È da tempo parte integrante de “Il Paradiso delle Signore“, Pietro Genuardi, con il suo buon Armando Ferraris, un ruolo che gli regala grandi soddisfazioni, e che lo vede nuovamente protagonista nel quotidiano di molti di noi.
Un’intervista caratterizzata da un passato che gli ha regalato tanto e da un futuro sempre più roseo, felice.
Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Pietro Genuardi. Come stai?
Bene, benissimo!
Pietro, da qualche anno sei presente ne “Il Paradiso delle Signore”, nota fiction Rai, nel ruolo di Armando Ferraris. Cosa sta regalandoti questa esperienza e quanto c’è di te in questo personaggio?
Il mio Armando, sin dal suo ingresso ne “Il Paradiso delle Signore”, aveva già una sua linea ben precisa, delineata, da seguire. Parliamo di un ex partigiano, una persona dedita agli altri, caratteristiche capaci di creare elementi facili da seguire, input positivi, ecco. Al provino, inoltre, ho riflettuto tanto sul fatto che la serie è ambientata a Milano, e le mie origini sono proprio quelle, ho voluto, quindi, portare qualcosa di mio, come i ricordi degli operai frequentati da ragazzino. Ho, sempre di mio, inserito anche un po’ di milanese stretto, capace di rendere ancora più veridicità al personaggio.
Ti andrebbe di raccontarci dei legami che si sono creati con i tuoi colleghi di set?
Ho avuto spesso modo di lavorare con Daniele Carnacina, il nostro produttore creativo, persona capace di andare oltre l’apparenza ed oltre il discorso prettamente recitativo. Carnacina guarda alla persona, in prima battuta, e a quanto possa essere capace di creare armonia all’interno di un gruppo, per raggiungere, così, un fine comune. Per il resto, ho la fortuna di collaborare con ragazzi giovani, preparati, educati e corretti. Molto spesso vengono da me, ‘confessore laico’, chiedono consigli, e spero sempre di esserne realmente in grado.
Nei limiti del possibile, cosa puoi anticiparci sulle trame future?
Di chicche posso dirne poche, anche per via del fatto che non siamo a conoscenza di cosa accadrà. È tutto in divenire e siamo sempre all’oscuro di tutto, se non delle linee guida del momento. Posso anticiparvi, al momento, che l’essere diventato imprenditore, da parte di Marcello, ha fatto sì che potesse dare ospitalità al mio personaggio e a quello di Salvatore, in una abitazione molto bella. Un terzetto di tre scapoli senza culla che permetterà di dar vita a storie molto divertenti, esilaranti, caratterizzate anche da profonde riflessioni.
Nel tuo vissuto vi è, tra l’altro, una lunga partecipazione legata alla soap Cento Vetrine, attualmente presente su Mediaset Infinity. Che ricordo hai di quella esperienza, dei colleghi di set, del tuo Ivan Bettini?
In questo momento, purtroppo, conservo un ricordo poco piacevole di Cento Vetrine. Pochi giorni fa abbiamo avuto notizia della scomparsa di uno dei nostri registi, Fabrizio Portalupi e non posso che pensare a lui, con cui ho lavorato per ben quattordici anni. Ritornando a Roma, dopo quella bellissima esperienza, ci eravamo un po’ persi ma l’affetto era rimasto immutato. Cento Vetrine, ad ogni modo, è stato il viatico giusto per prendere coscienza del fatto che questo lavoro si può fare, anche avendo tempi stretti a disposizione. La qualità resta alta, la palestra è stata davvero importante, così come i compagni di set avuti nel corso di tale esperienza.
Prima di Centovetrine vi è stata anche una partecipazione ne “Un Posto al Sole”, nota soap di Rai3, “Un Medico in Famiglia” e non solo. Tanti protagonisti, tanti volti, ma quale ruolo manca ancora al tuo percorso artistico?
Si, sono stato ad Un Posto al Sole proprio durante il primo anno di soap, al fianco di Giorgia Bongianni, ed ero responsabile di un centro sociale. Il personaggio della Bongianni, Eleonora Palladini, viveva un disagio ed io ero lì a darle supporto. Ad Un Medico in Famiglia, invece, ero presente, come meteora, nel ruolo del direttore del giornale con cui collaborava il personaggio interpretato da Claudia Pandolfi. Davvero tanti ruoli, tante esperienze. Oggi, per età, sarei vicino all’idea di poter interpretare Shylock ne “Il mercante di Venezia”, un ruolo a cui aspiro da tempo. Ivan Bettini, ancora adesso, mi porta ad essere riconosciuto, quando sono in strada, come ‘quello di Cento Vetrine’ ed oggi vengo riconosciuto anche come ‘quello de Il Paradiso’. Certo, alla lunga serialità riconosco l’avermi permesso di lavorare parecchio, così come la possibilità di avere una certa stabilità economica. Ricordo con affetto anche Sasha, il personaggio interpretato in un lavoro di Giulio Base oppure Giulio Ricordi de “La famiglia Ricordi”.
Pietro Genuardi, quanta emozione ti regala la possibilità di poter calcare le tavole del palcoscenico?
Tanta emozione ma sono sempre stato legato al cinema, nonostante abbia fatto tanto teatro. Ho lavorato con tanti grandissimi ma il cinema resta una mia grande passione, frequentata troppo poco, purtroppo.
Chi è Pietro Genuardi al di là del suo essere attore, nella vita di tutti i giorni?
Nella vita di tutti i giorni voglio andare in pensione, voglio vincere al SuperEnalotto, non fare nulla dalla mattina alla sera (ride). Le passioni sono tante, ti dirò, ma quando sei legato ad una serie così continuativa hai davvero poco tempo e poi le passioni costano. Ad esempio, amo la fotografia e vorrei poter fare di più in tale ambito, realizzando uno spazio apposito, così come amo la guida.. Tante passioni ma il tempo è poco, così come l’età che avanza. Ho, quando possibile, modo di realizzare dei piccoli viaggi, nei rari momenti di libertà, insieme a mia moglie, assistente di volo. Con lei, ad esempio, ho anche la passione nel ristrutturare case per poi rivenderle.