Francesca Valtorta

Francesca Valtorta: c’è tanto di me nei personaggi che porto in scena

Incontriamo oggi la bravissima attrice Francesca Valtorta, tra i protagonisti della nuova fiction di Raiuno, “Fino all’ultimo battito”, per la regia di Cinzia Th. Torrini.

Una trama intensa, costellata di forti sentimenti e intrisa di grande significato, che porterà lo spettatore a riflettere su quanto ci si possa spingere oltre i propri limiti, soltanto per salvare la vita di una persona cara. Un incontro, quello vissuto con Francesca, caratterizzato da piacevoli scambi di idee, di cui ringraziamo, ancora una volta, l’artista.

Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo a Francesca Valtorta. Come stai?

Sto davvero bene! Vivo un bel periodo, legato al fatto che la lavorazione di “Fino all’ultimo respiro” sia stata realizzata in un momento delicato, vista la situazione pandemica che viviamo ancora oggi. Oserei definire tutto ciò un privilegio, sia dal punto di vista umano che professionale. Mentre tutti gli altri erano relegati in casa, noi vivevamo le riprese della fiction insieme, in hotel. Questo lavoro ha quindi significato tanto, sotto molti punti di vista.

Avrete di certo avuto modo di sostenervi a vicenda..

Assolutamente si! Vivevamo in una bolla, un qualcosa di irreale, ed eravamo sotto stretto controllo, eseguendo anche più tamponi a settimana. Segregati, al sicuro, ma insieme e con possibilità di interazione, essendo appunto certi di non avere timore di contagio. Ci fermavamo a pensare a quanto fossimo fortunati, in un certo senso, avendo la possibilità di cenare in hotel, di vivere una quasi normalità.

Sei su Raiuno nella fiction, “Fino all’ultimo battito”, ad opera di Cinzia Th. Torrini. Ti andrebbe di parlarci del tuo personaggio?

Interpreto la Dottoressa Cristina Basile, cardiochirurgo e collega del protagonista, interpretato da Marco Bocci, che ho avuto il piacere di ritrovare dopo Squadra Antimafia. Il mio personaggio, come tanti altri, verrà trainato nelle scelte del protagonista che, per salvare la vita di suo figlio, sarà costretto a compiere un qualcosa di scellerato, ossia iniettare un vaccino influenzale ad una ragazza in attesa di trapianto, per far passare primo in lista d’attesa il bambino. La domanda è, fino a che limite ci si può spingere pur di salvare la vita di una persona cara? Conseguenze delicatissime, pericolose che, inevitabilmente, toccano la vita di tutti. Il mio personaggio, come avrete già visto nella prima puntata, viene rapito proprio a causa di tali azioni.

Francesca Valtorta. Foto di Federica Di Benedetto
Francesca Valtorta. Foto di Federica Di Benedetto

Ti rivolgo la stessa domanda: fin dove ti spingeresti pur di salvare la vita di una persona cara?

Sarei pronta a qualsiasi cosa, dal punto di vista razionale. Di certo sarei pienamente nei panni del nostro protagonista, il Dottor Diego Mancini. Per proteggere la vita di mia madre farei di tutto! Non è una cosa positiva e nemmeno posso davvero dirti che lo farei, ma ora come ora, ti dico di si. In fin dei conti, quanto è giusto fare una scelta del genere? Si tratta di una scelta rischiosa e per la propria persona e per chi ci è intorno. La fiction è davvero bella, legata anche ai sentimenti, ma credo sia la prima serie che si concentra davvero su una questione etica di questo genere. Una storia d’amore forte, viscerale, tra un padre e un figlio. Non si può che essere combattuti tra il pensarla come il protagonista o diversamente. Cosa avremmo fatto al suo posto? Io forse agirei come lui, ma sarebbe comunque un bene? Domande più che lecite.

Quanto c’è di Francesca in ogni ruolo interpretato?

