Oggi incontriamo Plato: artista eclettico nel panorama italiano, che già nel 1993 entrando in sala d’incisione, registra il suo primo singolo. Ma quello che scorre nelle vene dell’artista, oltre che la musica è la passione per Vasco Rossi, che lo ha portato a mettere su un tributo a Vasco ma soprattutto è un omaggio che lo stesso Plato li definisce “I Miei Ragazzi” e cioè quelli del bar.
Plato è definito il Vasco Rossi del sud perché ogni suo live è un vero evento musicale, un po come avviene con Vasco negli stadi, ecco perché la gente lo considera il “Vasco Delle Birrerie”.
Benvenuto Plato su La Gazzetta dello Spettacolo. Quando hai iniziato a cantare?
Era il 1988, gli anni secondo me più belli, della musica 80-90 quando si suonava nei garage, negli scantinati, si facevano le cosiddette “acchiappanze”, si festeggiavano i compleanni, le feste, si era felici e contenti. All’epoca, seguivo molto il Festival di Sanremo, mi facevo arrivare delle musicassette, delle basi musicali dalle case discografiche che presentavano i cantanti, per fare i primi live. Ricordo ancora che il mio primo concerto è stato un qualcosa di eccezionale perché suonavamo con due tavole, tipo quelle che utilizzano i muratori per fare i lavori, e barcollavamo la sopra . Sono state le esperienze più belle che ricordo con maggiore emozione, erano gli anni dove la musica si poteva ascoltare e sentire, gli anni d’oro della musica rock.
Che cosa ti piace della musica di Vasco Rossi e cosa ti ha spinto ad intraprendere questa esperienza?
Vasco lo considero come un grande fratello. Noi, della band,ci immedesimiamo molto nelle sue canzoni, in quanto lui racconta tutte le nostre storie, tutto quello che facciamo. Per me si tratta di un’adorazione musicale inspiegabile e quando lo eseguo dal vivo è come se le canzoni le avessi fatte io, perché nei suoi testi,i esprime tutte le emozioni che tutti noi abbiamo, la vita che viviamo, parlando di amore, di gioia, di affetto ma anche di dolore e di tutto ciò che proviamo nell’arco di una giornata. Appena ho un minuto libero, devo sentire un suo pezzo, altrimenti la giornata non va come dovrebbe andare. L’ho scelto proprio per questo motivo. Vasco non bisogna solo ascoltarlo ma bisogna andare ai suoi concerti, per vedere veramente chi è e per viverlo intensamente.
Come nasce il progetto del Tributo?
Il progetto è nato dieci anni fa. Di band ne ho avute tante a partire dal 1993 quando ho iniziato a suonare professionalmente. Con i “Credi Davvero” ho raggiunto la perfezione e il sound musicale perfetto. Questa band la considero la mia macchina rock . Quando suono con loro, io mi sento protetto.
Il nome lo abbiamo preso da una canzone che abbiamo scelto, sfogliando uno dei suoi album, uscì questo brano, che è rimasto fino ad oggi.
Se dovessi raccontarci un vostro concerto?
Suoniamo principalmente nelle birrerie, posti dove si può fare del rock. Non disprezzando assolutamente i contesti teatrali o altre situazioni ma personalmente preferisco suonare li, per l’effetto rock che si crea e per la vicinanza della gente.
I pezzi che preferisci?
I brani che io preferisco sono tanti: in primis, Alba Chiara è quello che facciamo sempre perché prendiamo proprio spunto da Vasco che finisce i concerti con questo brano. Anche Siamo Soli, essendo una bella ballata rock,è un altro pezzo che desidero eseguire spesso. Questi due sono quelli più gettonati nella nostra scaletta.
Che ci dici della tua band?
La band è formata da 5 ragazzi, Vincenzo Fiore alla batteria, uno dei primi elementi che sta nel gruppo fin dall’inizio mentre gli altri hanno lasciato per motivi di lavoro anche se siamo rimasti in contatto. Attilio , il maestro che ci guida professionalmente insieme ad Alfonso Conturso che sta al basso, Michele Terracciano e Vincenzo Colella alla chitarra. Quest’ultimi sono due chitarristi che io ho scelto, perchè molto affiatati e amanti del rock.
La mia è una band speciale che io considero una famiglia e ci frequentiamo anche al di fuori del palco.
Come festeggerete i vostri primi 30 anni di musica?
Mancano ancora 3 anni al nostro 30 esimo compleanno ma sto già lavorando ad un progetto grande da fare qui a Pozzuoli, la città dove viviamo. Vediamo se verso Dicembre, Gennaio si può fare musica senza restrizioni, perché fare rock vuol dire attirare gente dove canta, balla, si diverte .
C’è un sogno nel cassetto?
Il mio sogno è quello di fare un pezzo insieme a Vasco.
E hai mai conosciuto Vasco?
Lo abbiamo incontrato nel 2015 quando siamo stati a suonare nella sua città natale, Zocca in quanto siamo stati scelti come miglior cover band della Campania e quindi abbiamo avuto l’onore di cantare lì. In quell’occasione, non abbiamo parlato ma sappiamo che ci ha sentiti ed ha apprezzato molto la nostra musica.
La canzone che più vi rappresenta?
Il pezzo che ci rappresenta di più e che sento mio è Vivere una Favola,pezzo straordinario con cui all’inzio apriva i suoi live.