Gli Angeli di Vasco Rossi. Foto di Andrea Saviotto
Gli Angeli di Vasco Rossi. Foto di Andrea Saviotto

Gli Angeli di Vasco: fra musica e beneficenza

Per la nostra rubrica dedicata ai talenti, incontriamo Gli Angeli di Vasco, tra le più conosciute tribute band del rocker emiliano.

Terminato il tour estivo della nota tribute band di Vasco Rossi “Gli Angeli”, l’omonima associazione benefica si prepara ad affrontare il periodo natalizio per portare musica e speranza a chi ne ha più bisogno. Con la presenza ormai consolidata di Mimmo Camporeale, la tribute band emiliana vanta anche alcune collaborazioni con gli storici componenti della Steve Rogers Band.

Conosciamo meglio il front man della band Gli Angeli e presidente dell’associazione benefica, Massimo Broggio.

Benvenuti su La Gazzetta dello Spettacolo. Fra i suoi musicisti ci sono anche componenti della band di Vasco Rossi. Come è nata questa collaborazione e quest’amicizia?

Inizialmente ero da solo, nel senso che ero l’unico componente della band. Nel corso del tempo, sono arrivati ​​diversi musicisti. Negli anni, sono cambiate molte persone; poi, alcuni anni fa, è arrivato il momento di collaborare con diversi musicisti, alcuni dei quali avevano lavorato con la Steve Rogers Band, che è stata la prima band ufficiale di Vasco. È iniziato tutto in modo un po’ casuale, alcuni locali ci hanno chiesto se potessimo avere alcuni di loro come special guest durante i nostri spettacoli. È nata così questa collaborazione, che nel corso degli anni è andata avanti. A volte, le casualità hanno un ruolo significativo in questo percorso. La nostra collaborazione con la band di Vasco Rossi e i musicisti che hanno lavorato con lui è stata una sorta di fusione naturale.

A proposito di ciò, vorrei fare un’altra domanda: come avviene la collaborazione sul palco, cioè in che modo si mescolano i musicisti, sia quelli che hanno suonato con Lei, sia quelli che hanno suonato con Vasco Rossi?

C’è una fusione quando ci si incontra, è la passione che accomuna tutti a fare la magia, indipendentemente dalla dimensione del palco. Dopo alcune conversazioni, ci siamo resi conto che queste sono persone così straordinarie che sembrava le avessimo sempre conosciute. Sono persone di grande valore umano con cui ci sentiamo a nostro agio anche a livello musicale. La tensione è sempre presente, non c’è stata la possibilità di goderci la famiglia che si è formata sul palco, ma ci sono stati sorrisi, scherzi e battute. Se ci sono state differenze fra noi, ci siamo sempre aiutati a superarle perché, quando sei sul palco, in fondo, è come se fossi a casa di tutti.

Sappiamo che “Gli Angeli” non è solamente una tribute band; potete raccontarci l’altra faccia della medaglia?

Alcuni anni fa, avevo un sogno che poi è diventato realtà: il desiderio di utilizzare la musica per aiutare qualcuno che ne avesse davvero bisogno, tramite eventi musicali che potevano fungere da terapia o semplicemente regalare un sorriso. Per quanto riguarda il coinvolgimento delle scuole, all’inizio ero un po’ titubante, poiché non sapevo se saremmo riusciti a raggiungere il pubblico dei giovani. Ho cercato di parlare il loro stesso linguaggio e sono riuscito a diventare una sorta di loro punto di riferimento. È stato incredibile raccontare loro la mia vita personale, legata alla musica e al mio lavoro, e mi ha riempito di gioia vedere quanto fossero interessati, facendomi un sacco di domande. Questi giovani sono molto curiosi, e la loro curiosità è affascinante. Sono convinto di aver fatto ciò che volevo fare, e lo scorso anno ho anche contribuito a preparare alcuni di questi ragazzi per gli esami di maturità, il che è stato un grande successo. Ho visto quanto siano cresciuti e questo per me è un motivo di grande orgoglio.

Lei ha intitolato la sua tribute band a una delle canzoni più iconiche e intensa di Vasco Rossi, “Gli Angeli”. Anche l’associazione benefica si chiama “Gli Angeli”. A cosa è dovuta la scelta di quella canzone specifica?

Ho voluto dare un significato speciale a questo nome, che è stato un po’ la costante del mio percorso. “Gli Angeli”, in modo particolare, riflette chi sono ed è stata una scelta molto ponderata, perché rappresenta tutte le sfide e le difficoltà per restare in equilibrio. Tante volte avrei voluto rinunciare, ma ho anche pensato che sarebbe stato logico cambiare idea. Non è stato facile, ma alla fine ho deciso che questa scelta era la più giusta.

