Tiziana Prina racconta Un prezioso francobollo rosso e L’isola degli sciamani

Tiziana Prina ci racconta “Le Assassine”

Incontriamo oggi l’editrice Tiziana Prina, che ci racconta “Un prezioso francobollo rosso” di Auguste Groner e “L’isola degli sciamani” della bestsellerista Kim Jay: le ultime uscita editoriali de Le Assassine, rispettivamente per la collana Vintage e Oltreconfine.

Tiziana Prina, bentornata su La Gazzetta dello Spettacolo. Catapultiamoci subito in Oriente con Kim Jay, scrittrice, sceneggiatrice e vicepresidente dell’associazione degli autori di romanzi polizieschi in Corea. Come si è guadagnata il titolo di bestsellerista?

Premetto che è stato un po’ difficile ottenere una biografia approfondita dell’autrice che parla solo coreano e anche i siti a lei dedicati sono in questa lingua: ciò per far capire come sia difficile e lontana quella cultura. A parte quanto hai già menzionato, posso però aggiungere che i suoi romanzi storici ambientati nella Seoul degli anni Venti, dove compare il personaggio del detective Gyeongseong, hanno vinto il Gran Premio della letteratura poliziesca, e che i suoi romanzi godono in Francia di notorietà grazie alla casa editrice Matin calme.

Anche la Groner, però, ha avuto grossi riconoscimenti, vero?

Auguste Groner è una scrittrice austriaca del primo Novecento e in area tedesca era all’epoca più letta e conosciuta di Sherlock Holmes, il che non è poco. In Germania è ancora un nome per gli appassionati di letteratura gialla, soprattutto vintage, e infatti ogni tre anni un gruppo di gialliste dà, come riconoscimento alla miglior scrittrice contemporanea del genere, una statuetta, la Goldene Auguste, in omaggio proprio a lei.

Tiziana Prina partiamo dalla trama di “Un prezioso francobollo rosso”: dove ci porta e cosa ci racconta l’autrice?

L’autrice ci porta nell’Impero asburgico e ci presenta un detective, che tra l’altro comparirà anche in altri suoi romanzi: si tratta di Joseph Mὔller alle prese con un caso di omicidio che coinvolge la piccola nobiltà austriaca e alla cui risoluzione contribuirà proprio un prezioso francobollo rosso, ovvero il rote Merkur, un francobollo molto raro usato all’epoca. A tal proposito mi diverte ricordare che un sito e una rivista filatelica hanno dedicato una recensione al nostro libro. Al di là di questo, grazie alla scrittrice possiamo fare un viaggio in un’altra epoca e in un mondo che spazia da Vienna ai Balcani a Trieste. Ma questo viaggio nel passato riguarda anche i comportamenti, le abitudini di quella società e, per quanto riguarda il detective, il suo approccio al caso. Non disponendo dei moderni strumenti, lui lavora infatti sulla deduzione e l’osservazione per arrivare alla soluzione del crimine. 

E Kim Jay, invece, che tematiche tratta?

Per L’Isola degli sciamani l’autrice ci propone due aspetti opposti ed entrambi interessanti del suo Paese, la Corea del Sud. Da una parte ci fa conoscere gli hikikomori, frutto di una civiltà tecnologica, che isola gli individui e li porta a rinchiudersi in una stanza. A questo proposito Seoul, una città modernissima e ipertecnologica, sembra l’ambiente giusto per affrontare i discorsi sull’uso distorto dei social e su come una grande città porti a vivere in modo isolato e anonimo chi vi abita. Come contraltare a questa prima parte del libro, Kim Jay ci porta su un’isola remota e misteriosa, dove continuano a sopravvivere le antiche tradizioni, come appunto quella degli sciamani. Insomma grazie all’autrice, attenta osservatrice della realtà coreana, possiamo attraverso questa storia penetrare un po’ nella cultura di un Paese così diverso dal nostro.

Tiziana Prina svelaci in chiusura: che valore aggiunto pensi abbiano apportato queste due pubblicazioni al vostro catalogo da sempre attento a fornire a lettori e lettrici uno sguardo ampio sul mondo oltre, ovviamente, a un caso da risolvere?

Vorrei che la nostra casa editrice venisse appunto considerata non solo per le storie di suspense che proponiamo, ma per lo spaccato di mondi che vogliamo far conoscere: in un certo senso vorremmo essere “assassine di pregiudizi”, perché solo conoscendo il modo di vivere e di pensare di persone che non vivono il nostro quotidiano possiamo essere più aperti. Direi che in questo periodo così conflittuale sarebbe molto utile avere uno sguardo libero da pregiudizi. Ci piace insomma l’idea di poter dare il nostro piccolo contributo con storie che intrattengono e che allo stesso tempo aggiungono conoscenze.

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