Francesco Scarano. Foto dal Web
Francesco Scarano. Foto dal Web

Teatri: quali scenari per il futuro? Ne parliamo con Francesco Scarano

Dopo il mondo del calcio, riapre anche quello del ballo e della movida con le norme di sicurezza individuali, ma tra adeguamenti e supporti, non tutte le aree che prevedono il pubblico in presenza, risultano essere “validamente” tutelate per i drammi economici causati dal CoronaVirus.

Francesco Scarano. Foto dal Web
Francesco Scarano. Foto dal Web

Ed è così che torniamo a parlare anche del mondo del Teatro e lo facciamo con Francesco Scarano del Teatro Lendi.

Bentornato su La Gazzetta dello Spettacolo a Francesco Scarano. Siamo in una sala vuota a parlare insieme di futuro… “Come stiamo” in questo momento storico?

Grazie a voi. Il teatro ora è in sala di rianimazione, è messo abbastanza male. Io personalmente convivo con questo stato di emergenza con la solita voglia di ricominciare e pensando comunque che seppur il tutto sarà complicato, non voglio spegnere il mio entusiasmo.

Ho ovviamente un entusiasmo più razionale a causa di un contesto da analizzare guardando bene in faccia la realtà.

Le norme e lo stato d’animo che c’è tra le persone, sicuramente non ci permette una riapertura “reale”. Parlo del nostro caso del Lendi: con 200 posti, rispetto a quello che un teatro normalmente può fare, sembra di non poter mettere in scena nulla. Soprattutto in un teatro privato come il nostro, nel caso degli spettacoli teatrali si vive e sopravvive soprattutto di sbigliettamento e quindi se c’è meno gente (o poca), non si incassa e non si possono pagare le compagnie. E’ una cosa elementare…
La mia domanda è un’altra però: ma quelle 200 persone accettano di mettersi in una sala al chiuso e acquistano un biglietto per vedere uno spettacolo, tenendo una sorta di tensione addosso?
Il teatro è necessità di emozione, ma se vai al teatro e sei teso per l’ansia di condividere il posto l’uno accanto all’altro e farti mille pensieri… non penso che le sale si riempiano.

Nell’attesa della “normalità”, lo Stato si sta muovendo nei vostri confronti?

Quello che non vede la gente (e forse neanche lo Stato che dovrebbe documentarsi), è tutto ciò che c’è dietro. Si vedono belle scenografie, bei costumi, un audio che crea una certa atmosfera e dietro tutto ciò c’è un numero di tante persone invisibili che sono dietro le quinte e che già in una condizione normale, non lavorano tutti i giorni, perchè il teatro si può definire “stagionale”.

Però su questo, ognuno decide che vita fare, ma se lo Stato volesse pensare che oltre agli artisti ci sono tutti questi lavoratori dietro, probabilmente nella situazione attuale molti di questi, per 12 o addirittura 18 mesi, devono capire come andare avanti.

Produzioni e teatri non potranno realizzare spettacoli e pa tal proposito io volevo lanciare una piccola proposta senza fare grandi polemiche: visto che Franceschini ha dato la possibilità con i fondi extra FUS di usufruire di un vantaggio un po’ a tutti, andrebbe fatta una precisazione. L’assegnazione di questi fondi, secondo me, è stata fatta in maniera troppo “numerosa”, ovvero dare il tutto a tutti. Io non dico che i più piccoli non debbano sopravvivere, ma sicuramente valutare in misura equa alla struttura, come condividere questi extra.
Un criterio a scaglioni secondo il “quanto” il teatro produce. Sembra una cosa così automatica, ma questa valutazione non è stata fatta.
Io ho deciso di fare l’imprenditore in un teatro privato e quindi mi assumo tutte le responsabilità del caso, e devo prendere atto che i fondi extra FUS, vanno per la maggiore anche ai teatri che sono collegati allo Stato, come le Fondazioni.

Ma se in questo momento di crisi, ognuno di loro, riuscisse a farsi una piccola autotassazione, si creerebbe una somma da suddividere per i privati che certificando tutto in maniera certosina, hanno una maggiore necessità di fondi per sopravvivere in questo periodo.

Mi piacerebbe che lo Stato facesse un po’ il “padre”, e non che l’unico supporto che riusciamo ad avere debba essere sempre tra privati. Ad oggi, l’unico sostegno mio è stato quello del proprietario della struttura con la sua coscienza per gli affitti, o da qualche sponsor privato che ha resistito. Ma domani anche loro potrebbero trovarsi alle strette e diventa una catena.

Porti avanti questo lavoro con forza: cosa vedi nel futuro del Teatro Lendi?

Guardando il futuro in maniera razionale, penso che non si riprenda con normalità ad ottobre, ma il cartellone potrà iniziare verso Gennaio, dove lasceremo tutte le norme che tutelano il pubblico, lasciando un voucher per fargli recuperare tutto quello che hanno perso in questa stagione, proprio per tenere forte il rapporto di fiducia che abbiamo con il pubblico.
Se il pubblico continua a sceglierci, è perchè noi abbiamo sempre garantito un determinato servizio di qualità. Il pubblico già deve sentirsi garantito da noi, lo Stato ha garantito i voucher e quindi in prima battuta abbiamo considerato i 4 spettacoli persi, solo rimandati.

A questi 4 spettacoli, aggiungeremo altri 3 o 4 nomi che creeranno un cartellone 2020/21 che si concentrerà tra gennaio e maggio 2021, chiedendo solo un piccolissimo extra solo per gli spettacoli nuovi e non quelli non fruiti, senza gravare sulle casse dei nostri spettatori.

Il nostro in bocca al lupo a Francesco Scarano e al Teatro Lendi, che continueremo a seguire per aggiornarvi sulle evoluzioni.

Su Francesco Russo

Francesco Russo, giornalista e direttore del quotidiano "La Gazzetta dello Spettacolo", comunicatore digitale ed ufficio stampa di eventi e VIP.

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