto era la mancanza del ‘mio’ mare, di bellezze come Castel dell’Ovo.
Non appena tornata in città, purtroppo, mi hanno rubato la macchina e, poco tempo dopo, mi hanno portato via le cose più care, un anello di mia madre, che mai più riavrò, cose davvero importanti, specie da un punto di vista affettivo. Situazione forte, scioccante, perché per me Napoli era mia madre, la città in cui è vissuta e, avendo dei nipoti cari, oggi, e un fratello, desideravo tornarci. L’ultimo furto, il terzo, si è verificato proprio qualche settimana fa, durante le prime ore del mattino, e questa volta ero in casa. I ladri mi hanno chiusa in una stanza e, nonostante le urla, nessuno nel palazzo mi ha soccorso. Una signora, sui gradini della villa, ha accolto le mie grida, confortandomi, chiamando la polizia.
A suo avviso, signora Ida Di Benedetto, quali cambiamenti dovrebbero essere apportati affinché tali atti possano avere fine?
Vi è un problema di fondo, per l’Italia intera, dovuta ad un cambiamento radicale che si è verificato nel tempo. Ogni città ha la sua prerogativa ed è caratterizzata da una delinquenza che si è moltiplicata, a partire da una città come Milano, dove si sono verificati alcuni stupri. Il mondo è cambiato ed è difficile capire cosa fare. Ci vorrebbero leggi adeguate a ciò che sta accadendo e persone realmente abili nel far rispettare queste regole.
Se ci fosse maggiore cultura di certo non esisterebbe tutto questo! In passato ho avuto un compagno che, nel ribellarsi, è stato ammazzato, ed era un uomo di cultura, un giornalista, una persona che non amava tacere, ed ha così sacrificato la sua vita, per pura giustizia. Anna Maria Ortesi ne “Il mare non bagna Napoli”, un libro bellissimo, ci parla di due realtà diverse. Napoli, il suo mare, così come le sue isole, ci incanta, con i suoi palazzi bellissimi, come Donn’Anna e le eccellenze napoletane, quelli che sono fuggiti, che ho avuto il piacere di incontrare: Giuseppe Patroni Griffi, Franco Rosi, Giorgio Napolitano, Antonio Ghirelli e non solo.
Una carriera lunga, la sua, caratterizzata da tanto teatro, ma come ebbe inizio, realmente, il tutto?
I miei inizi sono stati a Napoli, grazie all’ottima scuola avuta da Mico Galdieri, una persona di cui sento la mancanza, e Roberto De Simone. Ai tempi era ancora vivo Vittorio Viviani, figlio di Raffaele, ed era con loro che trascorrevo le serate, nel pieno della cultura. Dopo aver preso parte ad alcuni spettacoli, arrivò Werner Schoeter, innamorato della città, a propormi il suo film, “Nel Regno di Napoli”.
Successivamente, Vittorio Viviani mi consigliò di trasferirmi a Milano per poter studiare al Piccolo, vuoi per doti personali, vuoi per carattere, e devo dire che ebbe ragione, fui scelta da Giorgio Strehler, tra tante. A seguire, realizzammo spettacoli meravigliosi, come “L’angelo azzurro”, e collaborai con persone fantastiche come Franco Miseria, scenografo di Raffaella Carrà, e tanti altri professionisti. Allora c’erano i migliori! Per molti, all’epoca, ero “la napoletana che viene da Berlino”, così scrivevano di me sui giornali.
Negli anni ha preso parte a film davvero importanti, coraggiosi…
Si, ho interpretato ruoli sempre molto coraggiosi, fatta eccezione del primo film, in cui ero davvero ‘stronza’. Pensavo, all’epoca, di non essere adeguata al cinema, di non essere ‘abbastanza bella’ e, per tale motivo, preferivo il teatro.
In molti, ancora oggi, sperano in un suo ritorno alla Soap Opera di Rai 3, Un Posto al Sole, che nel 1996 le ha visto vestire i panni della Contessa Federica Palladini. Che ricordo ha di quella esperienza?
Un ottimo prodotto, ai tempi in cui vi presi parte, di cui oggi conosco davvero poco, se non nulla per potermi esprimere. Gli studi di Napoli erano in seria difficoltà e Giovanni Minoli mi chiese supporto, così decisi di accettare, soffermandomi per due anni soltanto.
Cosa manca oggi al suo vissuto, cosa le piacerebbe poter interpretare?
Molto, oggi, dipende dal proprio fisico, da come guardi le cose, perché di certo prima si guardava ogni cosa in maniera differente. I ruoli tendono spesso a cambiare, a trasformarsi. Negli anni ho realizzato tanto teatro greco e sempre con registi importanti.
Cosa può anticiparci sul suo futuro artistico Ida Di Benedetto?
A novembre sarà presentato “Gli altri”, un film tratto dal romanzo di Michele Prisco di cui sono produttrice, interamente realizzato in Puglia e ambientato negli anni cinquanta.