“Scintilla contro scintilla” il singolo di Francesco Guasti, pubblicato lo scorso 21 marzo, è accompagnato da un video che pare non avere nulla in comune con il brano: le immagini, soprattutto quelle iniziali, si scontrano con la raffinata melodia del pezzo.
Eppure uscendo da una didascalica analisi, via via che il videoclip si snoda nei suoi passaggi, si comprende quanta assonanza ci sia e che quello che ci viene proposto visivamente è il percorso interiore che racconta con la poesia ” Scintilla Contro Scintilla “.
Il videoclip ha un duplice obiettivo: mostrare i cambiamenti concreti di una struttura carceraria e i mutamenti interiori dell’Uomo alle prese con scelte sbagliate o ostacoli quotidiani che si presentano.
Girato per metà all’interno del carcere di Sollicciano che per la prima apre alle telecamere, il video sceglie di affrontare anche in maniera meno sfacciatamente evidente, le problematiche legate a queste strutture, spesso al centro di dibattiti politici. Mai si è detto che il carcere è il riflesso di come cambia la società (quindi l’Uomo con le sue fragilità interiori): al passo anche con la storia contemporanea della criminalità.
Il videoclip girato fra Volterra, Sollicciano, le campagne di Villamagna e la tenuta di Kokopelli Animaterra sulle colline di Calenzano, vuole raccontare cambiamenti e trasformazioni dell’Uomo e lo fa con immagini prima crude girate all’interno di una cella, poi attraverso immagini che evocano libertà e purezza come il bosco, il fiume che viene superato nonostante le difficoltà e un’auto sempre in movimento, oltre che dall’amore per una donna. Immagini miste alla fantasia di super poteri che si accorge di avere il protagonista, nonostante ne sia stato finora ignaro ed abbia fatto della sua vita una prigione: sia immaginaria che, appunto, reale.
I “super-poteri” sono rappresentati da un gessetto che asseconderà ogni pensiero-fantasia-desiderio del protagonista, fino a fargli capire che quel pezzo bianco di gesso non è altro che la sua forza di volontà, la sua “forza” interiore, quella capace di divincolarsi e affrontare “trappole di ombrelli di cenere”. Significative ed evocative anche le porte che si alternano nelle scene del videoclip: la prima quella metallica del carcere, poi quella che il protagonista incontrerà in un’immensa valle ed infine quella disegnata col gesso che ritroveremo ancora nella cella, che sta a rappresentare come l’Uomo sia capace con la propria immaginazione, a creare la realtà.
Il potere della mente insieme a quello del Cuore, questo raccontano pur su piani diversi e con strumenti differenti, videoclip e brano. La metamorfosi dell’animo che al mondo, alla società si manifesta con l’apparenza di abiti e oggetti materiali, mentre, dentro il protagonista, la trasformazione è ben più profonda.