Niccolò Centioni
Niccolò Centioni

Niccolò Centioni: vi mostrerò altro di me

Ne è passato di tempo da “I Cesaroni“, quando il suo Rudi ne combinava di tutti i colori. Niccolò Centioni, oggi, è un ragazzo ancora più maturo e sempre più sicuro del percorso che vuole intraprendere a livello attoriale.

Parleremo dei suoi trascorsi artistici e del prossimo lavoro in cui comparirà per la regia di Claudio Amendola, “Il Patriarca”.

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Niccolò Centioni. Come stai?

Sto bene, grazie! Sono contento di essere con voi de La Gazzetta dello Spettacolo.

Il tuo passato è costellato da lavori importanti al fianco di artisti altrettanto degni di nota. Ricordiamo tutti il tuo ruolo ne “I Cesaroni”, nei panni di Rudi, così come le partecipazioni a fiction, quali: “Una donna per amico”, “Distretto di Polizia”, “Rocco” e non solo. Che ricordo hai di quelle esperienze e del tuo Rudi, che più di tutti ti ha regalato la popolarità?

La mia carriera ha avuto inizio nel 1999 con “Chi ha incastrato Peter Pan?”. Ne ho dei ricordi belli ed anche brutti, al contempo. Ero lì, dietro le quinte, del tutto impreparato, a soli sei anni. Ebbi, a suo modo, il mio primo attacco di panico legato proprio a ciò. Ricordo, però, che Paolo Bonolis venne a prendermi dietro le quinte per rassicurarmi. Una forte emozione, qualcosa di bello. Bonolis mi portò dai miei genitori, nel pubblico. Un esordio, quindi, non del tutto convincente ma comunque emozionante. Ho poi avuto diversissimi ruoli, con attori importanti. Ricordo con simpatia la pubblicità delle panatine Rovagnati, mandata in onda nel 2001. Allora divenni un bambino noto, riconosciuto proprio per tale spot. Nel 2006 poi entrai a far parte della mitica famiglia de “I Cesaroni” che mi cambiò del tutto la vita rendendomi ancora più conosciuto. Ancora oggi, ti dirò, non riesco a staccarmi da quel ruolo. Spero, con la fiction di Amendola, di poter dimostrare di poter essere anche altro.

Come è approdato Niccolò Centioni in “I Cesaroni” e cosa porta con se da quella esperienza?

Sono approdato nel cast de “I Cesaroni” dopo una serie di infiniti provini. Francesco Vicario, alla fine, scelse me perché avevo la faccia giusta per quel personaggio. Ricordo che mi era impossibile anche uscire di casa, post inizio della serie. Situazione molto piacevole ma anche stressante perché mi impediva di avere una vita sociale, intimità e privacy. La mia vita, dunque, cambiò e mi impedì di potermi creare degli amici nuovi perché non era facile capire chi era attratto dalla mia reale persona e chi dal semplice personaggio. Ci sono persone che, ancora oggi, pensano che io mi chiami Rudi e questo talvolta mi pesa, sinceramente parlando. Vorrei poter essere riconosciuto per ciò che sono, per la mia persona ed essenza. Motivo per cui spero, un domani, di poter accedere alla casa del Grande Fratello per far comprendere agli spettatori chi sono, al di là del personaggio.

Niccolò Centioni
Niccolò Centioni

C’è qualcosa che, con il senno di poi, non ripeteresti?

Non mi pento di nulla di ciò che ho realizzato, negli anni. Anzi, mi auguro di poter fare sempre meglio, sempre di più.

Che ricordo hai del tuo periodo teatrale legato proprio al musical che prese spunto da “I Cesaroni”?

Ho un ricordo bellissimo legato a quella situazione perché, tra l’altro, mi innamorai di una ballerina presente nel cast. Cercavo, in quelle pause, di fare in modo che lei potesse innamorarsi di me e, ti dirò, ci sono riuscito. Avevo soltanto diciassette anni ma vivevo con grande energia tutto ciò che mi capitava. Il musical mi permise di unire tutti i miei talenti, recitazione, canto e ballo restando in tema Cesaroni, che tanto amo e a cui devo molto.

Hai avuto modo di prendere parte a Pechino Express nel 2013. Che ricordo porti con te da quella esperienza e a quale reality ti piacerebbe poter prendere parte, oggi?

Vi presi parte, appunto, nel 2013 insieme a Micol Olivieri, compagna di set ne “I Cesaroni”. Un lavoro impegnativo, davvero difficile, che ripeterei volentieri. Purtroppo, ad oggi, con Micol non vi è più alcun rapporto perché commisi l’errore di parlare non benissimo di lei in un’intervista. Affrontammo un viaggio bellissimo che toccò anche il Vietnam. Avevo perennemente fame, essendo abituato a mangiare ogni due ore, dunque per me affrontare tale esperienza era davvero difficile (ride).

Hai dalla tua anche una bella voce di cui poterti vantare. Hai mai pensato di poter incidere altro oltre la canzone “Due anelli” presente proprio ne “I Cesaroni”?

Ti ringrazio per questo commento sulla mia voce! Più che utilizzarla nel canto sto cercando di poter sfruttare il tutto nel doppiaggio, altra mia grande passione. A venirmi incontro, in questa esperienza, Rossella Acerbo, grandissima doppiatrice e direttrice del doppiaggio, con cui ho avuto esperienze in passato e con la mamma di Claudio Amendola, Rita Savagnone.

Attualmente sei alle prese con la lavorazione de “Il Patriarca”, diretto proprio da quel Claudio Amendola che fungeva da padre del tuo Rudi ne “I Cesaroni”. Cosa puoi dirci su questa nuova esperienza e su Amendola stesso?

Esperienza stupenda, più di tutte le altre! Mi ha portato a rinascere, artisticamente e psicologicamente, visto il periodo di stop legato a questo incastro lavorativo legato a “I Cesaroni”, a Rudi. Mi ha dato modo, questo ruolo, di rendermi conto di cosa posso dare, di cosa sono capace, e non smetterò mai di ringraziare Claudio Amendola per questo. Non vedo l’ora che sia gennaio per poter rivivere questo lavoro e per potervi presentare un personaggio completamente diverso da ciò che ho portato sullo schermo precedentemente.

Chi è oggi Niccolò Centioni e cosa si augura di poter realizzare in futuro?

Niccolò è un ragazzo che ha tanto da dare, da dimostrare, in cerca di occasioni sempre più adeguate. Niccolò è un ragazzo che si augura di poter mostrare tanto e di più anche al cinema, discostandosi da un personaggio che gli ha dato tanto ma che, al contempo, gli ha incastrato la vita. Spero davvero di potervi mostrare altro di me, al di là della mia carriera attoriale, diventando anche un grande doppiatore e, se vogliamo, influencer.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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