Massimiliano Varrese
Massimiliano Varrese

Massimiliano Varrese: la mia vita tra equilibrio psicofisico e tanta felicità

Da sempre apprezzato dal pubblico, La Gazzetta dello Spettacolo ha il piacere di incontrare l’attore, scrittore e regista Massimiliano Varrese.

Molto di sé in questa nostra intervista in cui parlerà anche del suo ultimo libro, “Il mio guru sgangherato”, storia di un moderno viaggio iniziatico, fatto di meditazioni, visualizzazioni coraggiose e tanto altro.

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Massimiliano Varrese. Come procede il tuo vissuto?

Bene, molto bene! Sono in fase di evoluzione artistica, su fronti differenti.

Che ricordo hai dei tuoi inizi, dei primi passi compiuti davanti la camera da presa?

Ricordo, in prima battuta, i primi giorni, la prima esperienza, compiuta al fianco della Carrà, con “Carramba”. Ricordi bellissimi, eccitanti, insieme a professionisti del settore.

A tal proposito vorrei chiederti, che ricordo hai di Raffaella Carrà?

Ricordo proprio le ultime selezioni per il programma, “Carramba”, alla RAI, all’Olimpico. Erano tutti più grandi di me, altissimi, e sfoggiai, per l’occasione, il mio stile hip hop. Lei, inaspettatamente, saltò dalla sedia e cominciò ad applaudirmi, a chiamarmi Massi, sin da subito. Fu bellissimo!

Hai avuto modo, negli anni, di prendere parte a molte fiction di successo. Tra tutti quei ruoli, ce n’è uno a cui sei ancora oggi particolarmente legato?

In molti pensano a ciò che, commercialmente parlando, regala popolarità inaspettata come, ad esempio, “Grandi domani”, che ebbe un successo enorme, un po’ come oggi per “Mare fuori”. Eravamo ovunque, sulle figurine, su ogni cosa. Diversamente, personalmente, ricordo con piacere un lavoro spirituale, un San Francesco moderno, realizzato al fianco di Omar Sharif, premio Oscar. Il film di cui parlo si intitola “Fuoco su di me”, un vero e proprio film d’autore sulla Napoli del 1800.

Mi-ka-el ti ha visto protagonista davanti e dietro la macchina da presa. Che esperienza è stata per te?

Proviene dal nome ebraico, “Chi è come Dio”. Una figura presente nella mia vita da tantissimi anni, seppure non me ne fossi reso conto, inizialmente. Anche nei momenti di massimo successo mi sono sempre messo in discussione, senza accontentarmi mai, dimenticando il precedente, guardando sempre avanti. Mi-ka-el parla di una sfaccettatura spirituale a cui si risponde con diverse figure, dal mondo scientifico al mondo antropologico, al religioso, lasciando una risposta aperta. Un passaggio dietro la macchina da presa che mi è piaciuto molto, che mi ha permesso di mettere in scena la mia esperienza, qualcosa che vive dentro di me. Mi-ka-el, inoltre, fu scelto in anteprima mondiale al Festival di Taormina. Un vero privilegio.

Pensi di poter dare vita ad una nuova regia, in futuro?

Sicuramente! Ho collaborato, recentemente, ad un progetto che sta raccogliendo riscontri positivi come miglior mediometraggio, “La ballata del Trasimeno”. L’intenzione, al momento, sarebbe quella di realizzare una mia prima opera come regista. Spero di poter concretizzare ciò al più presto.

Che ricordo porti con se Massimiliano Varrese della partecipazione ad “Amici Celebrities”?

Ritengo la partecipazione a quel progetto una gran fortuna, sia come ballerino che come cantante. Ero strettamente legato a quel programma, preso da questo duro allenamento dal mattino presto sino alla sera. È stato bellissimo potersi mettere alla prova in tale situazione. Un’esperienza che ripeterei volentieri!

Un libro di cui poter parlare, di prossima uscita, “Il mio guru sgangherato”. Cosa puoi anticiparci a riguardo?

Si intitola “Il mio guru sgangherato” ed è atto a sfatare la figura dei guru esistenti oggi. Edito il 3 maggio, con una storia forte, basata su un uomo, Antonio, medico per passione, dall’animo puro. Il rapporto vissuto con il padre lo porta a dilaniarsi, da sempre, e scoprire di avere ancora un buco nero da riempire, nei suoi confronti.. Mi auguro possiate avere modo e piacere nel leggerlo, per poter scoprire qualcosa in più su questo mio lavoro.

Trovi uno dei libri di Massimiliano Varrese qui:

Training Olistico Attoriale. Come ha preso vita tutto ciò?

Si parla di una tecnica basata su ricerche come artista di arti marziali interne ed esterne. Un qualcosa di tangibile, misurabile, specie per quella che è la cultura orientale. Un equilibrio psicofisico, emozionale, cose studiate nel tempo, provate sulla mia persona, specie a livello di performance. Ho riscontrato che avevo modo di fungere spesso da coach per i miei colleghi e da lì mi si è aperto un mondo. Ho chiesto a psicologi e medici di applicare questo mio metodo sui loro pazienti, velocizzando alcune loro situazioni, e piano piano ho trasmesso ciò ad alcuni medici che adottano tutto ciò per le loro sedute. Si tratta di visualizzazioni dinamiche veloci che permettono di andare in meditazione profonda in pochissimi minuti, sfruttando biofisica e biochimica. Si sfrutta la propria energia interna senza alcuna vocina sabotante che porti inadeguatezza alcuna.

Da qualche tempo sei papà. Come è cambiata la vita da allora, da quel preciso istante?

Vedo tutto sotto un’altra lente. I figli sono la gioia più bella del mondo e, ti dirò, da allora è proprio lei la mia maestra, con il suo modo chiaro, pulito, di vedere le cose, con il suo voler affermare la sua volontà.

Quali valori cerchi di trasmettere a tua figlia?

Cerco di infonderle coraggio, che si tratti del superare le proprie paure, così come la voglia di arrampicarsi, il timore del buio, senza dimenticare il rispetto per l’altro e per la propria persona. Gentile, si, ma con le dovute forze.

A “sostenerti”, da qualche tempo, vi è anche Patrizia De Santis ed il suo centro di formazione attoriale, HT Studio De Santis. Cosa puoi dirci a riguardo?

Patrizia è per me una boccata d’aria fresca! L’agente che aspettavo da anni, perché mi rispecchia sotto molti punti di vista. Conosce questo mestiere da sempre ed ama gli artisti che segue, con le dovute attenzioni, con il rispetto che ne consegue. È in grado di comprendere ciò di cui ho necessità e ciò non ha valore, è qualcosa di immenso. Educata, colta, ed è un vero piacere studiare con lei anche la Tecnica Chubbuck. Sto affrontando dei provini importante, con riscontri concreti, ed i risultati, da quando studio con lei, sono eccezionali.

Parafrasando il titolo di uno dei tuoi lavori, cosa c’è guardando oltre, cosa puoi anticiparci sul tuo futuro artistico Massimiliano Varrese?

Ho girato una fiction di cui non posso anticiparvi nulla, al momento, per la RAI. Un ritorno in RAI, dopo tempo, per un personaggio realmente esistito, per la regia di Campiotti. Avrò poi modo di essere in una fiction Mediaset con Giulia Bevilacqua, che ritrovo dopo vent’anni da “Grandi domani”, con mio immenso piacere. Sto lavorando, inoltre, ad una serie di progetti teatrali e tanto altro. Avremo di certo modo di parlarne in futuro.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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