Soul Flake

Soul Flake: la paternità “In Controluce”

“In Italia purtroppo è un genere di nicchia perché c’è ancora oggi un po’ di reticenza ad ascoltare brani R&B che non siano in inglese”. Parte così l’intervista a Soul Flake che ci spiega l’R&B in Italia e ci racconta di lui, della sua storia, della nascita di sua figlia e di come la paternità sia in grado di cambiare la vita di un uomo.

Soul Flake

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo a Soul Flake, sei uno fra i più famosi cantanti di R&B e Soul in Italia. Partiamo da qui, per dare uno spunto ai nostri lettori. Cosa si intende per R&B e quanto é diffuso o no in Italia.

Innanzitutto ci tengo a ringraziarvi per il riconoscimento, è un piacere poter essere ospitato sul vostro sito. Venendo alla domanda: l’ R&B, nel filone che ho scelto di seguire, è un genere soft con ballad sensuali e ritmiche ben cadenzate, vicino ai tappeti sonori dell’Hip-Hop. Considerata l’ampia varietà di sonorità a cui l’R&B si presta, è possibile spaziare da canzoni soft a pezzi più ritmici ed elettronici, a seconda di come i vari cantanti lo interpretano. In Italia purtroppo è un genere di nicchia, sopratutto per chi come me ha deciso di cantare in italiano, perché c’è ancora oggi un po’ di reticenza ad ascoltare brani R&B che non siano in inglese.

Tu quando hai iniziato? Ti va di dirci brevemente i passi che hanno portato Soul Flake fino a qui oggi?

Il mio percorso è iniziato a cavallo tra la fine degli anni Novanta e inizio Duemila, ma prima di approdare alla carriera da solista ho lavorato con due gruppi che hanno segnato la mia crescita artistica: parlo dei KTF e GLI INQUILINI. Il primo gruppo è ormai ritenuto storico, annoverato tra i precursori dell’R&B in Italia. All’epoca l’unico modo per presentare e far conoscere al pubblico i nostri brani era quello di partecipare alle jam session Hip-Hop, per cui ci ritrovavamo a dividere il palco con gruppi del calibro dei Truceboys e Flaminio Maphia, per citarne alcuni. Non nascondo che spesso era difficile inserirci in un contesto del genere; all’inizio la gente rimaneva perplessa, ma poi ascoltando i nostri pezzi finivano per apprezzare. Ricordo che una volta addirittura pogavano sotto al palco durante la nostra esibizione. Con GLI INQUILINI invece ho avuto modo di stare a contatto e lavorare con artisti molto carismatici e capaci, che sono stati fondamentali per la mia crescita artistica, e grazie a questa esperienza sono riuscito a gettare le basi della carriera da solista, che oggi vede una discografia molto solida con 3 album e moltissimi singoli e video all’attivo.

In questi ultimi mesi sono usciti vari singoli tuoi ma non si sta parlando di un disco ufficiale. Ci dai qualche anticipazione da corridoio? Stai lavorando a un progetto o no?

In questo periodo ho voluto modificare il mio approccio; prima lavoravo solo nell’ottica di un disco che faceva da traino ai vari singoli che ne venivano estrapolati. Ora invece la fruizione della musica che è strettamente legata ai ritmi dei social, devi stare sempre sul pezzo, e non puoi permettterti di chiuderti per un anno o due per lavorare a un intero disco. Per cui adesso preferisco creare tanti singoli con la prospettiva di racchiuderli successivamente in un album, magari aggiungendo qualche inedito. In questo modo riesco ad essere sempre presente con delle novità, senza rischiare di cadere nel dimenticatoio.

E questa collaborazione tra Soul Flake e Thaibeat? Com’è nata?

È un produttore che stimo molto, ha un sound immediatamente riconoscibile, grazie al quale si è fatto apprezzare in tutto il mondo. Ho deciso di contattarlo perché ho ritrovato nei suoi lavori quelle sonorità soft che ricercavo da tempo, in linea con la mia idea di R&B. Da questa collaborazione sono nati Braies e In controluce, i miei ultimi singoli.

Il tuo progetto più grande credo che sia stata la tua bambina però in questo periodo. No? Come ti ha cambiato la vita?

Diventare genitore è stata una gioia grandissima, ma al tempo stesso mi ha stravolto del tutto la vita. Ho dovuto cambiare le mie abitudini per adattarle ai ritmi dettati dalle esigenze di mia figlia. Ormai non ho più tempi morti, e non ti nego che all’inizio è stato complicato riuscire a ritagliarmi degli spazi per la mia attività musicale. Però adesso che la bambina è diventata un po’ più autonoma io e mia moglie ci stiamo organizzando per coniugare al meglio i nostri impegni professionali con lo stile genitoriale che abbiamo scelto per la piccola Deva Luz. In questo modo riesco a essere sempre presente sia con la mia famiglia che con i miei fans.

Questo concetto é anche nel singolo “In controluce”?

Certamente, il singolo è dedicato a mia figlia Deva Luz e racconta del mio vissuto emotivo nel diventare padre. Per il titolo mi sono divertito a giocare un po’ con le parole, infatti uno dei significati del nome di mia figlia è “luce divina”, quindi il titolo si può leggere anche come “Incontro Luce”. A volte quando scrivo i testi mi piace essere un po’ criptico, ma penso che chi mi conosce bene capirà il significato delle mie parole.

Soul Flake come ha vissuto il periodo passato durante il lockdown? Paure, preoccupazioni?

Il periodo e’ stato molto difficile soprattutto perché ho sofferto molto le limitazioni nella libertà di movimento. Sono un tipo dinamico, mi piace viaggiare spesso e liberamente, ma comunque stare a casa con la mia famiglia non mi è dispiaciuto affatto, siamo sempre rimasti sereni. Il segreto è stato quello di limitare al massimo i tg e la tv in generale. Abbiamo cercato di pensare il meno possibile a ciò che accadeva fuori, abbiamo preferito concentrarci sulla quotidianità, su noi stessi, e su cosa fare per far crescere serenamente la nostra bambina, e regalarle un mondo migliore.

Restando sul soft… che musica avevate in cuffia?

In questo periodo sto ascoltando parecchio Ayla Schafer e Lewis Capaldi ma anche Sam Smith ha sempre avuto molti plays nelle mie cuffie. Ovviamente  alternati alle canzoncine per bambini per accontentare la piccola Deva Luz, ma anche lei già dimostra una predilezione per la buona musica.

Pensando ai tre singoli senza album “Brainstorming Inutile, Braies e In controluce” esiste una sorta di storytelling?  Una correlazione? Un andamento artistico comune?

Certamente, tutti e tre i singoli hanno un denominatore comune che è quello dell’evoluzione personale. Rappresentano dei momenti che ho vissuto nel corso degli ultimi anni, anche prima della nascita di mia figlia, quindi è come se fossero delle istantanee della mia vita che raccontano gli snodi cruciali che mi hanno trasformato nella persona che sono oggi.

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