Massimo Ferrari sul set
Massimo Ferrari sul set

Massimo Ferrari: il Rione Sanità ha tanto da insegnare

Incontriamo Massimo Ferrari, regista del documentario “Rione Sanità. La certezza dei sogni“, audiovisivo prodotto da Maria Carolina Terzi e Luciano Stella sarà disponibile il 18, 19 e 20 gennaio su #iorestoinsala.

Massimo Ferrari sul set
Massimo Ferrari sul set

Il film, prodotto da SKY Arte, Big Sur e Mad Entertainment è scritto dallo stesso regista con Conchita Sannino e si avvale della fotografia di Blasco Giurato e delle musiche di Enzo Foniciello.

Massimo Ferrari, regista per “Rione Sanità. La certezza dei sogni”. Qui 3 punti salienti per la rinascita di un Rione: civile, economica e culturale, vuoi raccontarcela?

Grazie a voi! Sono tre punti strettamente collegati tra loro e non scindibili. E’ forse proprio questo il grande valore aggiunto trovato da Padre Antonio Loffredo e dai ragazzi protagonisti di questa rinascita che hanno collaborato. Attraverso la riscoperta di luoghi e bellezze a livello simbolico, puntando sulla partecipazione, il tutto è diventato una rinascita sia sociale che economica, passando per la cultura. Alcune ricchezze a volte non vengono apprezzate perché sono nel loro quotidiano. Mettendo in luce luoghi e persone che quotidianamente sono sotto i loro occhi, si è venuto a scoprire un mondo nuovo.

Il suo rapporto con padre Antonio Loffredo dentro e fuori il set?

Il film ha avuto un percorso piacevole proprio perché abbiamo creato un rapporto di fiducia, con lui e con i ragazzi protagonisti. Solo così facendo, secondo me, era possibile raccontare gli aspetti più profondi e più intimi di questa storia. Padre Antonio è stato anche molto generoso nei nostri confronti perché ci ha permesso di iniziare il film con una lettera che lui indirizza al padre, molto personale, al padre scomparso. Grazie a questa il film ha un tono più intimo, e ci permette non solo di vedere “l’eroe”, ma anche quello che è il suo aspetto più umano di contrasti: da uomo a prete.

Esci in sala con #iorestoinsala. Lodevole iniziativa che ci discosta un po’ con la testa dal dramma del lockdown. Come hai vissuto i lockdown e da dove ti è venuta l’idea dei video selfie vissuti durante il lockdown?

Sono contento che il film possa uscire in sala, questo per trasmettere al pubblico in sala quello che è il fulcro delle nostre emozioni. Noi abbiamo girato per più di un anno alla Sanità e durante questo anno non era prevedibile il Covid19. A tal punto abbiamo avuto l’idea di chiedere ai ragazzi protagonisti di girare qualcosa in autonomia, anche di documentare un inedito: il silenzio di quello che sono le zone ricche di rumori e di vita. Questo inedito valeva la pena di essere documentato e che racconta anche questa bolla temporale come la Pasqua, la solidarietà e la comunità. Il lockdown ha creato il rischio di vedere la lancetta dell’orologio tornare indietro: tanto lavoro per incrementare il turismo e poi da un giorno all’altro, tutto fermo.

Napoli sta vivendo un periodo di splendore cinematografico e le produzioni napoletane sono molto attive. Questo 2021 come lo vede dal punto di vista del cinema Made in Naples con Big Sur e Mad Entertainment?

Io mi auguro che questa cosa continui per Napoli, ma anche più in generale per tutto il cinema. Quello che dicevo sul turismo vale anche per la Cultura e il cinema. Una grande ferita da sanare in questo momento. Produrre senza la certezza di andare in sala è un atto di coraggio. La mia esperienza con Big Sur e Mad Entertainment è il ricordo di un bellissimo connubio e armonia: il film lo testimonia perché si sente l’empatia con la troupe, e sono contento di aver avuto anche Blasco Giurato, un grande del cinema. Napoli mi ha lasciato dentro un bel “bagno d’umanità”.

Rione Sanita

Rione Sanità. La certezza dei sogni

La rinascita civile, economica e culturale del Rione Sanità, animata e diretta da padre Antonio Loffredo. Proprio dalla chiesa di Santa Maria della Sanità si dipanano le storie di tutti i protagonisti, con sviluppi, intrecci, speranze, difficoltà superate e da superare. Ragazzi che hanno ripreso in mano il proprio destino, seguendo un sogno a cui hanno dato solidità e certezza. Gestione e guida delle catacombe, scuole di teatro, musica, scultura, un nuovo centro sportivo: tutto quello che solo 15 anni fa sembrava impossibile è diventato realtà. Il documentario fa entrare lo spettatore in questo microcosmo, rappresentazione di un mondo possibile, una scelta di umanità e bellezza in controcanto al mondo di Gomorra, un modello di sviluppo umano, economico e culturale. Tre aspetti inscindibili che richiedono lo sforzo quotidiano della costruzione e della tenuta.

Su Francesco Russo

Francesco Russo, giornalista e direttore del quotidiano "La Gazzetta dello Spettacolo", comunicatore digitale ed ufficio stampa di eventi e VIP.

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