La recitazione è il suo reale posto nel mondo e noi, che conosciamo la sua arte, ne siamo più che consapevoli. Sergio Assisi ci accoglie con il suo solito fare gioviale, con il sorriso di sempre, per parlare del suo ultimo film, “Il mio regno per una farfalla”.
Bentornato su La Gazzetta dello Spettacolo, Sergio Assisi. Hai da poco terminato, ad Ischia, le riprese della tua seconda regia, “Il mio regno per una farfalla”. Cosa puoi anticiparci a riguardo?
Quando mi rivolgono la domanda legata ad una mia seconda regia, rispondo sempre dicendo che mi diverte ‘giocare’, poter regalare un sorriso, un pensiero positivo attraverso i miei film. Questo è, fondamentalmente, il mio posto nel mondo, la mia storia. Ad ogni modo, si tratta di una commedia che viene dalla mia fantasia ed anche da una storia vera. Quando studiavo legge mi capitò di leggere una causa di un uomo che aveva la possibilità di vivere in un albergo, gratuitamente, per l’intero arco della sua vita. Una commedia positiva, romantica e solare, un eterno peter pan, un uomo di altri tempi. A stravolgere la sua vita, l’arrivo di una donna, dell’amore.. Un film pieno di metafore, di citazioni legate alla mia vita, ed una similitudine caratterizzata dalla somiglianza tra esseri umani ed insetti. Al mio fianco alcuni colleghi straordinari, napoletani, ed una scrittura surreale, da sempre presente nei miei lavori.
Un passo importante, quello legato alla regia ma, esattamente, in base a cosa scegli gli attori che ti affiancheranno nelle ‘pellicole’?
Scrivo immaginando gli attori che conosco, sapendo già cosa possono darmi. Una linea che funziona, davvero ottima, una continua conferma. Un film, in questo caso, molto al femminile, caratterizzato da differenti sfumature.
La ‘tua’ Campania è sempre presente nei lavori che scegli di presentare…
Non voglio peccare di vanità ma è un fatto, ormai, che Napoli sia diventata un set a cielo aperto. Quando girai “A Napoli non piove mai”, qualche anno fa, ricevetti una serie di telefonate da parte di organizzatori e produttori importanti pronti a chiedermi come si girasse a Napoli. Rimasi interdetto, almeno inizialmente, e invece oggi a Napoli girano di tutto, la stanno spremendo come un limone. Ho deciso, per questo film, di scegliere Ischia, bellissima e martoriata da una frana importante. È andata così.. mi piace girare nella mia terra. Mi fa sentire a casa, attorniato dalla disponibilità delle persone, dai loro sorrisi, dalla loro bontà. Credo sia questa la vittoria più grande! Potrei raccontarti anche di Benedetto Casillo, un grande attore che ha girato con De Crescenzo e, a fine lavorazione, mi ha detto: “Sergio, sarai nelle mie preghiere!”. Queste sono le cose belle della vita!
Sergio, tempo addietro hai avuto modo di vivere un’altra isola che, in un certo senso, ha contribuito a regalarti maggiore popolarità, “Capri”. Che ricordo hai di quella esperienza, dei colleghi di set, del tuo Umberto Galliano?
È stata tra le esperienze più importanti, insieme alla precedente possibilità di lavorare con Lina Wertmüller. Un personaggio, quello di Umberto, diverso sulla carta, un reale sciupafemmine, cosa da me diversificata. La Rai, agli inizi, ci chiamò per dire che stavo uscendo dal personaggio ma risposi di lasciarmi fare e, a quindici anni di distanza, posso dire di aver avuto ragione. Il Sasà del mio ultimo film si ispira proprio a quell’Umberto, un peter pan che vive, positivamente parlando, ancora dentro di me.
Ho avuto modo di applaudirti, anni addietro, ne “L’ispettore Drake e il delitto perfetto”. A tal proposito, Sergio, quali sensazioni ti lasciano addosso le tavole del palcoscenico?
Proprio ieri ripensavo alla possibilità di tornare in tournée, di stare in giro, con la compagnia giusta. Mi piacerebbe ed il pensiero mi è tornato proprio su questo set a contatto con Tosca D’Aquino, Peppe Cantore e Barbara Foria. Un primo amore, il teatro, e non si abbandona ma, se potessi scegliere, ti direi che mi affascina più il cinema, al momento.
Doveva andare esattamente così oppure, con il senno di poi, cambieresti qualcosa del tuo percorso artistico, del tuo vissuto..
Con la maturità ho quasi del tutto abbandonato il passato, senza alcuna necessità di guardare indietro. Diversamente, diventerei una statua di sale. Non ho rimpianto alcuno, se non uno, quello di aver detto dei no, diventati fortuna per altri, ma forse non avrei fatto ciò che sto facendo adesso. Non cambierei nulla, se non ascoltare più spesso la mia voce interiore, il mio istinto, che ha sempre avuto ragione, ahimè.
Sergio Assisi al di là de “Il mio regno per una farfalla”, cosa puoi anticiparci sul tuo futuro artistico?
A febbraio dovrebbe uscire la fiction Rai, “Gloria”, in cui interpreto il marito della Ferilli e, verso Natale, dovrei essere al cinema, al fianco di Jerry Calà, ne “Chi ha rapito Jerry Calà”. Posso, inoltre, anticiparvi che sono già in fase di preparazione per il mio terzo film a cui seguirà poi un quarto, il tutto atto a recuperare il tempo perso.