youre next

You’re next, la recensione

Presentato al Toronto International Film Festival nel 2011 arriva in Italia due anni dopo (giusto in tempo!) questo You’re next.

Guardando il film in questione le qualità di Adam Wingard non si discutono visto che lo stile cinematografico così come anche la messa in scena sono validi: è proprio questa la cosa che più mi ha deluso di the next”.

You're next

Catalogato come miglior thriller dell’anno dovevo aspettarmi per forza grandi cose, e inizialmente ciò stava accadendo. I primi minuti del film sono immediati, potenti e pieni d’adrenalina ma dopo questi si salva davvero poco a mio parere. Se da una parte apprezziamo l’idea avuta da Wingard dall’altra ci dispiaciamo per non averla vista realizzata con totale coerenza. Wingard decide di realizzare un thriller con una tensione molto leggera, che non faccia mai paura ma che mantenga sempre un’atmosfera frizzante ai limiti del comico e del ridicolo involontario: l’idea c’è, ma com’è stato scritto il tutto?

You’re next” non funziona per dei semplici motivi: sono presenti numerosi stereotipi del genere e mentre in altre pellicole essi venivano espressi meglio qui si fa tanta, troppa fatica; la pellicola vorrebbe avere dei colpi di scena ma lo svolgimento e la scelta di alcune battute (e delle scelte di scrittura per alcuni personaggi risultano inaccettabili) non fanno altro che far prevedere il tutto già nelle prime sequenze. Come se non bastasse lo svolgimento di alcune scene è eccessivamente ridicolo anche se non è proprio l’idea il vero male: d’accordo sul fatto di voler realizzare uno slasher infantile ma è importante trovare un equilibrio che, purtroppo, Wingard non riesce a trovare. La sceneggiatura cade immediatamente nel ridicolo involontario (o volontario?) e non riesce a trovare coerenza con le scene più “serie”. Diverse le trovate geniali come ad esempio alcuni esperimenti di regia (il voler mantenere la videocamera in movimento eccessivo nelle sequenze movimentate così come alcuni guizzi nella messa in scena) ma la sceneggiatura è talmente scoordinata da risultare sbagliata e deludente.

Il ritmo è sempre alto, la noia non arriva mai ma se durante la visione più di una sequenza arriva a darvi fastidio non c’è nulla di strano.
Interpretazioni attoriali abbastanza scadenti dove si salva solamente Sharni Vinson (Step Up 3D, Shark 3D).

Ancora una volta una buona idea viene orchestrata male sin dal primo arco di film che sfocia in un finale della serie “diamo a Cesare ciò che è di Cesare”.

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Redazione Giornalistica

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