Gianluca Ramazzotti
Gianluca Ramazzotti

Gianluca Ramazzotti: la fortuna di fare ciò che volevo

Gianluca Ramazzotti ha avuto modo di formarsi all’Accademia di Teatro di Calabria, prendendo successivamente parte al Bagaglino, senza dimenticare le sue partecipazioni a fiction come, Anni 60, Distretto di Polizia, Il Papa buono e molte altre.

Lo incontriamo per parlare dei suoi trascorsi e dello spettacolo teatrale, Se devi dire una bugia dilla grossa, attualmente in giro per l’Italia.

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Gianluca Ramazzotti. Come stai?

Per fortuna bene! Dopo due anni di pandemia, diciamo che il tutto continua, anche se con grandi difficoltà, dopo il lockdown vissuto. A mio avviso, oggi, il teatro funziona meglio del cinema, ma potremo capirne di più con il tempo. Sembra ci siano i presupposti per portare avanti i nostri progetti.

Parlaci del nuovo spettacolo a cui stai prendendo parte, Se devi dire una bugia dilla grossa, ad opera di Luigi Russo?

Con questo spettacolo siamo in scena da novembre. In questo periodo siamo a Roma, poi toccheremo altre città italiane. Paola Quattrini è il cardine di questo lavoro, visto che vi era anche nelle precedenti tournée. La vicenda è nota, un personaggio importante risiede in un hotel con la sua consorte, Antonio Catania e Quattrini, e decide di avere una scappatella con una segretaria, interpretata da Paola Barale. Da lì una serie di situazioni rocambolesche molto divertenti, miste ad un gioco di equivoci.

Cosa rappresenta per te questo ritorno in teatro, dopo una pandemia inattesa?

Un ritorno felice, anche se lo scorso maggio non avevo intenzione di rientrare in scena. Ho mosso i primi passi piano, lentamente, riprendendo contatto con i colleghi, il palco e il pubblico. Come avere addosso una nuova pelle, ma affinché possa essere così, tocca trasformare il tutto in qualcosa di nuovo, in un nuovo inizio o, se vogliamo, una nuova pelle artistica.

Che ricordi hai della tua partecipazione al Bagaglino?

Ho preso parte al Bagaglino per molti anni. Ho dei ricordi meravigliosi e devo un grande grazie a Pingitore per questo. Vi erano ancora Lionello e Pippo Franco, ai tempi. Una famiglia importante, con cui mi sono divertito molto ed ho avuto modo di avere anche quel briciolo di notorietà che non guasta mai. Autori importanti a nostro supporto, come Dino Verde e molti altri, capaci di strutturare sketch degni di nota. Una televisione viva, raffinata, con autori che cambiavano spesso, cosa che oggi accade poco.

Un ricordo legato al tuo lavoro che, a suo modo, ha lasciato il segno?

Ricordo con piacere il film per la televisione, Il Papa buono, per la regia di Ricky Tognazzi, con Bob Hoskins. A Belgrado, ricordo che ho cenato ogni sera con Hoskins. Un attore risoluto, capace, forte. Ho avuto modo di rendermi conto di quanta differenza ci sia tra un attore italiano ed uno straniero. Noi tendiamo a dare troppo peso al contorno, dimenticando l’essenziale, diversamente gli attori americani. C’è molto da apprendere.

C’è qualcosa a livello lavorativo, oppure a livello personale, che non hai ancora avuto modo di realizzare?

Direi di no. Ho avuto la fortuna di fare tutto ciò che volevo. Sono appagato, felice per tutto ciò che sono riuscito a portare a termine. Non importa se qualcosa salta o non va come dovrebbe, va messo in conto.

Gianluca Ramazzotti puoi anticiparci altro circa il tuo futuro artistico?

Il mio futuro artistico è ancorato, al momento, a questo spettacolo, Se devi dire una bugia dilla grossa. Successivamente, prenderò parte a, Buoni da morire, che debutterà al Teatro Quirino.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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