Pina Turco per La Gazzetta dello Spettacolo
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Pina Turco: la solitudine, la mia ispirazione

Una giornata con Pina Turco, è sicuramente qualcosa di piacevole se ti piace avere a che fare con una donna decisa e soprattutto sicura di “ciò che vuole fare” e di “come lo vuole fare“.

Pina Turco per La Gazzetta dello Spettacolo
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Nota al grande pubblico sia per la sua partecipazione a “Un posto al sole”, è con “Gomorra” che avviene la consacrazione internazionale prima di diventare protagonista al cinema con “La Parrucchiera” ed “Il vizio della Speranza”.

E proprio in questo anno, che l’ha vista candidata al David di Donatello come miglior attrice protagonista per il film di Edoardo De Angelis, l’abbiamo incontrata per voi.

Pina Turco per La Gazzetta dello Spettacolo
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Chi è Pina Turco lontana dalla macchina da presa?

E’ prima di tutto una mamma ed una moglie, che a casa ha due uomini… e sicuramente quello più impegnativo, non è il più piccolo. La maternità mi ha ridimensionato tanto anche sulla percezione che ho di me stessa, perchè ti riporta sempre alla vita reale e questa è una cosa positiva. Mi ha aiutato molto anche a mettere a fuoco la giusta prospettiva del mio lavoro.

Pina Turco per La Gazzetta dello Spettacolo
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Riesci a dividere lavoro e famiglia seppur tuo marito (ndr il regista Edoardo De Angelis) vive di cinema?

E’ difficile perchè a casa mia si mangia “pane e cinema”, però c’è da dire che per permettere a lui di vivere questo aspetto in maniera totalizzante, dall’altra parte ci devo essere io che scindo le due cose, altrimenti diventerebbe difficile vivere… sembrerebbe essere in un mondo parallelo. Noi abbiamo la responsabilità di crescere un bambino che non sa niente di questo mondo, del chi siamo e cosa facciamo e deve vivere una vita normale: non deve stare in un film.

Pina Turco per La Gazzetta dello Spettacolo
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Una mamma che quindi non ha deciso o già sognato che il figlio lavorerà nel mondo del cinema…

Si, proprio così! Io mi auguro che mio figlio faccia ciò che sa fare, perchè così sarà felice. E’ un insegnamento ricevuto dal mio Professore di filosofia, che diceva: “E’ inutile che sogni di fare il violinista se non possiedi la musica! Per essere felice devi fare qualcosa che sai fare”.
E a tal proposito io asseconderò il suo talento. Se il suo talento è fare l’elettricista o l’idraulico, io ne sarò felicissima.

Pina Turco per La Gazzetta dello Spettacolo
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Parliamo di te: televisione, cinema, tante soddisfazioni… Cominciamo dalla televisione, che ti ha lanciata fondamentalmente. L’esperienza che ricordi con maggiore affetto?

Ho cominciato con Un Posto al Sole, e penso che sia stata l’esperienza formativa più importante della mia vita. Se oggi riesco a fare questo lavoro in un certo modo, è proprio per la formazione ricevuta su quel set, che vive di un sistema gerarchico ben strutturato. Io sono arrivata come “ultima ruota del carro”, e come tutte le persone che arrivano in ritardo in una famiglia, ho rispettato una grandissima disciplina.
Essere trattata così all’inizio può ferirti, ma in realtà poi ti insegna tantissime cose, come l’umiltà di entrare in punta di piedi in una famiglia e di non rompere gli equilibri. Cominciare pian piano a guadagnarsi il rispetto… è una palestra che porto con me per tutta la carriera.

Pina Turco per La Gazzetta dello Spettacolo
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Dalla striscia quotidiana di Un posto al Sole ad una prodotto seriale internazionale molto forte: parliamo di Gomorra – La Serie.

Ho un ricordo molto tenero di Gomorra, perchè era un provino importante in un periodo in cui a Napoli si parlava solo di quella serie. Tutti gli attori volevano fare Gomorra perchè non si cercavano attori già noti, ma semplicemente attori emergenti e bravi.

Tutti hanno fatto tantissimi provini, mentre io ne ho fatti solo due: quanti mi ero imposta di farne. Questo perchè per una mia particolare scelta caratteriale, non mi piace tornare troppe volte sul provino, questo perchè penso che se vuoi me, ne sei convinto da subito; se hai dei dubbi, forse non sono la persona che cerchi. Non mi piace stare dietro a nessuno, per me è importante che una persona non rifletta troppo: se sono io bene, altrimenti non interessa nemmeno a me.

