Il cast di Corpo Libero. Da sinistra Antonia Truppo, Filippo Nigro, Giada Savi, Federica Cuomo, Giada Pirozzi, Eva Iurlaro, Alessia De Falco
Il cast di Corpo Libero. Da sinistra Antonia Truppo, Filippo Nigro, Giada Savi, Federica Cuomo, Giada Pirozzi, Eva Iurlaro, Alessia De Falco

Corpo Libero: la serie sulle ginnaste di Paramount+

Correva l’anno 2011 e su MTV ed andava in onda Ginnaste vite parallele: oggi arriva Corpo Libero.

Con la serie del 2011, una buona parte delle adolescenti d’Italia scopriva, forse per la prima volta, la bellezza di volteggiare e compiere acrobazie complesse, vestite di colorati body. Per la prima volta imparavano a conoscere nomi come quelli di Carlotta Ferlito, Elisabetta Preziosa, Sara Ricciardi, giovani atlete del Centro Tecnico Federale “Guglielmetti” di Milano. La serie sarebbe andata in onda fino al 2016 e avrebbe accompagnato le atlete della Nazionale italiana fino alle Olimpiadi di quell’anno.  

Solo un anno prima, il libro Corpo libero veniva pubblicato e in comune con Ginnaste vite parallele aveva un nome: Ilaria Bernardini della serie e del libro da cui, più di dieci anni dopo, sarebbe nata l’omonima serie tv che ha debuttato in anteprima con i primi due episodi alla Festa del Cinema di Roma. La prima stagione, composta di 6 episodio, è invece disponibile su Paramount+

Che cosa racconta Corpo libero? Di una squadra di ginnaste, la Vis Invicta di Napoli che arriva a disputare un importante torneo internazionale tra le innevate cime di un hotel dell’Abruzzo. Ma una tragedia efferata sconvolge la vita e la carriera di Carla (Giada Savi), Nadia (Federica Cuomo), Anna (Giada Pirozzi), Benedetta (Eva Iurlaro) e Martina (Alessia De Falco) e le porta a fare i conti con la parte più oscura e crudele di sé stesse. 

“Un unico corpo, un unico cuore” è il motto che l’allenatrice Rachele (Antonia Truppo) fa ripetere loro costantemente. Eppure, fin dalle prime scene è possibile intuire che quell’unico corpo è, in realtà, profondamente spaccato all’interno da invidie, gelosie e una tossicità che permea anche l’ambiente in cui si allenano le ragazze. 

Come già aveva fatto Ginnaste vite parallele anche Corpo libero mostra le difficoltà a cui si sottopongono le ginnaste per raggiungere i loro obiettivi, le torture fisiche (immergersi nel ghiaccio per risvegliare i muscoli) e psicologiche (patire la fame per rientrare nel peso perfetto e compiere il salto che non ti riusciva) a cui sono sottoposte, i rituali scaramantici pre-gara e una competizione tra loro che è figlia tanto dell’odio quanto dell’amore e porta questi due sentimenti a confondersi e mescolarsi nelle loro menti di adolescenti. 

A narrare tutto questo è la voce di Martina, ultima componente della squadra a unirsi alla competizione e rimasta bloccata un anno a causa di un infortunio. “Un anno, cioè praticamente una vita per una ginnasta” dichiarerà all’ispettrice Elena Pace che conduce gli interrogatori. Perché, nel silenzio della montagna, tra i boschi innevati, è stato commesso un omicidio e il colpevole potrebbe celarsi tra le leggiadre atlete che nascondono dentro di loro un’indicibile furia. 

La serie, diretta da Cosima Spender e Valerio Bonelli, corre su due binari: da un lato il racconto a ritroso di Martina all’ispettrice, con la rievocazione degli eventi di una settimana e che hanno portato al tragico epilogo, dall’altro i flashback del passato di Rachele e delle ragazze. Un espediente classico, quello dell’interrogatorio, che si innesta su una regia pulita e mai intrusiva, priva di virtuosismi registici.

