Giulia Bevilacqua
Giulia Bevilacqua

Giulia Bevilacqua: il meglio per la mia famiglia

Giulia Bevilacqua è nuovamente nostra ospite per parlaci dell’avventura televisiva che la vede tra i suoi protagonisti, “Il Patriarca”.

Un ruolo di certo distante da lei, quello recentemente interpretato, ma comunque voluto, desiderato, per la regia del collega Claudio Amendola, con cui ha avuto modo di lavorare tempo addietro. Un tuffo nel passato, quello compiuto insieme alla Bevilacqua, legato agli esordi, a Distretto di Polizia, con uno sguardo verso il futuro e la famiglia che tanto ama.

Ben ritrovata su La Gazzetta dello Spettacolo, Giulia Bevilacqua. “Il Patriarca” ti vedrà presto protagonista, dal 14 aprile. Che esperienza ha rappresentato per te e cosa puoi anticiparci sul tuo personaggio, Elisa?

Si tratta di una serie appassionante che tocca dei temi molto attuali e, se vogliamo, anche nuovi, narrativamente parlando. Si parla di sete di potere e dei sacrifici fatti per mantenerlo, tale potere, anche a caro prezzo. Impersono un’avvocatessa spietata, distante dal mio modo di essere. Una calcolatrice che, per raggiungere i suoi scopi, farebbe qualsiasi cosa, anche rischiare di perdere un sentimento che la lega ad uno dei protagonisti, convinta che la felicità per lei sia il raggiungimento del potere, dei soldi. Per me è stato interessante cercare di non giudicare questo personaggio e di capirla, di volerle bene, nonostante abbia ben poco di positivo da mostrare.

A capitanare il tutto, come regista prima di essere attore, Claudio Amendola. Come sono stati i rapporti sul set, il dover seguire i suoi consigli, le sue indicazioni?

Conosco Claudio da molti anni. Anni fa abbiamo anche interpretato una serie insieme, ma è la prima volta che mi ritrovo ad essere diretta da lui. Devo dire che ha le idee molto chiare, sa cosa vuole, cosa serve e cosa non serve, specie in una serie che detiene una grande mole di lavoro. È determinato, dunque, molto concreto, veloce ed è anche capace di regalarci momenti di leggerezza, tranquillità, chiave fondamentale nel nostro lavoro.

Un genere, quello presentato ne “Il Patriarca”, a cui sei già abituata, vuoi anche per via delle tue “origini” legate a “Distretto di Polizia”. Che ricordo hai di quella esperienza e quanto c’è ancora di Giulia in quegli inizi, in cui primi passi mossi in una fiction che divenne poi un successo?

Ho ancora oggi un ricordo bellissimo del set di Distretto di Polizia. Ha rappresentato, per me, una grande palestra, un luogo in cui ho imparato tanto e che mi ha lasciato anche dei legami importanti, come quello con Claudia Pandolfi, che ancora oggi è la mia migliore amica. Un set realizzato interamente su pellicola, cosa che oggi non accade più, con ritmi ferrati ed un cast di attori straordinari che, forse più di tutti gli altri con cui ho lavorato, mi hanno insegnato tantissimo. Ero agli inizi e, da spugna, ero in ascolto di tutto ciò che mi capitava, che si verificava intorno. Dovevo recitare e, al contempo, essere credibile e vera, senza impallarmi, tenendo il segno e rispettando i tempi giusti. Tanta umanità e professionalità, su quel set, che ancora oggi porto avanti come un ricordo bellissimo.

Giulia Bevilacqua e Raniero Monaco di Lapio in Il Patriarca
Giulia Bevilacqua e Raniero Monaco di Lapio in Il Patriarca

Roma e la Puglia fungono da scenario a questo nuovo progetto targato Mediaset, Il Patriarca. Roma ti ha regalato i natali, a suo tempo, e la Puglia è un po’ la tua seconda casa, dal momento in cui vi hai “girato” spesso proprio per lavoro. Cosa puoi dirci a riguardo Giulia Bevilacqua?

