Kaspar Capparoni
Kaspar Capparoni

Kaspar Capparoni: un viaggio verso la prima de “Metti una sera a cena”

Incontrare Kaspar Capparoni è sempre un piacere, per via della sua spontaneità, della lealtà con cui sa raccontarsi.

“Metti una sera a cena”, di Giuseppe Patroni Griffi, lo rivedrà presto protagonista in teatro, all’Off/Off di Roma, nella duplice veste di attore e regista, affiancato da Carlo Caprioli, Laura Lattuada, Clara Galante ed Edoardo Purgatori. Una versione rinnovata, adatta ai tempi che viviamo, per cui Kaspar si è avvalso della collaborazione di Fausto Nicolini.

Ben ritrovato su La Gazzetta dello Spettacolo, Kaspar Capparoni. Presto potremo ritrovarti in teatro ne “Metti una sera a cena”, di Giuseppe Patroni Griffi, con Carlo Caprioli, Laura Lattuada, Clara Galante, Edoardo Purgatori. La regia è tua e sarete in scena al Teatro Off/Off dal 19 al 28 gennaio. Cosa puoi dirci a riguardo?

Mi sono impelagato in una situazione molto bella, seppure complessa, come di consuetudine (ride). Quando Silvano, il produttore del teatro Off/Off di Roma, mi ha proposto questa idea ne sono rimasto perplesso, anche per via dell’operazione a cui presi parte nel 2002, sotto la direzione di Patroni Griffi stesso. Sapevo bene a cosa sarei andato incontro ed ho voluto prendere del tempo per poter riflettere. Ho poi pensato di accettare, lavorando a dovere sul progetto, provando a rinnovare, come capitò all’epoca con Patroni Griffi, alcune cose e, grazie all’aiuto di Fausto Nicolini, aiuto regista di Peppino, abbiamo apportato proprio quelle modifiche. Proprio oggi abbiamo terminato il lavoro e ci apprestiamo ad affrontare questo viaggio che ci porterà alla prima di Roma per quei dieci giorni in cui saremo in scena.

Kaspar Capparoni
Kaspar Capparoni

Kaspar, quali sensazioni sono legate alla regia, alla possibilità di poter portare in scena qualcosa che abbia una tua impronta?

Una sensazione molto bella, seppure sia una persona che parte in difesa, in maniera timorosa, per poi andare all’attacco. Ho scelto degli attori molto bravi, una regola da non sottovalutare, pazienti, pronti all’avventura. