La lunga festa di Pino Daniele

Al Palapartenope dal 28 dicembre 2013 fino al 5 gennaio. si è svolta una kermesse musicale che poco ha del concerto,e molto del  festival nell’accezione antica del termine per Pino Daniele: manifestazione festiva ma soprattutto festosa, con molti amici e tanti invitati, visto che le date previste erano due e si è arrivati a contare 5 sold out, mancando per un soffio la sesta data.

Con questo spettacolo, giunto al secondo anno di vita, Pino Daniele ha voluto realizzare un suo sogno, esattamente per come lo aveva immaginato; che il concerto di un artista come lui, difficilmente etichettabile, cominci con l’ingresso del pazziariello (Angelo Picone) e del suo folkloristico séguito  spiazza il pubblico e, al tempo stesso, gli fornisce un indizio importante sul chi siamo e da dove veniamo, quelle radici che Pino Daniele non ha mai rinnegato nè dimenticato. I fans storici sono accorsi per sentire il loro Pino e lui li accontenta eseguendo “Terra mia” con NCCP, (con Fausta Vetere e Gianni Lamagna che riempiono il tendone con le loro inconfondibili voci  di “Tammurriata nera”).

Ma la manifestazione, intitolata “Tutta n’ata storia”, è, in realtà la storia di Pino Daniele, di chi ha condiviso la strada, la vita e la musica con lui. “A me me piace ‘o blues” con James Senes, Gigi Di Rienzo , Ernesto Vitolo e le risate di quei ragazzi che qualche anno fa si sono chiusi in una cantina a provarla per la prima volta. Rino Zurzolo, presenza giustamente immancabile, presta le sue dita e il suo contrabbasso a svariati brani, Tony Esposito si fa preannunciare dall’ingresso di strumenti dalle forme strane ma dai suoni inconfondibili e ripropone “Kalimba de luna” avvalendosi anche della vitalità di musicisti come Sandro Joyeaux. Jenny Sorrenti  sostituisce la voce del Nero a metà in “Voglio di più”,  Teresa De Sio  si presenta al pubblico con un “Aumm aumm” che non passerà mai di moda ma che, anzi, si rinnova al suono di uno strumento antico come la tammorra. Gli Osanna, un altro pezzo di storia della musica  solo per l’anagrafe, che hanno eseguito, insieme a Piero Gallo, “Uomo”, un brano del 1971, con il quale hanno spiegato a quelli che ancora non lo sapevano, il significato del prog rock targato made in Naples  e che hanno saputo restituire a “Il mare” la sua originaria carica rivoluzionaria. E Almamegretta, Enzo Gragnaniello, Eugenio Bennato, Joe Amoruso, Agostino Marangolo, Tony Cercola, Nello Daniele, riuniti su un unico palco per raccontare il passato, il presente, il futuro che ancora deve essere scritto.

Dunque, un evento che ha raccontato una storia scandita dalle canzoni e dalle contaminazioni che Pino Daniele ha voluto sperimentare nei diversi periodi della sua esistenza di uomo controverso e generoso al punto di narrare, attraverso la sua personale vicenda di Masaniello che è crisciuto , anche il presente della Partenope canora che sa sposare nuovi linguaggi e farli propri.

Ecco, perciò, accanto agli amici storici, i A67 che, con Tullio De Piscopo, si divertono col testo di “Stop bajon” e il rap di Clementino che avanza (“Yes I know my way”, una versione che non fa assolutamente rimpiangere quella con il solo Pino Daniele alla voce) con i suoi contenuti innovativi e il free style  sui saluti finali; senza dimenticare l’omaggio ad un amico che non c’è più con una poesia splendida (“O ssaje comme fa ‘o core” affidata alla voce di Lina Sastri) che si avvale anche della chitarra di Antonio Onorato e del basso di Gigi De Rienzo .

“Tutta n’ata storia”, perciò, se alle parole si sostituiscono le note e i battiti del cuore diventano inchiostro su uno spartito.

Su Monica Lucignano

Redattore

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