Pina Turco per La Gazzetta dello Spettacolo
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Il primo provino fatto con la casting director è andato bene, il secondo era “affollatissimo”: c’era Stefano Sollima, Gina Gardini, Marta Muccino, Marco d’Amore ed io ho vissuto un momento catastrofico, in quanto improvvisammo una scena da bacio con Marco ed io ricordo che diventai di ghiaccio e lo volevo ammazzare (ndr ride). Ero sicura che questa cosa mi avesse fatto perdere il provino, e li Stefano si accorse che in questo imbarazzo, c’era qualcosa di bello che poi abbiamo coltivato e la risposta fu: “Secondo me lei può essere tua moglie nella serie”… e da li il ruolo di Debora, moglie di Ciro “L’immortale”, che secondo me porta con se “la scena del parco”, che resta tra quelle più belle di tutte le stagioni andate in onda.

Grande riconoscibilità di questo prodotto italiano in tutto il mondo. Tu come l’hai vissuta?

Al di la del giudizio che ognuno ha su Gomorra, la serie ha fatto qualcosa per le serie che non succedeva da tanto in Italia. In quel periodo partì in vacanza per Marsiglia e i francesi mi riconoscevano… mai pensato che fossi popolare a Marsiglia (ndr ride). Penso che comunque è un prodotto che ha spianato la strada anche alla città di Napoli come location per le produzioni audiovisive. Oggi anche le grandi reti come Netflix, Amazon, vogliono solo Napoli. Non a caso ci sono 150 produzioni aperte all’anno, ed è un “miracolo” che arriva proprio da questo inizio.

Pina Turco e il suo rapporto cinema, prima che diventasse un’attrice?

Mi permetti? Io non mi sono mai “ca**ta” il cinema (ndr ride), soprattutto quello italiano perchè ho sempre pensato che fosse una cosa troppo elitaria, snob e per pochi. Mi annoiavo a vedere film d’autore e spesso mi cacciavano dai cinema perche facevo chiasso con gli amici. Frequentavo poi persone molto impegnate e frequentavo i cinema di Napoli che davano filmoni difficili da digerire per una ragazza non appassionata. Ma poi ho scoperto che il problema non ero io, perchè oltre a sbagliare film, sbagliavo anche la compagnia con il quale andarli a vedere… ero molto irriverente!
Diciamo che forse lo sono ancora perchè non nego che reputo alcuni autori “pesantucci” e che spesso allontanano gli spettatori dal cinema.

Questi autori spesso vengono premiati… Secondo te perchè?

Secondo me ha un senso come identità del cinema italiano. Alcuni premi servono proprio per conservare una identità e per questo alcuni autori definiti Maestri, magari non sono immediatamente fruibili, ed è giusto che la critica li premi. Oltre questo, penso che i veri miracoli accadono quando l’identità del cinema sposa l’acclamazione del pubblico e questo succede non con le cose difficili, bensì con quelle semplici e immediate: qui c’è la genialità.

Protagonista assoluta con La Parrucchiera: un prodotto contro gli standard… che ti ha lasciato?

La Parrucchiera fu un film strano. Ero appena arrivata a Napoli ed incontrai Luciano Stella, Stefano Incerti, fu una cosa molto caotica… ricordo una enorme e piacevole confusione, anche di telefonate (chi mi diceva una cosa, chi un’altra)… io praticamente: la felicità confusa, ci voglio stare con queste persone.
Quando poi lessi il copione, mi accorsi che lei era una donna con molti tratti contrastanti e la sfida era da accettare. Oggi se lo guardo, mi fa molto sorridere, ma devo ammettere che La Parrucchiera è stato un fenomeno, perchè tantissime persone lo hanno visto e ancora oggi mi chiedono del film.

Lato intenso di Pina Turco: Il vizio della speranza.

In questo film credo ci sia una lettera a cuore aperto che mi ha fatto mio marito Eduardo De Angelis, che mi parla di questo film come una grande dichiarazione d’amore ed io ci credo. E’ stato un personaggio nato con l’idea che fossi io a farlo e senza allungarmi troppo in dichiarazioni già rilasciate su questo film, ti dico cosa resta: una signora al supermercato, che mi ferma e mi fa i complimenti sul “come io sapessi soffrire”… e questa cosa mi fa sentire fiera di aver fatto un film, che secondo me, non invecchia mai. Il vizio della Speranza ha dato il via ad un nuovo momento per me e per la mia carriera.

Tre aggettivi che descrivono Pina Turco.

Semplice, sono: capatosta, anarchica e solitaria. Enfatizzo il solitaria perchè decido di esserlo: quando sento troppa confusione intorno a me, ho gran bisogno di solitudine. Mi succede spesso perchè ho una solitudine “curativa”, in quanto dentro riesco a trovare il mio equilibrio e l’armonia, è necessaria.
Senza la solitudine non riesco ad affrontare la giornata, i progetti e la vita.

Prossimamente ci vediamo al cinema o in televisione?

Ci vediamo… al cinema!

Foto: Roberto Jandoli

Su Francesco Russo

Francesco Russo, giornalista e direttore del quotidiano "La Gazzetta dello Spettacolo", comunicatore digitale ed ufficio stampa di eventi e VIP.