Francesca Valtorta. Foto di Alessandro Rabboni
Francesca Valtorta. Foto di Alessandro Rabboni

Francesca Valtorta: un allegro ritorno al cinema

Ritrovare l’attrice Francesca Valtorta è sempre un piacere, vuoi per la solarità, vuoi per i modi che la contraddistinguono. L’occasione è legata al nuovo film che ha per protagonisti Pio e Amedeo, nelle sale dallo scorso 28 dicembre, “Come può uno scoglio”, per la regia di Gennaro Nunziante, di cui Francesca fa parte.

Ben ritrovata su La Gazzetta dello Spettacolo, Francesca Valtorta. Sei nelle sale cinematografiche con “Come può uno scoglio”, film per la regia di Gennaro Nunziante con Pio e Amedeo. Cosa puoi dirci a riguardo?

Un film che ho accettato con piacere per via del fatto che Pio e Amedeo, il regista Nunziante compreso, hanno saputo riportare sullo schermo una comicità che conosciamo bene ma differente dai loro soliti show e programmi. Una sorta di viaggio di formazione, di questi due protagonisti, così come tutti gli altri partecipanti, me compresa, che porterà ad un cambiamento, al di là della risata. Ci sono dei valori a sorreggere questo film, la storia di Pio, mio marito nella pellicola..

Come hai vissuto il set, il loro vivere sempre all’insegna della battuta, dell’ironia?

Benissimo! Non era del tutto scontato sentirsi a proprio agio, vista la loro unione, il conoscersi da trent’anni e più. Invece, devo dire, ho scoperto due persone meravigliose, soprattutto umanamente, capaci di coinvolgerci anche nella promozione del film, cosa non del tutto scontata visto che il film era il loro. Hanno saputo, inoltre, supportarmi in ogni situazione, così come il resto del cast.

Francesca Valtorta con Pio D'Antini nel film Come uno scoglio
Francesca Valtorta con Pio D’Antini nel film Come può uno scoglio

Quali consensi hai, invece, raccolto da parte del pubblico presente in sala?

Il pubblico è stato molto accogliente e aperto anche nei nostri confronti. Si temeva che il cinema fosse un po’ ‘morto’ dopo il lockdown e l’avvento delle varie piattaforme, invece no. Sono tornata indietro nel tempo alle prime pellicole a cui ebbi modo di prendere parte, “Baciami ancora” e non solo, ed è stato bellissimo!

Se di pubblico si parla, lo scorso anno hai avuto modo di vivere una forte esperienza a contatto con le tavole del palcoscenico, ne “Caravaggio”. Cosa ricordi con maggiore piacere, Francesca Valtorta?

Siamo in procinto di riprendere la tournée dal Lazio, per poi toccare Torino, la Puglia e non solo.. Concluderemo poi al Ghione di Roma, a marzo. Un’esperienza davvero meravigliosa un ritorno all’amato teatro, ai corsi a cui prendevo parte da ragazza, qualcosa di bello, di cui avevo davvero bisogno. Questo spettacolo, a suo modo, ha rappresentato un primo vero ruolo da protagonista con al mio fianco Primo Reggiani e Fabrizio Bordignon. Un qualcosa a cui tengo molto e che spero di poter portare avanti parallelamente alla macchina da presa, senza predilezione alcuna, per via delle differenti emozioni che sanno regalarmi.

A tal proposito, cosa pensi manchi al tuo vissuto artistico?

Sarei felice di poter interpretare un ruolo realmente esistito, come capita ne “Caravaggio”, con Lena, seppure si abbiano poche notizie su di lei. Sarebbe interessante effettuare un lavoro di studio non poco importante su un personaggio come la Merini, ecco, cosa realizzata da alcune colleghe. Questo manca al mio attuale vissuto lavorativo.

In una delle nostre prime interviste abbiamo avuto modo di parlare della tua passione per il vino e, da qualche tempo, ha preso vita il “Vinificio”, di cui sei socia..

Sono felicissima perché questa mia passione mi ha portata a diventare d’apprima sommelier e poi parte del “Vinificio”, questo perché amante dei vini naturali. Un qualcosa a cui tengo molto, non solo un hobby, una vera e propria passione, un investimento importante, un punto di riferimento sicuro, da un punto di vista psicologico ed economico.

In conclusione, Francesca Valtorta posso chiederti cosa ci riserverà il tuo lavoro?

Riprenderà, come dicevamo poco fa, la tournée in teatro e poi sarò presente nell’opera prima di Michela Giraud, verso aprile.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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