Incontriamo la vulcanica Miriam Morden, nata in Libia come uomo, ma che già all’età di 10 anni si sentiva attratta da trucchi e gioielli. Una scelta quella di diventare donna che le è costata molto cara. Una storia raccontata attraverso le pagine di “Volevo la gonna”, il libro autobiografico nelle librerie a partire dall’estate.
Ciao Miriam Modern e benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo. Vuoi raccontarci brevemente la tua storia contenuta nel libro “Volevo la gonna”.
La mia storia inizia 61 anni fa in libia, Ero un bambino di nome di Pietro, consapevole fin da piccolo di non essere come tutti gli altri. Amavo giocare da solo, ma apprezzavo molto anche la compagnia del mio cuginetto con cui avevo un rapporto molto stretto. A partire dall’età di 10 mi sentivo molto più a mio agio quando indossavo la gonna e i trucchi di mamma, tanto da poi “trasformarmi” la notte per avere almeno 2 ore di libertà. Una volta salito al potere Gheddafi, mi sono dovuta trasferire in italia. Nel nostro bel paese, mi sono appassionata alla musica e con tutte le difficoltà del caso sono riuscita a diventare insegnante in un conservatorio. Oggi sono finalmente in pensione.
Quando hai definitivamente scelto di diventare Miriam?
Una volta andata in pensione ho capito che era arrivato il momento di smettere di nascondersi. Così ho deciso di indossare la gonna e di diventare definitivamente Miriam.
Quando uscirà il libro?
Il libro, pubblicato da Einaudi, sarà nelle librerie a partire dall’estate. Spero che tutto l’impegno e la devozione che ho impiegato nella realizzazione di questo testo potrà esser d’aiuto molte persone che, come me, hanno vissuto per molto tempo nell’ombra e non hanno il coraggio di cambiare definitivamente la propria vita.
Com’è cambiato il rapporto con i tuoi parenti dopo che hai deciso di essere veramente te stessa?
Con mia mamma c’è stato da poco un riavvicinamento. Ora che è anziana, mi ha dato la possibilità di prendermi cura di lei e questo ci ha permesso di ricucire, in parte, il nostro rapporto, anche se in fondo credo non abbia mai accettato la mia decisione. Mio figlio karim invece è molto ostile nei miei confronti, mi chiama papà, ma non appoggia la mia volontà di essere veramente me stessa. Spero, ora che anche lui è diventato genitore, quanto sia difficile alle volte prendere delle decisioni.