Francesca Rettondini
Francesca Rettondini

Francesca Rettondini: tornerei a Verona

Una donna forte, risoluta, sorridente, Francesca Rettondini, che abbiamo avuto modo di incontrare per raccontarci di se.

Attrice, da sempre, ed oggi anche produttrice cinematografica, dopo aver dato vita ad un premio importante, Starlight International Cinema Award. Presto, tra l’altro, avremo modo di ritrovarla in alcuni lavori: Lupo Bianco, Una preghiera per Giuda e, non ultimo, Soldato sotto la luna. Un desiderio recondito? Tornare a vivere nella sua bella Verona.

Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo, Francesca Rettondini. Come stai?

Sto bene, grazie! Da qualche tempo, in seguito alla situazione pandemica che si è verificata due anni fa, vivo ad Anzio e non più a Roma. Una situazione voluta, che mi ha portata via dal caos della città, permettendomi di vivere una nuova dimensione di spazi, di aria buona vicino al mare.

Come procede attualmente il tuo vissuto?

Ho attraversato un periodo in cui mi sono dedicata a tante cose e messo un po’ da parte la recitazione, anche perché, se non ti soddisfano i ruoli che ti offrono, sicuramente anche per motivi legati all’età, è meglio dedicarsi a cose che soddisfino di più la tua anima, almeno. Ho quindi iniziato a lavorare su piccole produzioni cinematografiche, come produttrice, anche se tutto è partito qualche anno fa, immaginando un Premio del quale oggi sono la Presidente: lo Starlight International Cinema Award, che si svolge a Venezia, durante la Mostra d’arte Internazionale del Cinema. Ho iniziato a lavorare proprio lì, in vari eventi, come presentatrice e organizzatrice ed ho voluto creare qualcosa che diventasse perpetuo nel tempo. Un premio, quest’anno, alla sua nona edizione, creato con l’ufficio stampa Giuseppe Zaccaria che sta dandoci molte soddisfazioni, anche grazie alla nostra Academy di giornalisti e critici cinematografici di grande professionalità. Ad essere premiati, negli anni, Matteo Garrone, Lina Wertmuller, Giancarlo Giannini, Al Pacino e molti altri. Abbiamo, inoltre, dedicato il premio sociale a Michelle Hunziker, che da anni lotta contro la violenza sulle donne, a Lino Banfi come ambasciatore dell’Unicef e molti altri. Successivamente, ho cominciato a produrre cortometraggi a sfondo sociale e, da un anno, ho ripreso a recitare in alcuni film.

Che ricordo hai del periodo legato al lockdown?

Ricordo che in quel periodo vivevo ancora a Roma ed avevo una casa con un terrazzino, a Monteverde. Ho dipinto di tutto, dalle sedie ai mobili, qualsiasi cosa (ride). Ho ripreso, tra l’altro, a suonare il pianoforte, il mio primo amore, componendo, questa volta. La mia idea, e volontà, è quella di realizzare una vera e propria colonna sonora. I miei pezzi sono caratterizzati da una vena di tristezza che porto con me da sempre, per altro. Strano, ma questo mi rende felice, anche perché credo di essere pienamente in grado di distinguere i momenti di felicità, quelli veri, quelli che vanno preservati.

Presto avremo modo di vederti in, “Una preghiera per Giuda” e “Soldato sotto la luna”, per la regia di Massimo Paolucci. Cosa puoi dirci a riguardo?

Due lavori importanti, quelli che avrete modo di vedere, distribuiti da Minerva, visibili prima al cinema e poi sulle varie piattaforme. Ho conosciuto Massimo Paolucci anni fa e, da sempre, nutro una grande stima e simpatia nei suoi confronti. Un uomo nato nel cinema, insieme al cinema. Oggi è un regista e il suo stile rispecchia quello dei grandi action americani. Sul set di Una preghiera per Giuda, tra tanti ammirevoli attori, c’era anche Danny Trejo, il noto “Machete”, mito di tante generazioni. Il set è soprattutto questo, avere la possibilità di stringere rapporti con persone da tutto il mondo e condividere il più bel mestiere tra tutti.

Danny Trejo e Francesca Rettondini
Danny Trejo e Francesca Rettondini

Prima ancora, hai avuto modo di prendere parte al film, Lupo Bianco, ad opera di Tony Gangitano. Parlaci di questo lavoro?

Lupo Bianco tratta la storia del benefattore Carlo Olmo, interpretato dal collega Sebastiano Somma. Il film, distribuito da Cinema Set di Antonio Chiaramonte, sarà disponibile su Amazon a fine mese. Ho vestito i panni di un primario dell’ospedale di Vercelli. Una situazione delicata, particolare, che mi ha permesso di mettere ancora più a fuoco la situazione pandemica che stavamo vivendo, immedesimandomi in un ruolo piuttosto complesso

Risiedi a Roma da anni ma sei di origini veronesi. Che ricordo hai della tua città di origine?

Ogni giorno sento la mancanza di Verona, del tempo trascorso nella mia città, degli amici, della mia adolescenza, dei sapori e la gestualità e i modi inconfondibili del veronese doc. Il mio accento proviene da lì, così come la mia famiglia, mia sorella. Oggi ho proprio voglia di tornare a condividere il mio quotidiano con tutto questo. Sarà la nostalgia. Non ti nascondo che desidero fortemente tornare a Verona. Presto lo farò!

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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