Tantissimo! Spesso si tende a portare in un determinato ruolo qualcosa del proprio carattere, anche senza accorgertene. In particolare, mi riferisco a Rachele Ragno, interpretata in “Squadra Antimafia”. In tal caso si parla di una mafiosa, di una donna capace di uccidere, e ricordo che durante la scena di una sparatoria, tirai fuori una tale energia, così inaspettata, da non pensare di poterla avere. Renato De Maria, il regista dell’epoca, mi si avvicinò per chiedermi da dove provenisse quel cambiamento. Quel ruolo, nella giusta maniera, mi ha dato quindi modo di sfogare dei lati caratteriali, canalizzandoli al servizio del personaggio.

Cosa ti ha spinto ad intraprendere la strada della recitazione?

La mia è stata una scelta automatica, creatasi per caso. Il teatro per me era un puro hobby, un qualcosa iniziato davvero per caso. Il fatto di realizzare bene una scena, un monologo, mi rendeva felice e mi appagava molto più che nel prendere un buon voto a scuola o, conseguentemente, all’università. In maniera naturale, successivamente, è avvenuto un incontro con un ragazzo, iscritto al centro sperimentale, che mi avvicinò per chiedermi di prendere parte ad un cortometraggio. Attraverso questo incontro, e la realizzazione di questo corto, ha avuto inizio la mia carriera da attrice. Chiamiamolo pure destino!

Un sogno nel cassetto di Francesca Valtorta?

La sola idea di continuare questo lavoro, a vita, rappresenta per me un sogno nel cassetto, essendo soggetto a variabili che sono spesso al di fuori dal nostro controllo. Il fatto di essere qui con te a parlare di questo lavoro appena uscito, è motivo di gioia. Nel frattempo, ti dirò, sono anche diventata sommelier, costruendomi una rete di protezione intorno. Se potrò continuare per i prossimi anni a vivere di questo lavoro, sarà già di per sé il mio sogno nel cassetto.

Come descriveresti il periodo che stai vivendo?

Sento di essere in apnea. Sto affrontando un lavoro di analisi, legato ad una consapevolezza di cui prima non avevo coscienza. Oggi so bene che il proprio equilibrio interiore dipende soltanto dalla nostra persona, costruendo un’identità salda, al di là di ciò che ci circonda. Il passaggio successivo, è quello di metterle in pratica, cercando intorno a me una mia reale dimensione. Spero di trovare la strada giusta, in questa ultima fase di ricerca in cui, al momento, sento di essere ancora sospesa.

Chi è Francesca Valtorta nella vita di tutti i giorni e quanto è riuscita a realizzare di quei sogni che aveva da ragazza?

Sono una vera trottola! Mi viene difficile restare ferma, benché sia consapevole che avrei anche bisogno di fermarmi. Mi sento sempre alla ricerca di qualcosa, e questo può essere stimolante, ma allo stesso tempo mi porta a pensare di essere irrequieta e “incapace” di vivere ciò che mi circonda con la giusta tranquillità. Come dicevo poc’anzi, sono diventata una sommelier, quindi prendo parte ad una serie di attività connesse a questo ambito. Domani, ad esempio, partirò per la Franciacorta per realizzare un lavoro con la Berlucchi e, da poco, sono in una nuova casa enorme. Tanti provini a cui prendere parte, dopo un’estate piena, divertente, ma settembre ci riporta alla realtà, ai tanti obiettivi da raggiungere, sperando venga fuori qualcosa di bello per questo nuovo anno.

Vi è un personaggio che avresti voglia di poter portare in scena?

Avrei piacere di interpretare un personaggio realmente esistito, seguito da un lavoro di studio, davvero stimolante.

Progetti futuri?

Ho preso parte ad una nuova fiction che andrà in onda prossimamente, “Più forti del destino”, che prende spunto dalla serie Netflix, “Destini in fiamme”, ad opera di Alexis Sweet. Si continua a fare provini e continuo i miei progetti legati al mio essere sommelier. Per il resto, vedremo cosa mi riserverà il futuro!

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