Parole Incantate: un cinema abbandonato, fatiscente, isolato dal mondo all’apparenza. Uscite di sicurezza sbarrate da tavole di legno inchiodate. Nella penombra distinguiamo, in silhouette, una giovane donna, Laura, seduta al centro della platea di quell’ex sala cinematografica, tra poltrone divelte e polverose. Davanti a lei, gigantesco, campeggia il primissimo piano del volto di un uomo, proiettato sul vecchio schermo strappato e sporco di muffa.
L’uomo parla davanti a sé, guardando in camera. Ancora sudato e affannato per l’omicidio che dice di aver appena commesso. Confessa di essere un serial killer e di aver già ucciso diciassette persone: una al mese, tutte scelte a caso.
La giovane donna, legata e imbavagliata, assiste inerte all’inquietante proiezione finché non si riaccendono le luci e quello stesso uomo, serafico e sorridente, appare accanto a lei. L’uomo ha sequestrato la ragazza e la costringe ad un inquietante gioco di società, un gioco di parole e sillabe da ‘incatenare’ tra loro. Con la sua perfetta strutturazione, i suoi tocchi di crudeltà e perversione, e il suo convulso susseguirsi di colpi di scena, “Parole incatenate” non è solo un thriller mozzafiato ma una storia profonda e complessa, un duello senza esclusioni di colpi, in cui verità e finzione, desideri e bugie parlano della parte oscura e torbida che è in ciascuno di noi.
Jordi Calceràn è attualmente uno degli autori europei più rappresentati al mondo. E’ drammaturgo, sceneggiatore per il cinema e la tv. Questo testo ha vinto nel 1995 numerosi premi. Altre sue opere importanti sono Dakota e Carnaval. Ecco Parole incantate.