Flavio Parenti. Foto di P. Bruni
Flavio Parenti. Foto di P. Bruni

Flavio Parenti: una famiglia forte e unita “Il Paradiso delle Signore”

La fascia pomeridiana di Rai 1 vede Flavio Parenti tra i protagonisti de “Il Paradiso delle Signore” nei panni di Tancredi, un uomo non poco ambiguo.

Flavio ben presto sarà presente anche nella serie, ancora una volta targata Rai, “La lunga notte”. Abbiamo avuto modo di incontrarlo, di conoscere qualcosa in più sul suo percorso artistico, dell’amore che nutre per sua figlia.

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Flavio Parenti. Da qualche tempo vesti i panni di Tancredi ne “Il Paradiso delle Signore”, un ruolo che negli ultimi tempi sta destando non poco ‘scandalo’. Cosa puoi dirci su questa esperienza televisiva?

Si, il mio personaggio è abbastanza ambiguo, e nutre un sentimento nei confronti della moglie ‘tossico’. Qualcosa di distante dal mio reale modo di essere ma vicino a ciò che compone il mio ruolo. Sono molto contento di fare parte del Paradiso. È un prodotto fatto molto bene, con una grande attenzione al dettaglio, sia nei vestiti che nella scenografia, così come nella storia, con le sue dinamiche legate ad un tempo distante. Nel caso di Matilde e Tancredi si parla di divorzio, con il rischio che la donna andasse in galera, un mondo ‘diverso’ ed anche un rispetto della persona diverso. Abbiamo la fortuna di regalare emozioni basate sulla parola ma anche su dei valori che un po’ il mondo di oggi ha tralasciato.

Quali sensazioni sono, invece, legate ai tuoi compagni di avventura, dalla Baschetti, tua moglie nella serie, a Farnesi e tanti altri..

Per fortuna il Paradiso tende ad accogliere persone di grande volontà e discreto talento. Lavorare con i miei colleghi è sempre un piacere, così come l’energia che ne deriva dal set, costruttiva, che ci permette di avere voglia di fare e bene. Queste caratteristiche, messe insieme, fanno sì che si percepisca meno la stanchezza.

È proprio il caso di dire che il set diventa famiglia in alcuni casi..

Il set diventa famiglia, inevitabilmente, come ogni ambiente di lavoro che si vive tutti i giorni. La cosa bella di questo set, poi, è che siamo davvero in tanti. Ogni giorno c’è una miscela differente, i tecnici cambiano, i registi, la varietà per questi lunghi progetti è fondamentale.

Flavio Parenti e Chiara Baschetti. Foto di P. Bruni
Flavio Parenti e Chiara Baschetti. Foto di P. Bruni

Tempo addietro abbiamo avuto modo di apprezzarti ne “Un Medico in Famiglia” nei panni di Lorenzo, nipote di nonno Libero. Cosa porti con te da quella esperienza?

Ho amato tantissimo il personaggio di Lorenzo e l’amore che mi è stato donato dai fan della serie. Sono rimasto deluso dalla decima stagione perché credo che la storia tra Sara e Lorenzo era stata talmente costruita bene, e apprezzata, da dover avere un seguito maggiore. Invece, in quella serie, vi furono tanti ritorni, noi non eravamo più il fulcro della storia, e credo che ciò abbia indebolito il lavoro fatto, che a mio avviso era qualcosa di speciale. Ho un po’ di rammarico per quella situazione.

A breve potremo vederti ne “La lunga notte”, su Rai 1. Cosa puoi anticiparci a riguardo?

Si, il 29, 30 e 31 gennaio racconteremo una storia simile ad un “The Crown” all’italiana, “La lunga notte”. Vivremo il momento in cui tutto cambia, il gran consiglio, la disfatta del fascismo, vivendo anche la dimensione reale, la storia di Mussolini e della sua amante, fino alla repubblica. Siamo ad una prima stagione e spero possano essercene delle altre.

Flavio Parenti, quanto sei cambiato da quelli che sono stati i tuoi inizi e cosa sei riuscito a concretizzare da allora?

Non sono cambiato molto! Sono sicuramente maturato, sono più tranquillo, ed applico come sempre i miei metodi, così come accadeva da giovane. Ho la testa un po’ più sulle spalle e sono più diretto, specie da quando è nata mia figlia. Non sono ancora nella fase di bilancio della mia vita. Ora posso dirti dove sono, dove sto andando, ma forse potremo sentirci sulla mia tomba e in quel caso potrò dirti cosa ne avrò fatto davvero di questa mia vita. Credo sia importante fare, seguire le proprie passioni e desideri, e seminare, seminare, seminare.. Sono sicuro che la vita sia in grado di seguire i puntini da sola. Ho, parallelamente, anche una carriera da imprenditore di videogiochi, partita dieci anni fa, ed oggi è una realtà con trenta dipendenti, riconosciuta in tutto il mondo. Qualcosa di cui sono fiero. Da un anno ho anche cominciato la mia avventura imprenditoriale, pubblicando un primo romanzo, e a breve seguirà una saga, in cinque volumi, una dimensione tra l’editoria tradizionale ed il self publishing. Ho anche una figlia di sei anni e mezzo che sta crescendo, tenta di capire il mondo, ed io sono sempre lì pronto a rispondere alle sue domande. Ogni suo perché è un’opportunità per me per imparare qualcosa e quando non lo so glielo dico e andiamo a cercare insieme la risposta perché voglio insegnarle a trovare le risposte, non ad imparare le cose a memoria. Qualche giorno fa ho anche festeggiato quindici anni al fianco della mia compagna, un vero traguardo, come vedi sono ancora un fiume in piena, un vulcano in continuo movimento.

Tornando alla paternità, in un mondo sempre più orientato verso l’errore, quali valori cerchi di trasmettere a tua figlia?

Il piacere di dire no, un senso critico nei confronti di tutto ciò che la circonda, mettere in discussione ogni cosa che le viene detto. Credo sia importante sviluppare una propria identità, ricordarsi che siamo fatti di carne prima di tutto e che dobbiamo toccarci, parlarci, baciarmi e non per forza mandarci i video, i vocali. Alla fine è utile anche quello ma va appreso in un’altra età, non di certo a sei anni e mezzo. Sono convinto che se continuiamo su questa strada di estremizzazione del digitale ci sarà un ritorno alla necessità dell’errore, dell’umano, di ciò che non è perfetto ma in cui ci riconosciamo. Quello che conta non è la perfezione ma riconoscersi in qualcosa.

Come regista hai realizzato dei tuoi lavori, possiamo aspettarci altro prossimamente?

Mi appassiona raccontare storie ma essere regista richiede un continuo ‘compromesso’ con l’assetto produttivo. Sono uno che immagina la storia, più che realizzarla, e questo per me diventa pesante perché il limite della realizzazione sfocia nel dovermi comprimere l’immaginazione. Di conseguenza, mi autocensuro e questo non mi piace, mi ritrovo quindi nel libro, un prodotto finito, che non rappresenta una mappa per altro.

Flavio Parenti, in ultima battuta, cosa puoi anticiparci sul tuo futuro artistico?

Sto, appunto, scrivendo questa saga di cui il primo volume uscirà a maggio. Un volume che parla di amore, di tempo, narrato dal destino, il destino che lega Luca e Anna. Ci sarà anche l’uscita del film su Margherita Hack, in qui interpreto suo marito e, guarda caso, è uno scrittore..

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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