Enrico Caruso. Foto dal Web
Enrico Caruso. Foto dal Web

Enrico Caruso: 150 anni in musica

Quando devo scrivere di personaggi come Enrico Caruso, che hanno fatto la storia del mondo artistico, esportando l’arte canora e operistica in tutto il mondo, cerco di entrare con rispettoso silenzio.

Il mondo di Enrico Caruso l’ho conosciuto e lo conosco bene, per tanti anni ho respirato l’odore delle tavole del palcoscenico, le prove con l’orchestra e i registi di turno, i giorni per provare costumi, trucco e parrucco e l’immensità della bocca di scena mentre tu da essa guardi la platea davanti a te, ancora vuota, i tessuti di broccato, i fregi e le decorazioni dei palchi, da cui donne lussuose e uomini più o meno facoltosi, nei giorni delle recite si sarebbero affacciati con fare attento. Appassionati melomani o semplicemente ascoltatori con un battito di mani o un silenzio fragoroso avrebbero decretato se lo spettacolo ne valeva la pena oppure no.

“Potenza della Lirica, dove ogni dramma è un falso, ma con il trucco e con la mimica puoi diventare un altro!”

Queste la parole che, Lucio Dalla scrisse nella sua canzone Caruso pensando al celebre tenore Enrico, appassionando chiunque pure chi di lirica non si era mai interessato, gli anni e la storia lo hanno fatto diventare leggenda. Ho fantasticato sulla canzone Caruso, oserei immaginare che la stessa anima del tenore intrisa nelle pareti e in ogni oggetto di quella suite dove lui amava soggiornare, avessero ispirato il cantante bolognese a tal punto da condurre la sua penna compositiva a scrivere parole e musiche immortali per colui che, ha attraversato un secolo restituendolo alla memoria musicale e culturale non solo italiana bensì mondiale.

Eppure la sua vita non fu costellata di rosee visioni, tutt’altro. Enrico Caruso nacque a Napoli il 25 febbraio 1873, da una famiglia povera, se ebbe o meno un’infanzia e una giovinezza felici le notizie su ciò si rincorrono fornendoci più o meno un ambiente domestico poco sereno. Penso che l’unico conforto del giovane Enrico fosse sua madre, lei desiderava un’istruzione per il figlio nel quale aveva letto la sua predisposizione naturale per il canto, mentre il padre metalmeccanico e bevitore che investiva i pochi denari per bere, avrebbe voluto avviare il figlio al suo stesso lavoro. Ma si sa, le passioni quando sono accompagnate da grandi atti di volontà emergono in modo prepotente e quello che lui divenne è oggi storia consegnata all’immortalità.

La sua essenza ribelle caratterizzò fortemente il suo carattere, ma fondamentalmente era come si suole dire “una pasta di pane”, la vita con lui non era stata così benevola e la sua palestra era stata la strada che caratterizzò infanzia e gran parte di adolescenza. Ma proprio il suo forte carattere lo fecero diventare il tenore che genialmente scoprì nei dischi la potenzialità ancora sconosciuta all’epoca.

Nella sua vita, seppur breve, cantò in molti Teatri di livello mondiale, al Colon di Buenos Aires, a San Pietroburgo, al Teatro Goldoni di Livorno, alla Scala con la Bohème di Puccini (sotto la direzione di Arturo Toscanini) , al Metropolitan di New York, sua seconda patria, che non gli fece dimenticare di essere napoletano di nascita e di spirito e alla Royal Opera House di London che gli assicurò la sua reputazione internazionale. Senza voler fare un’altra biografia dell’artista, già ce ne sono tante in giro, mi piace segnalare quella che fu la sua carriera nei teatri e soprattutto l’innovazione che lo stesso Caruso intuì circa la registrazione di romanze e arie d’opera sui dischi. In merito a ciò si narra che, l’11 marzo 1902, nella première mondiale della ‘Germania’ di Fianchetti alla Scala di Milano, la serata fu di grande significato sia per il grammofono che per il tenore partenopeo, si dice infatti che, uno degli spettatori presenti fosse il rappresentante della Gramophone and Typewriter Company, Fred Gaisberg, che stava andando in giro per l’Europa a trovare artisti per incidere dischi. Rimase molto colpito da Caruso e gli chiese se fosse stato disposto ad incidere dei dischi e quanto avrebbe voluto in termini di denaro. La risposta fu immediata: Caruso avrebbe inciso i dieci dischi, ma il suo compenso sarebbe stato di 100 Lire (un ingente capitale per l’epoca), e si rendeva disponibile per un solo pomeriggio, mentre si trovava a Milano. Gaisberg, probabilmente affascinato da Enrico, sottopose la proposta ai suoi capi di Londra, raccomandandosi di accettare.

