Massimiliano Vado. foto di Beniamino Finocchiaro
Massimiliano Vado. foto di Beniamino Finocchiaro

Massimiliano Vado: torniamo a far riflettere in teatro

Un incontro molto piacevole quello avuto con l’attore e regista Massimiliano Vado, attualmente impegnato nelle prove di alcuni spettacoli teatrali, “Guida pratica per coppie alla deriva” e “Fiori d’acciaio”.

Un modo, il teatro, per portare lo spettatore a riflettere, senza dimenticare il saluto ad uno dei registi cardine di Centovetrine, Fabrizio Portalupi.

Ben ritrovato su La Gazzetta dello Spettacolo, Massimiliano Vado. Presto potremo ritrovarti in teatro ne “Guida pratica per coppie alla deriva”, al fianco di Danila Stalteri. Come ti sei preparato ad affrontare tale ruolo e cosa puoi anticiparci, nei limiti del possibile, a riguardo?

Mi sto preparando, sotto la guida di Nicola Pistoia e della stessa Danila Stalteri, attrice con cui non ho mai lavorato prima d’ora ma che ho sempre apprezzato. Stiamo cercando una connessione, per un testo a due importante, in cui sto portando sensazioni sentite da amici, senza perdere il senso del reale. Sembra, al momento, più uno studio che una “commedia” ma, attualmente, siamo ancora in prova quindi può succedere di tutto.

Uno studio, come dicevi, per lo stesso spettatore..

Credimi, lo è anche per noi che lo facciamo e che non siamo lì soltanto per far ridere.

Dunque, al momento, Roma e Milano saranno le date in cui potremo applaudirvi.-.

Si, Roma e Milano, al momento, con la speranza di poterlo portare in giro, di trovare un giusto mercato.

Il teatro, per un attore, rappresenta un vero e proprio tempio, qualcosa di sacro. Quali sensazioni ti trasmette, di volta in volta, la possibilità di poter calcare le sue tavole?

Per me non è un vero e proprio tempio. Ho lavorato con degli insegnanti che oserei definire di vecchio stampo, Patroni Griffi e Roberto Guicciardini, registi che mi hanno formato come attore e non solo. Mi hanno portato a pensare a questo lavoro come ad un qualcosa in continuo movimento, rimettendo ogni cosa in discussione, di volta in volta.

Massimiliano Vado, che ricordo hai dei tuoi inizi e, se possibile, cosa non ripeteresti di allora?

Ero molto ingenuo, all’inizio. Ho acquisito consapevolezza con il tempo e, ad oggi, di certo affronterei altre scelte. Sapevo cosa volevo ma non i metodi per perseguire tale strada. Di certo, adesso, ho una percezione migliore di cosa sono, di cosa volevo essere.

Hai seguito delle orme ben precise?

Si, ho avuto insegnanti come Patrick Rossi Gastaldi e Dario Fo che mi hanno segnato, così come i registi che mi hanno accompagnato. Continuo, ad oggi, a rielaborare ciò che mi hanno trasmesso e che, al contempo, ho rubato alla loro arte. Distruggo e ricreo tutto in continuazione.

Nel tuo curriculum vi è anche l’esperienza nella soap Mediaset Centovetrine che ti ha permesso di entrare quotidianamente nelle case degli italiani. Che ricordo porti con te da quel periodo?

Un’esperienza bellissima! Proprio nei giorni scorsi, purtroppo, è mancato uno dei registi storici di Centovetrine, Fabrizio Portalupi, persona stupenda. Provenivo dal teatro classico, portavo con me l’esperienza de l’Otello, nei panni di Iago, e Centovetrine era un mondo che viaggiava a ritmi serrati, con un girato di 23 minuti al giorno. Ho vissuto quattro anni, dunque, in cui lavoravo dalla primavera all’estate alla soap, per poi tornare in carcere, calcando così il palcoscenico in inverno, per poi tornare a girare a Torino. Sapevamo cosa stavamo facendo, ci prendevamo sul serio ma mai troppo. Portalupi è stato uno di quelli che mi ha portato a saper gestire cosa fare, come affrontare il tutto, una vera e propria guida.

Da tempo impegnato anche nella regia, altra tua grande passione, quali novità bollono in pentola a riguardo?

Al momento nulla! Ho scelto, per quest’anno, di dedicarmi alla recitazione, per lo più. Riprendo, difatti, anche “Fiori d’acciaio”, con Tosca D’Aquino e Martina Colombari, senza dedicarmi a nulla di nuovo. Una pausa, quella presa, per potermi dedicare alla recitazione, per riposarmi, perchè credo sia rilassante fare l’attore.

A tal proposito, pensi ci sia un ruolo, tra i tanti, che non hai ancora avuto modo di interpretare?

Non credo! Penso mi sia stato proposto di tutto. Ritengo fondamentale la qualità della scrittura, nella scelta di un lavoro da svolgere.

Massimiliano Vado, che ricordo hai del periodo vissuto a New York?

New York è la terra delle occasioni, occasioni da dover far fruttare. Arrivai lì senza nulla, presi casa nel Bronx, e cominciai a lavorare, guadagnando bene. Ho conosciuto tanti registi, attori, seguendo lezioni all’Actor Studio. Un circolo che avrei saputo gestire, se avessi deciso di restare lì. Succedevano cose belle, si aveva modo di parlare con gli attori, di suggerire variazioni ad una scena. Niente di più bello!

Max, che bilancio fai di questa tua esperienza lavorativa?

Il bilancio è legato ai giorni. Oggi, ad esempio, le prove sono andate bene, ho alcune telefonate importanti da realizzare quindi vedo bene il tutto. Domani, chissà, tutto è soggetto a variabile.

Ti andrebbe di lanciare un invito ai nostri lettori affinchè possano seguirti in teatro?

Rivolgo al pubblico lo stesso invito che rivolgerei a me stesso. Il nostro lavoro è di esplorazione sentimentale, abitudine quasi del tutto persa in teatro. Si tende, solitamente, più a far ridere che a far riflettere, come se il teatro che porta a riflettere fosse noioso. Spero di non annoiare, bensì di portare una nota positiva, una piccola esperienza, al pubblico. Dunque, venite a teatro per passione, perché vi va di confrontarvi, non solo per svago.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

Lascia un commento