Stefano Amatucci
Stefano Amatucci

Stefano Amatucci: vicini al teatro con Vomero Off

Stefano Amatucci è da anni uno dei registi della nota soap opera di Rai 3, “Un Posto al Sole“.

Lo incontriamo per parlare del progetto “Vomero Off”, di come ha preso forma…

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Stefano Amatucci. Parlaci subito di questo nuovo progetto, “Vomero Off”?

Parliamo di una rassegna che ho voluto, desiderato, per poter dare uno spazio alternativo al quartiere Vomero. Al mio fianco, per questo progetto, Tiziana Beato ed un grazie va anche alla disponibilità di Sasà Ferrari, che possiede un gioiellino all’Arenella.

Ampia visibilità, dunque, ad una Napoli che, da qualche tempo, è un vero e proprio set a cielo aperto?

Assolutamente!

Nel cartellone figurano Isa Danieli, grande artista, Rosaria De Cicco, Luisa Amatucci, Lorenzo Sarcinelli, Gea Martire, Alessandra Borgia e tanti altri. A cosa devi tali scelte?

La scelta di Isa Danieli è dovuta al fatto che il cast in cartellone sia costituito da molti giovani, alcuni meno giovani, dunque Isa mi è sembrata il giusto ponte, prima di passare ad altre generazioni. Per quanto riguarda Luisa, invece, ho voluto coinvolgere alcuni attori di Un Posto al Sole e tra questi anche lei. Ho prediletto autori contemporanei ed Isa Danieli sarà, appunto, una sorta di lettrice in questo viaggio teatrale che rispecchia il suo percorso artistico. Leggerà di autori che ha incontrato, che hanno scritto per lei..

Stefano Amatucci, quali consensi ti auguri di poter raggiungere?

Si tratta di una rassegna, di un’avventura, non mi aspetto quindi le file fuori al teatro ma comunque si tratta di un piccolo mattoncino in più. Tutto ciò che accadrà andrà bene, anche se fossero soltanto tre spettatori in più. Significherà che tre spettatori in più si saranno avvicinati a degli autori straordinari, validi.

Posso chiederti un breve excursus legato ai tuoi inizi, ai tuoi primi passi mossi nell’ambito della regia?

Ho cominciato giovanissimo, come assistente in teatro, ed ho avuto la fortuna di conoscere autori e registi davvero importanti. La mia passione per il cinema mi ha portato poi ad essere assistente volontario, parola oggi sottovalutata, permettendomi di confrontarmi con me stesso, con la reale volontà di fare questo lavoro. È stato fondamentale l’incontro con Lina Wertmuller, con cui siamo stati vicini a livello professionale ed umano, un grande arricchimento, durato più di dieci anni. Mi ha fatto capire quanto sia importante questo mestiere, il suo essere artigianale. Appartengo, forse, all’ultima generazione che ha potuto apprendere dai grandi.

Una mancanza, tornando ai grandi, che oggi è ancora più presente, forte, perché molte cose sono cambiate, così come il diverso modo di produrre..

Ne penso tutto il male possibile! Non ci sono più riferimenti. Prima c’erano le compagnie che duravano dei mesi, l’attore giovane diceva “il pranzo è servito”, si apprendeva dai grandi, dietro le quinte. Oggi è cambiato tutto, come la formazione, difatti vi è una vera e propria overdose di scuole e tutti fanno workshop, senza avere una formazione giusta.

Nel tuo vissuto artistico vi è Caina, un progetto in cui hai creduto molto..

Ho creduto molto in Caina ed ho combattuto per farlo. Il problema dell’immigrazione non era così sentito come oggi ed è nato nel periodo in cui, per due anni, ho girato una fiction in Sicilia. Ho avuto voglia di raccontarlo ed il caso ha voluto che Davide Morganti avesse scritto questo libro, “Caina”. Ho così deciso di farne uno spin off catapultando la protagonista del romanzo in un’altra storia, lasciando la cultura razzista che il personaggio ha, senza stravolgerla.

Cosa non è stato ancora raccontato, Stefano Amatucci?

Questa è una domanda da un milione di dollari! C’è sempre da raccontare, basta guardarsi intorno. Il problema, forse, è che raccontiamo poco i temi che appartengono a tutti. Lina diceva che ci si soffermava troppo sulle ‘due camere e cucina’, di cui importava poco a tutti, se non nei confini italiani.. la morte, forse, del cinema. Cosa non è stato raccontato? Non è stata raccontata la realtà di oggi, visto che ci si ferma troppo su dei cliché.

È da anni parte del tuo vissuto la soap di Rai 3 “Un Posto al Sole”. Cosa puoi dirci a riguardo?

Un incontro inaspettatamente determinante quello con “Un Posto al Sole”. Gli anni sono passati, siamo andati avanti, e non me ne sono neanche accorto. Quella si che è una grande scuola che dovrebbero affrontare molti attori e registi giovani. Lì non si ha modo di perdere tempo, bisogna fare al meglio di ciò che consente l’assetto produttivo. Ho concretizzato ciò, a maggior ragione, quando ho girato il film Caina. Avendo pochi fondi, se non avessi avuto l’esperienza di “Un Posto al Sole”, probabilmente non sarei riuscito.

Che invito lasceresti affinché questa nuova stagione teatrale, “Vomero Off”, venga seguita, Stefano Amatucci?

L’invito consiste nel passare dei week end di primavera in un luogo meraviglioso come il teatro dove poter ascoltare storie belle che raccontano il contemporaneo con attori bravissimi. Ci sono autori come Fabio Pisano, che trovo sia molto bravo, e come lui tanti. Chi vuole staccare dalla propria routine, può farlo con il teatro, uno dei luoghi più belli da vivere, con una grande varietà di scelta. La mattina, inoltre, si terranno anche degli spettacoli per i bambini, qualcosa di importante per far sì che anche i più piccoli possano avvicinarsi al teatro.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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