Oggi incontriamo Elena De Curtis, anche che su Totò si è scritto e si è detto di tutto, ma come per le cose migliori non è mai abbastanza.
Era unico e secondo me è rimasto inimitabile, nessuno me ne voglia ma la sua arte era e rimane inossidabile al tempo, alle generazioni e alla società.
Personalmente ho un grande affetto per l’attore e il poeta Totò, nei suoi film c’è sempre una triste forma di riflessioni dietro alle sue indimenticabili battute, che oggi appartengono al lessico di molti italiani.
Quest’anno si festeggiano i suoi 125 anni dalla nascita e intervistare Elena Anticoli De Curtis è per me un’emozione indescrivibile, mi fa sentire parte della sua storia e oggi entro nuovamente e con rispetto nelle pagine della vita di Antonio De Curtis (a cui Elena somiglia tanto) un artista e un uomo che emerge teneramente nell’ultimo libro che la nipote ha voluto dedicare al nonno Totò il principe poeta, scritto in collaborazione con Virginia Falconetti, in cui è presente la prefazione di Vincenzo Mollica.
Elena De Curtis, benvenuta sul quotidiano “La Gazzetta dello Spettacolo“. Tu hai vissuto tuo nonno sia dai film che soprattutto dai racconti di tua madre e grazie ad essi sono nati dei libri che raccoglievano le sue memorie poetiche, in ultimo Totò, il principe poeta che hai scritto in collaborazione con Virginia Falconetti. Ma se tu avessi avuto occasione di conoscerlo, quale cosa più di tutte, gli avresti voluto chiedere?
Più che chiedergli qualcosa, avrei voluto avere un dialogo e un rapporto più personale e mi sarebbe piaciuto creare quel rapporto che ci può essere tra un nonno e un nipote, prendendo direttamente dalla fonte i suoi aneddoti e chiedergli dei consigli. Sai a volte sono le parole di vita che una persona ti potrebbe suggerire su cose già da lui vissute, che mancano nel tuo vissuto, è come quando tu riesci a rapportarti ad un genitore per dei consigli sulla quotidianità della vita.
Dopo la creazione dell’Associazione Antonio de Curtis in arte Totò, ci sarà la possibilità della fondazione di un Museo che raccolga i cimeli di tuo nonno?
Io lo spero, perché questo è un discorso che va avanti da tanto tempo. Diciamo che cercherò di realizzare, se non proprio un museo quanto meno un luogo dove poter trovare sue informazioni e delle peculiarità. Cioè un luogo di incontro che possa essere interessante sia per le nuove generazioni che per tutti gli altri che semplicemente desiderano approfondire.
Dell’attore Totò, si sa tutto attraverso i tanti personaggi e il loro messaggio filosofico e di vita, come in Siamo Uomini o Caporali o anche I due colonnelli. Ma chi era l’uomo Totò che si celava dietro la sua maschera?
Gli argomenti che sono stati trattati in questi film che hai citato e per i quali hanno usato nonno per realizzarli, sono stati fatti per veicolare un messaggio di denuncia a certe situazioni, in fondo sia il cinema che il teatro servono a dare dei messaggi. Le problematiche della società sono purtroppo anche ad oggi le stesse di allora, perché passano gli anni ma le miserie umane non mutano e rimangono fedeli all’umanità, per il fatto che l’umanità stessa non ha cambiato modo di vivere. Il problema sostanziale è il sistema, che è radicato profondamente. Tanto che le persone che stanno in basso alla piramide sono coloro che vengono più colpite da un sistema che esiste da quando sono cominciate le guerre e purtroppo i citati uomini del film Siamo uomini o caporali, col passare degli anni e dei secoli sono sempre più aumentati e il capitalismo ha fatto sì che ci fosse una continua bramosia di guadagno legata fortemente ad una bramosia del potere. Questo potere è dato in mano al denaro, che più se ne accumula e più potere hai. Per cui il denaro è fortemente legato al potere. Poi, secondo me, se non si cambia modo di pensare più si andrà avanti e più le cose andranno a peggiorare, perché oltre al capitalismo assistiamo anche a concetti legati all’immagine, essa conta di più per la società odierna. Dunque, a mio parere questi problemi non cambieranno mai se non si cambia il pensiero.
Come uomo, mio nonno era senza dubbio diverso dall’immagine sullo schermo. Lui era una persona molto riservata, non amava divulgare la sua vita, così come non amava la vita mondana. Amava staccare dal frenetico mondo lavorativo e godersi il silenzio della sua casa. Frequentava pochissimi amici sia in casa sua che durante qualche uscita, perché di fondo era una persona che amava la sua solitudine. Stare da solo era dovuto principalmente al lavoro che faceva, se ci pensi, far ridere in quella maniera lì non era un caso e quelle non erano battute “stupide”, ma avevano al loro interno un senso. Comunque, siccome lui, le cose le viveva con un notevole coinvolgimento emotivo anche quando interpretava Totò, aveva bisogno di ricrearsi un suo spazio e di conseguenza di rigenerarsi stando nel silenzio tra le pareti della sua casa, dove lui si sentiva al sicuro, immerso nei suoi pensieri. Potrei definirla come una sorta di forma meditativa e in essa si immergeva. Nonno è sempre stato così, anche dai racconti di mamma, non era una persona che amava la mondanità e far “caciara”. Amava ridere e far sorridere, non era certo una persona cupa, però quando staccava dal suo lavoro, preferiva starsene molto concentrato sulle sue cose, sulla sua famiglia e i suoi affetti. Non aveva bisogno di mondanità, aveva trovato la sua felicità, chiamiamola così, stando in uno stato di riservatezza.
In definitiva qual è l’essenza del messaggio che Totò vi ha tramandato?
Dunque sicuramente e in assoluto ci ha lasciato un coerente comportamento nei confronti dell’essere umano, cioè saper essere persone corrette e oneste spiritualmente oltre che onesti in termini generali.
In ultima battuta Elena De Curtis, ti chiederei quella che è una mia curiosità. Ricordo che sentì dire alla tua mamma l’idea di voler realizzare un film su Totò. Tu cosa ne pensi. Sarebbe un progetto fattibile, è un’idea che ti piacerebbe realizzare?
L’idea di realizzarlo c’è, adesso vediamo se si riuscirà a farlo. Il discorso però non è quello di far impersonificare a qualcuno mio nonno, quanto poter realizzare un film che rappresenti l’uomo, partendo dalla sua infanzia a come sia giunto ad essere Totò. Cioè raccontare come nasce lui fino al momento in cui non intraprese la sua carriera teatrale. Non deve essere un attore che imita nonno, quanto una persona che racconti com’era lui, dall’età scolare all’inizio della sua carriera. Anche per far avvicinare le persone di oggi a quella che è stata la sua gavetta e non solo artistica ma anche di vita. Questo è il mio pensiero su come potrebbe essere un film a lui dedicato, che più che altro abbia il tono del racconto, perché tutto ciò che nonno fece sia in teatro che al cinema, è narrato in tanti documentari.