Non dovrebbe sorprendere il taglio quasi documentaristico della serie, dato che Cosima Spender è regista di documentari, vedi il discusso Sanpa: Luci e Ombre di San Patrignano di Netflix. Una scelta che si rivela appropriata: la camera, infatti, non indugia mai in maniera ossessiva sui corpi delle atlete, ma le segue rispettosamente, catturandone i volteggi sulla pista, i sorrisi (costruiti) ai giudici e, soprattutto, gli sguardi accesi, carichi di sentimenti repressi che le ginnaste si rivolgono l’una l’altra. 

Ne viene fuori il ritratto di un mondo tutto al femminile complesso, sfaccettato, ricco di oscurità e tossicità che non si possono ignorare. Quell’unica settimana altro non fa che esacerbare ansie e rivalità, mostrando i lati più crudeli di un mondo che, all’esterno, è sempre apparso come dorato e impenetrabile.  

Perché, ed è sempre Martina a dircelo, il mondo della ginnastica artistica è davvero impenetrabile, un universo a parte, in cui nessuno adulto è ammesso, al di fuori dei propri coach. In cui i genitori non hanno voce in capitolo, perché non hanno controllo sui propri figli, un mondo nel quale rifugiarsi e da cui si è brutalmente strappati al primo accenno di crescita.

Il peggior nemico di una ginnasta è il tempo, perché i corpi di queste bambine-donne prima o poi si ribellano e crescono, distruggendo l’illusione di una giovinezza che, nell’ambiente della ginnastica, è associato alla possibilità di emergere e lavorare. Non esistono ginnaste adulte, esistono solo atlete bambine o pre adolescenti e crescere è l’incubo più grande, perché significa veder sfumare tutti i sacrifici compiuti, tutte le trasferte, le gare, ogni cosa. 

E Corpo Libero tratteggia ottimamente questa ansia, questo terrore di crescere, approfondisce e dona una caratterizzazione psicologica ben delineata a ciascuna delle atlete. Carla, Nadia, Anna, Benedetta e Martina non sono solo nomi interscambiabili, ma individui ben costruiti, parti individuali di un unico corpo. 

Di ognuna di loro la sceneggiatura, curata da Chiara Barzini, Ludovica Rampoldi, Giordana Mari e la stessa Ilaria Bernardini, regala un ritratto autentico, non sono macchiette o personaggi stereotipati, ma concreti, magari con cui non sempre si potrebbe riuscire a empatizzare, ma in grado di coinvolgere il pubblico. E, sebbene a volte la recitazione delle giovani interpreti possa apparire ancora acerba, soprattutto, in alcuni dialoghi (talvolta artificiosi), l’intensità dei loro sguardi, la sicurezza dei movimenti compensano e attutiscono il divario con gli attori più navigati, come Antonia Truppo e Filippo Nigro (nel ruolo del medico sportivo Alex), che pure sostengono il giovane cast senza mai essere troppo intrusivi.  

Ben delineata risulta anche la componente thriller della serie: la ricostruzione dell’omicidio è articolata in maniera tale da dare al pubblico un’idea di chi potrebbero essere la vittima e il carnefice e si lega ancora una volta alla morbosità che lega le atlete, sospese tra odio, rancore e ossessione le une per le altre. 

Corpo libero arriva, inoltre, in un momento difficile per la Nazionale italiana di ginnastica artistica, perché il muro di cui vi parlavamo prima è stato ormai abbattuto e le violenze psicologiche e fisiche che molte atlete hanno subito nel corso degli anni non possono più essere taciute. E, forse, finalmente questa breccia nel muro farà entrare la luce e permetterà tanto alle protagoniste della serie, quanto alle atlete reali di essere davvero libere, di volteggiare con grazia non solo del corpo, ma anche della mente. Di conciliare l’oscurità che si portano dentro con la luminosa promessa delle luci delle gare. Di ricongiungersi tra loro, guarire, perdonarsi e diventare davvero un unico corpo e un unico cuore.

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