A proposito di equilibrio, questo tema lo vediamo anche in altri brani di Vasco. Partiamo proprio da “Gli Angeli,” dove si parla di vivere in bilico fumando Lucky Strike, e lo ritroviamo anche in “Sally”, che paragona la vita a un brivido che vola via, un equilibrio sopra la follia. Il tema dell’equilibrio è sempre lì, borderline tra il cadere e il rimanere stabili.

Quindi, se dovesse spiegare ai ragazzi di oggi come si può mantenere un equilibrio, come glielo spiegherebbe?

L’equilibrio è qualcosa che dobbiamo trovare da soli. Oggi viviamo come funamboli la nostra vita personale, con un’asta lunga in mano, camminando su un filo sottile. Un passo alla volta, con il rischio di cadere da una parte o dall’altra. Nonostante le sfide e le difficoltà, dobbiamo costruire la nostra rete di sicurezza sotto di noi, diversa per ognuno. Io ho trovato la mia rete di sicurezza nella musica, ma per un’altra persona, potrebbe essere qualcos’altro. Dobbiamo essere bravi a trovare il senso di equilibrio che funziona per ciascuno di noi, in base alle nostre esperienze e al nostro passato. A volte fa male, ma è un male che aiuta a crescere e a imparare.

Cosa le ha dato e cosa le ha tolto l’avventura con “Gli Angeli”, sia come associazione che come band?

Questa avventura, che ho creato vent’anni fa, mi ha dato molto a livello artistico, professionale ed emotivo. Stare sul palco di fronte a migliaia di persone, assorbendo le loro emozioni, è un’esperienza indescrivibile. Ma è anche impegnativa, e richiede dedizione. Da un punto di vista personale, mi ha tolto molto, soprattutto in termini di relazioni personali. Quando ti dedichi così intensamente a una passione e a un lavoro, può diventare difficile mantenere relazioni personali. Non è facile stare con una persona che fa ciò che faccio, e le relazioni personali spesso ne hanno risentito. Non esiste una risposta standard, dobbiamo imparare da ogni caduta e cercare di migliorarci giorno dopo giorno.

Quanto della musica e della persona di Vasco Rossi si è radicato nel quotidiano de Gli Angeli?

Ho avuto la musica di Vasco dentro di me sin da quando ero ragazzo. Non me ne sono nemmeno reso conto fino a quando un giorno, per caso, ho scoperto quanto fosse presente in me. Non ho mai voluto essere una semplice imitazione, ma cerco ogni giorno di essere me stesso. Con il tempo, ho imparato alcune cose, come la gestualità, la presenza scenica e il modo di muovermi, ma le adatto al mio stile personale. Non voglio essere una copia, ma una sorta di mediatore. Le persone notano alcune somiglianze, come il modo di muovermi, camminare o persino il timbro della voce. È un equilibrio difficile da trovare, ma alla fine credo che ciò che è radicato in me sia parte di me stesso, e non necessariamente solo influenzato da Vasco Rossi.

Quali sono gli ingredienti di questo grande successo che ha ottenuto dal pubblico?

È stato il risultato del lavoro mio e dei miei collaboratori, dei musicisti che mi hanno supportato. La semplicità delle cose che facciamo è un elemento chiave. Tutto ciò che facciamo è guidato dalla passione e dal desiderio di far vibrare il sangue delle persone con la nostra musica. Mi sono spesso chiesto come sia stato possibile, ma non riesco a dare una risposta precisa. In passato, ero una persona timida, ma la musica ha provocato un cambiamento in me. Sul palco, durante i concerti dal vivo, sento che è il posto giusto per me. Voglio sempre lasciare un segno, condividendo con il pubblico le emozioni che provo. Questa è la mia missione, questo è ciò che sono.

C’è una canzone del suo repertorio che ama particolarmente eseguire?

Ho una grande affinità con le ballate degli anni ’80 e ’90; “Il Mondo Che Vorrei” è una di quelle. È un brano speciale per me, perché mi fa tornare indietro nel tempo, agli anni in cui ero giovane e pieno di speranze. Ci sono altre tre o quattro canzoni che considero fondamentali e ognuna di queste rappresenta qualcosa di speciale per ciascuno di noi. Sono brani che fanno parte di una storia più grande e sono intrisi di significati profondi.

Lei ha parlato delle emozioni che prova quando canta e sembra che lei in qualche modo empatizzi con le stesse emozioni che Vasco ha provato scrivendo alcune canzoni. Le chiedo: cosa ne pensa de legame che Vasco ha con le donne che ha cantato? Ha forse provato le stesse emozioni?

