Ama definirsi un semplice “operario” dello spettacolo, l’attore, doppiatore e regista, Michele Di Mauro. Una persona al servizio di questo bellissimo mestiere, che ben presto avremo modo di ritrovare in uno spettacolo importante, “Concerto per Vitaliano Trevisan – Oscillazioni” e “Solo Rh”, di cui ne cura anche la regia.
L’appuntamento con Di Mauro, dunque, è per questo 22 agosto, alle 21.00, all’interno del Ginesio Fest, nelle Marche. Un’intervista, motivo per cui ringraziamo Michele, gentile, schietta, degna di nota.
Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Michele Di Mauro. Come stai?
Sto bene! Sono a San Ginesio per effettuare, insieme a Franco Visioli, il musicista che mi accompagnerà in questo spettacolo, un po’ di lavoro preventivo. Siamo, dunque, sul luogo del delitto (ride), previsto per questo lunedì 22 agosto, in auditorium. Due monologhi, quelli su cui stiamo lavorando, pubblicati da Einaudi, di Vitaliano Trevisan. Siamo nella saletta di un albergo, in questo preciso momento, insieme ad un altro collega, l’attore Christian La Rosa, che sta aiutandoci a registrare alcuni pezzi presenti nel testo.
Volevo appunto chiederti di parlarci di questo spettacolo, “Concerto per Vitaliano Trevisan – Oscillazioni” e “Solo Rh”. Cosa puoi anticiparci?
Lo spettacolo nasce da una proposta di Leonardo Lidi, direttore del Ginesio Fest che, a suo modo, ha voluto omaggiare proprio Vitaliano Trevisan, scomparso recentemente. Al contempo, questo spettacolo è anche un modo per portare ancora più in auge un drammaturgo, autore e non solo, che non ha avuto il successo che meriterebbe. Non tutti sanno che Trevisan è anche un traduttore, saggista e quanto altro, a tuttotondo. Quando lo si capirà, forse, avrà davvero ciò che merita. I due monologhi che porteremo in scena sono accomunati dalla potenza creativa di Trevisan che ci parla di una realtà cruda, degli anni passati, che tendono a creare un certo effetto nel leggerli. Sembra quasi che, all’interno della sua scrittura, vi sia una previsione di ciò che sarebbe stato. Un vero e proprio raccoglitore, Trevisan, di una forte esistenza di provincia. Proprio per questo motivo, uno dei due testi avrà una collocazione legata al periodo finale degli anni ’80, sino a parlare dei primi anni ’90.
Il tuo, al Ginesio Fest, è un felice ritorno, dopo il premio ricevuto lo scorso anno.
Si tratta sempre di una forte emozione, specie se caratterizzato da una giuria di qualità. Sono stato felice di incontrare Remo Girone, Solari e tutti coloro che sono stati presenti. Un premio d’arte per gli attori, al momento, è raro poterlo avere, quindi non posso che esserne stato felice, appagato.
Se di teatro si parla, quanta gioia c’è nel poter ritrovare il pubblico dopo una pandemia così forte e inaspettata?
Non sarò di certo il primo a dirlo, ma riprendere a fare spettacoli, così come è accaduto con “Le sedie”, quest’anno, mi ha invaso di una forte emozione. Anche all’inizio, lo scorso anno, seppure con un pubblico ristretto, mi ha comunque reso felice. Non si tratta di numeri, ma di potersi semplicemente ritrovare, nello stesso luogo, nello stesso tempo, in comunione.
Michele Di Mauro sei attore, regista e doppiatore. Quando hai capito che la recitazione, lo spettacolo, era la giusta strada da perseguire?
Ho cominciato come musicista, per poi passare al teatro grazie ad incontri fortuiti. Ho imparato tutto sul campo, senza affrontare alcuna scuola, semplicemente ho appreso sul campo. Amo definirmi un semplice operaio dello spettacolo, proprio perché mi piace poter stare sul campo in maniera anche, se vogliamo, politicamente scorretta.
Un personaggio che ti è rimasto particolarmente nel cuore e che, a tuo avviso, avrebbe ancora da dire qualcosa?
Senza riflettere troppo sul passato, ti parlerò di un centenario impersonato ne “Le sedie”, l’ultimo spettacolo teatrale portato in scena. Questo ruolo, in qualche modo, mi è più vicino per il modo che ha di raccontarsi, di parlare di una lunga storia d’amore che durava da una vita.
Se ti chiedessi, invece, di parlarmi di un personaggio che non hai ancora avuto modo di impersonare?
Sparo, brutalmente, un nome: Riccardo III! Porterei in scena, dunque, Shakespeare. Sarebbe proprio come farsi la doccia, come diceva Orson Welles. Si ha sempre bisogno di Shakespeare.
Chi è Michele Di Mauro e quali sono i suoi sogni, le sue reali passioni, al di fuori dal set?
Mi piace comprare vestiti, anelli, occhiali da sole. Diversamente, non mi piace viaggiare, preferirei restare in un posto aspettando che sia il mondo a venire da me. Mi piace, inoltre, guardare la televisione ed amo il calcio. Sono un tifoso juventino e so già che chi leggerà penserà che un difetto dovevo pur averlo, ma va bene così.
Se di futuro parliamo, cosa puoi anticiparci?
Ci sono cose importanti, di prossima uscita, come “Call My Agent”, “I delitti del BarLume” e “Non morirò di fame”.