Soprano pura, Lucia Rubedo si concede anche al crossover perché dotata di una vocalità senza confini. Cremonese di nascita, si avvicina allo studio del pianoforte a nove anni.
Inizia gli studi del canto successivamente con il baritono Giuseppe Riva. Da lì, un percorso di profondo studio che continua ancora oggi, e che ha portato Lucia Rubedo fino a questo primo, intensissimo album: “Canto”, prodotto da Fabrizio Campanelli e dalla label Candle Studio di Milano. Nel disco è presente un brano inedito, che dà titolo al cd, con la musica dello stesso Fabrizio Campanelli (noto compositore con già all’attivo due nominations al premio David di Donatello) e dieci brani cover che sono entrati nella memoria collettiva: vere pietre miliari nell’ambito della musica da film, del musical e anche del pop.
Questo primo lavoro da interprete di Lucia Rubedo è in uscita nelle principali piattaforme e stores on line nei giorni in cui tutto il mondo celebra il centenario dalla nascita di Maria Callas. Se fosse un segno del destino? La Divina era solita dire:
“Quello che so fare è cantare, e penso forse che questo porti un po’ di bellezza nelle vite, faccia stare meglio le persone”. E Maria Callas è proprio il mito di Lucia.
Lucia Rubedo, ben trovata su La Gazzetta dello Spettacolo. La tua vocalità spazia dal lirico puro al crossover. Dove ti senti più a tuo agio? E quale è il tuo repertorio preferito (e gli interpreti) sia nel panorama classico che in quello più pop?
Sono nata “soprano” perché da sempre ho fatto solo studi classici. Quando il mio produttore, Fabrizio Campanelli, mi ha proposto di fare un album di incontro tra musica classica e pop, all’inizio ero un po’ dubbiosa, perchè io non avevo mai studiato canto pop, che ha tutt’altra impostazione rispetto al canto lirico.
Abbiamo lavorato insieme, ed i suoi consigli hanno incontrato e rispettato sempre la mia persona, la mia voce e il mio lato artistico. Mi ha supportata e soprattutto “sopportata” tutte le volte che ho avuto momenti di sconforto, guidandomi con tanta pazienza ed aiutandomi nella ricerca delle mie emozioni. Non ultimo, è stato capace di assecondare i miei tempi. Grazie a Fabrizio ho potuto scoprire e imparare a capire ciò che può esaltare ancora di più la mia espressività. Ho avuto l’occasione di sperimentare anche un genere tutto nuovo per me, il crossover, che mi ha dato l’opportunità e la libertà di aggiungere alla tecnica del canto lirico un canto nuovo, più libero dai canoni della musica classica, che mi ha consentito di sentire ed esprimere pienamente le mie emozioni. Ogni brano del disco è diventato, così, unicamente mio. Tutto il lavoro che abbiamo svolto in studio è stato un viaggio meraviglioso. Prima nella ricerca, e poi nella scoperta di una mia nuova identità artistica che amo continuare ad approfondire ogni giorno e che piano, piano sento sempre di più vestirmi alla perfezione. Quando ami veramente una cosa la ami in tutto… e io amo tutta la musica! Il mio idolo, chiedete? Beh, Maria Callas per quanto riguarda la musica classica. Ricordo che un Natale ho ricevuto in regalo dai miei nonni il cd “Casta Diva” ad opera della Callas, ed è stato amore al primo ascolto. Per quanto riguarda la musica pop, invece, amo da quando ero bambina Fabrizio De Andrè. Trovo che abbia scritto vere e proprie “poesie in musica”.
Hai già esperienze di concerti all’estero. Qual è il tuo sogno nel cassetto?
Nel 2017 ho ricevuto il Premio del Pubblico ad un concorso in Svizzera, e grazie a quel concorso ho conosciuto lì un manager giapponese che mi ha portato in Giappone per una serie di concerti: a dicembre 2018 a Tokyo, poi ad ottobre 2019 a Chicago.
Il 5 gennaio di quest’anno mi sono esibita in Serbia, a Naissus, cantando al Tradizionale Concerto di Capodanno in diretta nazionale, accompagnata dalla Serbian Philarmonic Orchestra diretta dal Maestro Zoran Andrić. Tante le esperienze lavorative finora fatte, ma ancora di più quelle che hanno segnato il mio cuore. Sostengo sempre che la Musica sia il dizionario dei Sogni. Ad ogni viaggio di lavoro sono sempre partita molto preoccupata, con la paura di non essere capita o apprezzata, pensando alla differenza di linguaggio, di cultura, di tradizione… ma ogni volta per fortuna la musica è riuscita a sorprendermi.
Il mondo delle sette note è un linguaggio universale, e credo che ovunque arrivi riesca a far sognare tutti, quindi alla domanda sul mio sogno nel cassetto ci tengo a sottolineare che grazie alla musica sono già riuscita a portare il mio cuore ovunque. La musica supera ogni confine, e sinceramente non ho un posto preciso in cui desidero andare un giorno a cantare. Che sia Australia o Sud America, non importa dove canterò in carriera, perché il mio obiettivo principale è arrivare in qualsiasi modo e luogo al cuore di chi mi ascolta.
I progetti per il 2024 di Lucia Rubedo?
Sicuramente abbiamo in programma concerti, anche perché questo album rappresenta una base importante di presentazione per un nuovo progetto, probabilmente con canzoni originali. Intanto mi godo il momento positivo, che è un piccolo punto di arrivo e allo stesso tempo un grande punto di partenza.