Valentina Corti
Valentina Corti

Valentina Corti: felice di potermi mettere alla prova

Insieme a Valentina Corti per parlare della sua nuova esperienza ne “Anima Gemella”, nuova fiction di Canale 5, del ritorno in teatro con “La Bella e la Bestia” e di altri, importanti, progetti anche a livello cinematografico.

Un futuro più che roseo, per una Valentina sempre solare, più che disponibile, sempre più innamorata del suo lavoro, del bello che la vita può offrirle.

Ben ritrovata su La Gazzetta dello Spettacolo, Valentina Corti. Come stai?

Molto bene, grazie! Sono appena rientrata dalla lavorazione di un film realizzato tra Roma e Budapest, a breve riprenderemo con “La Bella e la Bestia” in teatro, per poi affrontare anche un nuovo spettacolo teatrale su Dottor Jekyll e Mister Hyde. Insomma, tanta carne al fuoco..

Cominciamo con il parlare di “Anima Gemella”, la nuova fiction di Canale5 di cui abbiamo potuto vedere una prima puntata, del tuo ruolo e di come ti sei preparata ad affrontarlo?

La mia Adele vive attraverso i flashback vissuti da Carlo, il personaggio interpretato da Daniele Liotti, e risulta, in tal modo, difficile poter ricostruire, almeno inizialmente, il suo reale background. Si scoprirà poco a poco il perchè del loro sentimento, interrotto da una malattia, diventata poi tormento per il protagonista. Una situazione che tende a ribaltarsi nel momento in cui Carlo sta per sposarsi una seconda volta. Una medium, difatti, porterà alcuni dubbi nella vita del protagonista portandolo a comprendere che vi è un mistero legato alla morte di lei, scomparsa in giovane età. Il mio intento, insieme a Daniele stesso, era quello di ricostruire la vita del mio personaggio nella quale l’amore per il marito era centrale, davvero fondamentale. Un lavoro svolto in maniera ‘pura’, mostrando sfumature differenti a quella che è stata la relazione vissuta in seconda battuta con la ‘quasi nuova’ moglie.

Un ruolo, quello legato alla malattia, che hai già avuto modo di affrontare, proprio come accadde ne “Un Medico in Famiglia” con la tua Sara Levi..

Un ruolo, si, molto importante, un bagaglio emotivo interessante.

Valentina, come sono stati i rapporti con i tuoi colleghi di set?

Con Daniele Liotti si è nuovamente creata l’alchimia che vi era ai tempi di “Un figlio di nome Erasmus”, del 2019. Potrei dire lo stesso del resto del cast con cui si è creato un clima davvero familiare, anche per via del fatto che la maggior parte delle riprese è stata realizzata fuori città. Un rapporto di fiducia si è creato anche con il regista Francesco Miccichè, vuoi per la calma che ci ha trasmesso, la professionalità, la dolcezza con cui ha saputo dirigerci.

Soffermandoci sulla televisione, sulla serialità, che ricordo hai dell’esperienza abbastanza recente vissuta ad “Un Posto al Sole”, nota Soap di Rai3?

Parliamo di una serie vista da tantissime persone, così come da me, da mia mamma, da quando ebbe inizio. Ho avuto la sensazione, ‘crescendo con loro’, di vivere il tutto come qualcosa di straordinario, di bello, sensazione avuta anche sul set di “Un Medico in Famiglia’, a suo tempo. Ero spaesata, vogliosa di essere finalmente ‘in scena’ ma, allo stesso tempo, divertita dalla situazione. Un ingranaggio dove tutto scorre perfettamente, sincronizzato al millimetro, all’interno degli studi Rai di Napoli. Mi sentivo al mio primo giorno di scuola, con la prima convocazione alle 5.30 del mattino. Ho lavorato benissimo con il collega Alberto Rossi, con ritmi davvero pazzeschi, ma un clima rilassato, leggero, seppure sia stata un’esperienza breve, significativa.

Cosa puoi dirci invece di Napoli, della realtà vissuta in quelle settimane?

Napoli è un pezzo di cuore! Ho avuto modo di girare, prima ancora di “Un Posto al Sole”, il film “A Napoli non piove mai”, di e con Sergio Assisi e, sin da allora, ho vissuto un’atmosfera che non vivi ovunque. Lavorare in quella città è un vero regalo, un modo per dare uno stop alle riprese e ritrovarti a passeggiare al mare, tra i vicoli, assaggiando ogni cibo possibile.

Valentina, ci accennavi al ritorno in teatro con “La Bella e la Bestia”, nuovamente al fianco di Alessio Chiodini..

Si, la squadra è rodatissima, composta ancora una volta da me, Alessio Chiodini e Giovanni Pelliccia. Una novità ci accompagnerà quest’anno, a partire dalle date in Trentino, sempre in dimore storiche, con un format di altre favole gotiche che si aggiungono a “La Bella e la Bestia”, ossia “Dottor Jekyll e Hyde”, tratto proprio dal romanzo di Dottor Jekyll e Mister Hyde. Dopo di ciò sarà la volta di “Paolo e Francesca” e non solo, contenti di questo futuro debutto.

Valentina Corti, sei felice di ciò che, sino ad ora, hai avuto modo di poter concretizzare?

Ho avuto modo, negli ultimi tempi, di tornare a lavorare in televisione, al cinema ed anche in teatro e non posso che esserne felice. Faccio il lavoro che amo, in dimensioni diverse, con un contatto diretto con il pubblico, godendomi anche una lunga serialità, creando legami importanti, unici, sui set. Ho avuto modo, inoltre, di partecipare come protagonista ad un film autoriale, non potrei che esserne soddisfatta e spero di poter continuare a dividermi in queste dimensioni che tanto amo.

Cosa puoi anticiparci, nei limiti del possibile, su questo nuovo film che ti vedrà protagonista?

Il film sarà al cinema, orientativamente, tra febbraio e marzo del 2024, distribuito a livello internazionale, tra l’altro, perché sequel di un film cult degli anni ’80, “Antropophagus”. Il titolo del nostro film, in cui interpreto la protagonista Anna, si intitola, invece, “Antropophagus le origini”, e svela, per l’appunto, le origini della protagonista. Un’esperienza fortissima, per una vicenda drammatica legata ad un thriller psicologico a sfondo horror, con scene forti anche fisicamente. Sono stata felice di potermi mettere alla prova in questo ruolo e ringrazio, per questo, il regista Dario Germani. Un’esperienza che difficilmente dimenticherò!

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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