Nicholas

Nicholas: le mie canzoni parlano della mia vita

Oggi incontriamo Nicholas, che è uscito da poco con il suo singolo di debutto “Parole poco libere” feat. Filippo Colombo.

Nicholas

Ciao Nicholas, quando nasce il tuo progetto artistico?

Il progetto è nato in modo completamente inaspettato. Esattamente due anni fa ho deciso insieme a Filippo Colombo e al produttore e chitarrista Andrea Brussolo di registrare alcune mie canzoni, senza un obiettivo preciso ma solo con l’idea di riascoltare tra 30/40 anni qualcosa che rappresentasse la mia infanzia. Una sera del novembre 2020 per caso navigando su internet ho trovato la pagina di una piattaforma chiamata Indieffusione, dedicata alla promozione della musica emergente. Così ho deciso di postare delle canzoni che avevo registrato l’anno precedente. Dopo meno di una settimana sono stato contattato da Francesco Tosoni, ideatore di Indieffusione, il quale era rimasto positivamente colpito dalle mie canzoni, in particolar modo da “Parole poco libere”. Insieme abbiamo deciso di apportare alcune piccole modifiche alla canzone e così è nata la versione attuale di “Parole poco libere”.

Di cosa parla “Parole poco libere”?

La canzone parla di una persona poco chiara su quello che vuole e della paura di riuscire ad aprirci di fronte alle persone delle quali temiamo il giudizio. Il brano vuole essere un invito alla chiarezza e e a mettersi a nudo di fronte all’altro mettendo da parte la paura di mostrarsi fragili e di ricevere una risposta indesiderata. In questi anni ho capito che mostrarci per chi siamo davvero non è importante solo per le persone con le quali ci rapportiamo ma anche e sopratutto per vivere meglio con noi stessi.

Quindi c’è anche dell’autobiografico nel testo del brano?

Assolutamente si, quando scrivo normalmente parlo di qualcosa che ho vissuto io come è successo con Parole poco libere anche se spesso mi capita di scrivere di vicende che mi vengono raccontate e che mi colpiscono e rimbombano nella testa.

Ci racconti l’idea del videoclip?

Nel video io e il regista Leonardo Cavalieri abbiamo pensato ad un mondo metaforico in cui sedersi su una sedia di fronte alla persona che amiamo rappresenta il nostro desiderio di aprirci. Il protagonista del video interpretato da Pietro Baroncini e la sua coscienza ruotano attorno alla sedia, trovando solo alla fine il coraggio di sedersi quando ormai è troppo tardi. A forza di sprecare occasioni e di perdere tempo si rischia così che la “sedia” scompaia.

Quando nasce la tua passione per la musica?

All’età di 11/12 anni mio zio mi faceva vedere con lui Sanremo e vedendo i cantarti esibirsi in diretta rimanevo folgorato ed emozionato a tal punto da dire “voglio fare anche io questa cosa, voglio emozionare anche io le persone”, da quel momento in poi con una chitarra mezza scordata e che non sapevo suonare ho iniziato a comporre i miei primi pezzi e non ho più smesso.

Quali sono gli artisti che ti hanno maggiormente influenzato?

Ci sono degli artisti che ascolto spesso e che ammiro per la loro capacità di trasmettere emozioni, tra cui Tiziano Ferro, Marco Mengoni, Mia Martini, e altri di cui invece apprezzo molto l’abilità di scrittura, come Ultimo, Ermal Meta e Federica Abate. Tuttavia, in generale non traggo mai ispirazione dai singoli cantanti, ma dalle canzoni in cui trovo qualcosa che mi colpisca e mi emozioni, tentando una sorta di emulazione.

Hai altri brani che farai uscire?

Nel mio cassetto ho circa 70 canzoni e in questa situazione di pandemia mi ritrovo spesso a scrivere. Spero quindi di farvi sentire presto qualcos’altro di mio anche se attualmente voglio pensare a vivermi il momento che sto vivendo che è momento atteso da quasi 10 anni cioè l’uscita del mio primo singolo “Parole poco libere”.

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Redazione Giornalistica

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