L’ufficio di Londra gli mandò un telegramma con la loro famosa risposta “Tariffa esorbitante. Ti Proibiamo di incidere”. Ma la storia andò diversamente, fortunatamente per Caruso, per l’industria musicale e per la compagnia, Gaisberg ignorò il telegramma. I dieci dischi furono fatti nella suite di Gaisberg al Grand Hotel di Milano in una camera singola l’11 aprile 1902. Che sia stato il grammofono a” creare” Caruso, o Caruso il grammofono, non ci è dato sapere, fatto sta che è stata la trovata economica più importante che precorse i tempi e lui l’artista più innovativo e contemporaneo visti i tempi.

Tutto questo successo fu caratterizzato da quello che diremmo oggi un flop, che si perpetuò nella sua città natale. Tornato a Napoli, al San Carlo, dopo molti anni, questo non si rivelò un gran ritorno pur essendo già conosciuto “grande” dal mondo intero. Quella che doveva essere l’apoteosi di un successo nella propria città, si trasformò in disastro fino a raggiungere il dileggio per il grande tenore. Si racconta che il giorno seguente, il giornalista Saverio Procida scrisse sul quotidiano “Il pungolo” che Caruso aveva cantato “L’Elisir d’amore” con voce da baritono, il tenore ci rimase male e c’è chi affermò d’aver sentito un suo giuramento: “Non canterò più a Napoli!”, inoltre ci furono diverse ipotesi, una su tutte che un “pezzo grosso” della Napoli bene non avendolo mai considerato al pari di cantanti come il tenore De Lucia, in occasione di quella serata avesse “pianificato” una sorta di sabotaggio facendo fischiare mezzo Teatro.

Ma la sua vita fu anche contornata dall’amore, la prima donna nota agli annali fu il soprano Ada Giacchetti che conobbe nell’estate del 1897 con la quale convisse undici anni, trascorsi soprattutto nella loro dimora nota come Villa Bellosguardo di Lastra a Signa, in Toscana, che oltre ad amare moltissimo lo rese padre di due figli. Purtroppo la donna, fuggì con il loro autista che la “plagiò” con l’intento di derubarlo purtroppo la vicenda finì in tribunale, Caruso da questa vicenda ne uscì amareggiato e ferito che certamente divenne incredulo all’amore che tanto cantava e in cui tanta passione ci metteva, così ritornò in America ad esibirsi, spesso gratis per i tanti emigranti suoi concittadini. Ma si sa, l’amore è un ladro talvolta beffardo e per fortuna rinacque in lui per la giovane Dorothy Benjamin, che conquistò il suo cuore. Si sposarono nel 1918 e l’anno dopo ebbero una bambina che chiamarono Gloria.

Nel giugno del 1921, mentre era a bordo di una nave vide il golfo di Napoli, Enrico Caruso aveva 48 anni, si racconta che giunto sulla banchina pianse nel toccare la propria terra, poi si fece condurre a Sorrento. Scese all’Hotel Vittoria, ma un brutto male lo stava distruggendo, aveva fissato appuntamento con un medico; le cose andavano male. La sua permanenza durò soltanto qualche mese. Quel giorno aveva cantato e la voce era sempre la stessa: limpida e soave, poche persone lo ascoltarono e ne rimasero estasiati per il fatto che quella voce provenisse da un uomo il cui medico gli aveva previsto poche ore di vita. Il 2 agosto consegnava la sua anima all’eternità e quello che di lui oggi è stato scritto ne ha determinato la sua leggenda.

In occasione dei 150 dalla sua nascita, presso la Villa Bellosguardo di Lastra a Signa, sabato 25 febbraio alle ore 17:30 è previsto un concerto in omaggio al grande tenore con ingresso libero, a cura dei solisti dell’Accademia del Maggio Musicale Fiorentino, i quali daranno vita ad un concerto dal titolo Celebri arie d’Opera sarà una bella occasione per chi si troverà in zona o vorrà parteciparvi, far visita e aggirarsi dentro quei locali in cui il maestro era solito passeggiare, quando vi soggiornava e vi garantisco che è un vero gioiello immerso nella natura e costellato da ulivi secolari e una vista che ha del suggestivo, personalmente ho i brividi emotivi al solo pensare a quei sentieri della Villa mentre li focalizzo nella mia mente. Segnalo inoltre che all’iniziativa prenderà parte il sindaco Angela Bagni; anche l’amministrazione comunale di Lastra a Signa si sta adoperando a stilare un programma di eventi per celebrare i 150 anni dalla nascita del grande tenore.

Infine segnalo una notizia che è di alcuni giorni fa, ovvero Napoli la sua città natale gli dedicherà un Museo celebrativo che verrà inaugurato il 20 luglio 2023 nella Sala Dorica di Palazzo Reale.

Personalmente sono sempre più convinta che la nostra umanità onori i talenti dopo anni dalla loro morte, altri invece tristemente li dimentica. Appare interessante come la cultura che lo “esiliò” dal suo teatro oggi lo tributi, ma si sa questa è la vita!

Su Angela Pensabene

Angela dopo studi di canto e musicali in Conservatorio, si forma come artista di Teatro Lirico esibendosi dapprima come corista in Opere liriche e poi come solista, principalmente nel repertorio Verdiano. Nel contempo inizia l'insegnamento nelle Scuole sia Primarie che Secondarie.

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