Mita Medici
Mita Medici

Mita Medici: c’è sempre qualcosa da scoprire

Una persona più che piacevole Mita Medici, incontrata in occasione del podcast, “Appassionatamente Mita”, da lei fortemente voluto.

Un monito sulle scritture di un tempo, sul non dimenticare l’importanza della scrittura a mano e, in più, attimi di vita vissuti da Mita, presente attualmente anche in “Vita da Carlo 2”, così come nel prossimo film di Sorrentino.

Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo, Mita Medici. Affrontiamo un breve excursus a ritroso sulla tua carriera. Un primo film per la regia di Enrico Maria Salerno, “Estate”, poi “Canzonissima”, l’America e tanto di più.. Che ricordi hai di quel periodo, dei tuoi esordi, della Mita Medici ragazza?

Ho dei ricordi bellissimi e lo diventano sempre più! Credo di essere stata fortunata nel poter vivere un periodo così bello, come sono stati gli anni sessanta e settanta, in cui ho avuto l’occasione di capire, sentire, un processo legato ad un tentativo di cambiamento vero, in una società che stava sempre più ‘invecchiando’. La parte musicale, artistica, faceva il suo, attuando una propria rivoluzione, così come era importante il “Piper”, un luogo che ci consentiva di scambiarci forti emozioni, evoluzioni, momenti di crescita. È così nata la mia voglia di potermi esprimere tramite il ballo, il movimento, così presi parte al film di Enrico Maria Salerno, “Estate”. Una trama forte, insieme a dei grandissimi professionisti a cui ebbi modo di ‘rubare’ il sapere. Un cambiamento radicale di vita, a cui devo tanto e che oggi mi ha portata ad essere qui.

Una carriera, appunto, densa di significato ma, a tuo avviso, ci sono stati dei no di cui, con il senno di poi, ti sei pentita?

Sicuramente qualcosa può aver modificato il reale indirizzo della mia carriera ma, a suo modo, altro ha poi contribuito a riportarmi in carreggiata. Prima di prendere parte ad un lavoro importante, era nell’aria l’idea di collaborare con Jannacci e Cochi e Renato, un progetto inizialmente teatrale che avrebbe poi dovuto trasformarsi in qualcosa di televisivo, in un secondo momento. Un qualcosa di mai definito per cui poi decisi di dare ampio spazio a Garinei e Giovannini con “Ciao Rudy”. All’epoca ero già nota, ricercata, perchè avevo preso parte a film e situazioni teatrali e, successivamente, vi fu l’America, un altro importante traguardo.

Tanti gli amori che hanno costellato la tua vita così come i ricordi di anni bellissimi, anni di importanti successi. Chi e cosa ricordi con maggiore affetto e piacere?

È sempre difficile parlarne per via del fatto che l’amore è qualcosa di importante, meraviglioso, ma anche impegnativo. È quasi leggenda, ormai, la storia con Franco Califano, con cui sono stata benissimo, ed altri ce ne sono stati e continuo a portarli nel mio cuore. Sergio Rubini, Panatta, persone che ricordo con affetto, a cui devo tanto.

Un tempo hai interpretato una mamma psicologa in una nota soap opera di Rai 3, Un Posto al Sole, per poi passare, per un breve lasso di tempo, a “CentoVetrine”, per Mediaset. Cosa ti hanno ‘regalato’ quei ruoli, il poter vivere il ‘quotidiano’ di un set e i colleghi, di giorno in giorno?

Un Posto al Sole fa parte degli amori della mia vita. Entrai come guest, sin dall’inizio, felice di poter supportare un prodotto che aveva bisogno di una forza maggiore, per un progetto rivoluzionario. Sono in tanti, ancora oggi, a chiedermi di un ritorno e, chissà, mai dire mai. Stesso discorso, legato agli inizi, per “CentoVetrine”, realizzata in quel di Torino, in cui ho espressamente richiesto di ‘sparire’ subito per impegni teatrali, visto il nostro essere girovaghi, per mestiere. Ad ogni modo due palestre di vita importanti, incontrate lungo il mio percorso. In Un Posto al Sole, inoltre, ho tantissimi amici, persone che vivo nel quotidiano con immenso piacere.

Sei molto presente sui social, tra ricordi, aneddoti, consigli. Cosa ne pensi di questo mezzo e, a tuo avviso, cosa dovrebbe trasmettere?

Potrebbe trasmettere tante cose utili o comunque capaci di far crescere ogni essere umano. Se usato con leggerezza, senza superficialità alcuna, potrebbe davvero lanciare dei messaggi positivi. Credo, nel mio piccolo, di essere una persona attendibile, credibile, e credo sia questo a mancare proprio oggi. Divertirsi, vivendo intensamente le cose, lanciando messaggi reali, predisposti al bene.

“Appassionatamente Mita” ci trasporta in un viaggio attraverso alcune letture legate ai grandi della storia. Cosa puoi svelarci a riguardo, Mita?

Il podcast è voce e contenuto, motivo per cui mi è stato proposto, legato a quelle che sono alcune letture caratterizzate dai grandi della storia. L’inizio è stato con Napoleone, per poi passare a Simenon e Fellini e tanti altri ancora ce ne saranno, come Peppino De Filippo ed Eduardo, in un botta e risposta, poi la lettera di Leonardo che scrive al Duca di Milano. Qualcosa di bellissimo, la scrittura, che ti porta in una dimensione privata, intima e ponderata di una persona. Un lavoro che mi ha appassionato molto e che giungerà poi ad una seconda fase in cui leggerò delle lettere ricevute in un periodo di lavoro intenso, con una successiva terza fase, addirittura, in cui sarò io a chiedere di scrivere delle lettere da poter poi ricevere. Tutto è nato dal desiderio di voler recuperare le cose ‘perdute’, senza dover cedere per forza di cose alla modernità perchè non sempre è migliore di ciò che c’era prima.

Dove potremo vederti prossimamente?

Sono ne “Vita da Carlo 2”, al fianco di Carlo Verdone. Con Carlo ci conosciamo da sempre, avendo anche la stessa età ed avendo condiviso insieme il “Piper”. Sarò, inoltre, nel nuovo film di Paolo Sorrentino, attualmente al montaggio, e tanto teatro ancora ci sarà nel mio futuro.

Mita Medici che bilancio ne trai, ad oggi, di questo viaggio chiamato ‘vita’?

Un bilancio più che positivo perché sono consapevole di avere avuto tanto e di essere stata anche molto fortunata. Una fortuna che sono andata anche a cercare in giro per il mondo, incontrando persone straordinarie perché, al di là di tutto, l’essenza della nostra vita sono i nostri incontri. Motivo per cui invito tutti a viaggiare, a non chiudersi nel proprio piccolo mondo.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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