La Puglia è davvero come se fosse una seconda regione d’adozione, per me. Sono stata quasi sei mesi a Lecce e l’anno precedente a Nardò, ultimamente anche a Bari per una nuova fiction, “Il Maresciallo Fenoglio”. La amo così tanto, ormai, da proporre a mio marito di prendere in considerazione l’idea di spostarci lì e per la qualità della vita e per la bellezza, per l’arte meravigliosa che la caratterizza, insieme alle sue pietre bianche. I pugliesi, inoltre, sono un popolo accogliente, generoso, disponibile. Meritano tanto.

Abbiamo avuto modo di vederti al cinema, recentemente, ne “Il principe di Roma”, al fianco di Marco Giallini. Che esperienza è stata e quanta gioia c’è nel rivivere il pubblico in sala, la loro ammirazione?

Condividere è fondamentale! L’esperienza al cinema è qualcosa di cui le persone non si dovrebbero mai privare, qualcosa di molto più importante rispetto alla televisione. Lavorare con Marco è stato molto piacevole e il romanesco studiato da Edoardo Falcone, per l’epoca vissuta, è stato quasi maniacale, perfetto. L’esperienza in costume, poi, è sempre bellissima, davvero particolare. Sono molto legata a quel lavoro e, cosa che accade raramente, mi sono piaciuta molto.

Quanto pensi sia cambiato il modo di fare cinema negli ultimi tempi?

È certamente cambiato. Ora i film si realizzano con la consapevolezza che il tutto andrà poi su piattaforma. Ma andare al cinema, come dicevo poc’anzi, è un po’ come andare a teatro, respirando un’aria particolare, insieme ad altre persone. Ho fiducia nel cinema, in questo ritorno alle sale, e confido, quindi, nel bello, in una ripresa ancora più forte.

Recentemente hai affermato che la famiglia è il tuo porto sicuro, il vincolo più importante della tua vita. Che mamma è, quindi, Giulia Bevilacqua?

Sono una mamma presente, il più possibile, perché convinta della qualità del rapporto ma, al contempo, sono anche sicura che occorra regalare ai propri figli la maggior parte del proprio tempo, specie se piccoli. L’esempio è il modo migliore per far capire loro quanto sia importante la famiglia, il rispetto, l’ascolto di sé stessi e degli altri, segreto di una giusta convivenza con il mondo esterno. Ho bisogno delle loro reciproche coccole, proprio come loro hanno bisogno di me, così come un tempo i miei genitori hanno fatto nei miei riguardi. Non vi è un libretto delle istruzioni da seguire ma, nei limiti del possibile, cerco di regalare loro il meglio.

Giulia Bevilacqua, famiglia a parte, a cosa non rinunceresti mai e quali desideri sono ancora chiusi nel tuo cassetto?

Non rinuncerei mai alla mia famiglia, così come non rinuncerei mai all’altro porto felice della mia vita, il lavoro. Ciò che ho mi gratifica, mi rende me stessa e mi viene difficile pensare di potervi rinunciare, un domani. Ne sono completamente dipendente. Quando non sono sul set sento quasi una simil crisi di astinenza.

Giulia Bevilacqua, nei limiti del possibile, cosa puoi anticiparci sul tuo futuro artistico?

Uscirà, verso settembre, una serie con Alessio Boni, per la regia di Alessandro Casale, “Il Maresciallo Fenoglio”, ambientata a Bari. Un giallo bellissimo, che non vedo l’ora di vedere! Vi sarà poi “Una mamma all’improvviso”, di cui sono protagonista. Una donna che si risveglia da un coma, dopo vent’anni, e si ritrova a dover conoscere sua figlia che, a causa di un serio incidente, non ha avuto modo di incontrare. Un film a cui sono molto legata. Sto girando, al momento, un film per la regia di Neri Parenti in cui interpreto la moglie di Brignano. Una favola familiare che parla delle differenze nell’avere figli maschi e femmine e di quanto siano complementari entrambe i sessi.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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