Direi di sì, anche perché c’è un legame profondo tra me e il mondo femminile. Ho un profondo rispetto per le donne, le adoro. Le donne sono state la mia ispirazione sin dall’inizio, ma hanno anche causato alcuni dei miei dolori più profondi. Quindi, c’è una sorta di rapporto di amore e odio, come credo abbia avuto Vasco in certi momenti. In alcune canzoni, come “Sally”, “Gabry”, “Anima fragile” o, in particolare, “Tu vuoi da me qualcosa”, ho sperimentato una sorta di rabbia e frustrazione. Penso che quest’ ultima canzone rappresenti un po’ il lato oscuro delle relazioni, le piccole delusioni e i dolori che possono derivarne.

A proposito di “Tu vuoi da me qualcosa”, il testo diche che “Per Essere Felici per te ci vuole un perché”: qual è il suo perché?

Il mio “perché” è legato alla musica. Sembra scontato dire che sono molto legato a questo, ma è la realtà. Sono felice quando la eseguo dal vivo, quando suono con i miei musicisti sul palco, quando regalo la mia musica al pubblico. Mi rende felice il pensiero di fare del bene attraverso la musica, di toccare le persone con le mie canzoni. Questo è il mio “perché”. Ogni volta che la canto dal vivo,  interpreto questa canzone con la stessa miscela di rabbia e dolore.

È noto che il suo territorio, l’Emilia-Romagna, ha dato l’opportunità a molti talenti di emergere, soprattutto nel campo musicale. Che cosa pensa di questa ricchezza artistica che proviene dalla sua terra?

Penso che l’Emilia-Romagna sia davvero una regione straordinaria in termini di produzione artistica. Questo può essere attribuito al carattere unico di questa gente, a quella sensazione chiamata “emilianità”. Credo che ogni regione abbia il suo carattere distintivo, e l’Emilia-Romagna è davvero speciale. E’ una questione di radici profonde, di una cultura del lavoro e della passione per la musica e l’arte che caratterizza la regione.

Cosa ne pensa della presunta diatriba tra Ligabue e Vasco, che sembrerebbero essere su fronti opposti?

Questa diatriba è una sorta di leggenda metropolitana, una controversia che è stata alimentata da varie fonti. Penso che ci sia una parte di verità, ma è evidente che è stata costruita in parte anche dai media. In generale, non credo che sia tutto così come è stato rappresentato. Entrambi, Ligabue e Vasco, sono rispettati artisti, nonostante abbiano percorsi e storie diverse. È normale che, da persone con punti di vista diversi, possano emergere divergenze o scambi di opinioni. Il problema è che questa controversia è stata enfatizzata e amplificata in modo eccessivo. È stato un errore significativo da parte di chi l’ha resa pubblica in modo poco chiaro.

Torniamo all’associazione benefica Gli Angeli: ci racconta come nasce, cosa avete realizzato e quali sono gli obiettivi?

L’associazione che ho creato è nata nell’aprile del 2022. Abbiamo iniziato a organizzare eventi benefici in collaborazione con altre organizzazioni locali. Personalmente, da anni, organizzo concerti in occasione del mio compleanno, che cade il 18 gennaio, e tutto il ricavato viene destinato a opere di beneficenza. Questo denaro viene raccolto e donato a enti, associazioni o privati ​​in situazioni di emergenza. Nel corso degli anni, abbiamo sostenuto progetti per la ristrutturazione delle sale terapeutiche per i pazienti oncologici presso l’ospedale di Carpi e abbiamo supportato eventi benefici come il “Progetto Sarcoma” di Padova e il reparto di oncoematologia pediatrica dell’ospedale di Cona, in provincia di Ferrara, che hanno permesso l’acquisto di attrezzature per i pazienti oncologici. Il nostro primo evento si è svolto al Teatro Pandurera di Cento. Abbiamo raccolto fondi per una famiglia di Poggio Renatico, in provincia di Ferrara, con due bambini affetti da una malattia rara e degenerativa. Questi fondi sono stati trasmessi direttamente alla famiglia, poiché devono sostenere spese mediche considerevoli. Nel corso dell’anno, abbiamo organizzato altri eventi benefici, come la raccolta fondi per portare regali ai bambini ricoverati nell’unità di oncologia pediatrica con l’obiettivo di consegnare regali di Natale e calze della Befana. Questa iniziativa è stata pensata per portare un sorriso ai bambini e a chi lavora nei reparti di oncologia pediatrica. Inoltre, abbiamo mantenuto contatti con altre associazioni per collaborare in futuro su ulteriori progetti di beneficenza. Sono molto legato a queste iniziative a causa della mia malattia, una condizione neurologica degenerativa che mi colpisce dal 2017. Questo mi ha spinto a dedicare il mio tempo e le mie risorse a cause benefiche. Spero che queste iniziative possano fare una differenza positiva nella vita di chi ne ha bisogno e che possiamo continuare a sostenere questa causa con il nostro impegno.

Su Benedetta Zibordi

Autrice, copywriter, appassionata di musica, letteratura e fenomeni socio-politici, nella vita lavora nel campo della comunicazione come DMM e SEO specialist.

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