“A spasso con Daisy” vede nuovamente l’attore Maximilian Nisi protagonista in teatro al fianco della collega Milena Vukotic e Salvatore Marino.
Un uomo e artista consapevole del viaggio intrapreso per amore della recitazione, convinto che la vera meta sia la bellezza, con un pizzico di sana magia.
Ben ritrovato su La Gazzetta dello Spettacolo, Maximilian Nisi. Come stai?
Molto bene! E voi?
“A spasso con Daisy” ti vede nuovamente protagonista, in teatro, al fianco di Milena Vukotic e Salvatore Marino. Cosa puoi dirci a riguardo e quali novità caratterizzano lo spettacolo?
È uno spettacolo che ha ricevuto un grande riscontro sia di critica che di pubblico in tutta Italia. Giriamo da due anni e i teatri che ci hanno ospitato, finora, sono stati, quasi sempre, tutti esauriti, con nostra grande soddisfazione. È bello vedere le platee e le gallerie gremite e sentire il pubblico felice alla fine di ogni spettacolo. Merito di una storia delicata, divertente, ironica capace di raccontare un tema complesso come quello del razzismo nell’America del dopoguerra e della splendida energia che si è creata tra me, Milena e Salvatore. Nessuna novità, a parte la richiesta per un terzo anno di tournée che stiamo valutando in questi giorni.
Un rinnovato sodalizio con la sempre brava Milena Vukotic, ma cosa puoi dirci di più circa il vostro rapporto di anni?
Gli anni passano e dal nostro primo incontro sono accadute tante cose che ci hanno legati ancora di più. Mi piace relazionarmi con lei sia in scena che nella vita. E’ una donna molto intelligente, sensibile ed è una professionista che ama profondamente il suo lavoro ed è per questo che non smette di curarlo, con amore e dedizione, quotidianamente. E’ un esempio per tutti. Leggevo ieri una frase di Lucrezio e mi sono ritrovato a pensare a lei: la goccia scava la pietra non per la sua forza ma per la sua costanza. Importante, aggiungo io, è far sì che la goccia non cambi mai direzione.
Sei assente da qualche tempo dai nostri schermi, dove potremo vederti prossimamente, quali nuovi progetti bollono in pentola?
Non mi manca la televisione e credo che io non manchi a lei. Ad essere sincero l’accendo pochissimo e quando accade mi sembra di capire che quello che trasmette, sia molto distante da ciò che un tempo proponeva. Ho la sensazione di non aver più molto da fare in televisione. L’intrattenimento, anni fa, era basato sull’arte, ora non lo è più. Gli attori di teatro, di prosa, sempre più assenti dai palinsesti televisivi, hanno fatto nascere e crescere la televisione, come anche il cinema. Non a caso, il 3 gennaio 1954, quando nacque la televisione italiana, alle ore 21.45, fu trasmessa un’opera teatrale, ‘L’Osteria della Posta’ di Carlo Goldoni. Dopo Goldoni fu la volta, tra gli altri, di Kafka, Dostoevskij, Tolstoj, Omero, Manzoni, Verga, De Filippo. Tutti autori eccellenti di opere eterne interpretate da attori solidi. Il teatro, un tempo, era il fulcro dell’arte performativa e, come tale, la televisione e il cinema gli riservarono un posto d’onore. Non si faceva distinzione tra attore di prosa e attore televisivo o cinematografico. Sono forme d’arte complementari che si compenetrano a vicenda nei diversi sistemi di realizzazione di un’opera. Un’opera artistica in altra opera artistica, per intenderci. La televisione e anche il grande cinema potrebbero essere elevati e resi più pregiati dagli attori di prosa. Devo dire che nel cinema stanno accadendo cose interessanti in tal senso. Penso ai lavori di Mattero Garrone, all’ultimo film di Marco Risi o a quello di Margherita Buy. Mi chiedi dei miei nuovi progetti. La mia risposta non può che essere: Teatro con la speranza di un bel ruolo cinematografico.
Quali consapevolezza hai raggiunto nel corso degli anni e cosa manca, ancora oggi, al tuo vissuto e personale e lavorativo? La tua meta Maximilian Nisi?
Nessuna certezza, anche se ormai so quello che non mi piace e malgrado ciò continuo a fare errori, a collezionare cicatrici, rincorrendo emozioni. Diffido di chi crede di sapere ogni cosa e di chi si mostra sempre felice. Faccio Teatro perché sento che è una pratica che mi dona equilibrio, saggezza, e che può sottrarmi alla follia. Adoro il sorriso, la gentilezza, l’armonia, la semplicità e l’umiltà delle persone. Ho sempre più bisogno del silenzio e non provo invidia: l’unica competizione che conosco è quella con me stesso. Cosa mi manca? Il tempo per curare i miei rapporti, la famiglia, gli amici. La mia meta? La bellezza, con un pizzico di magia.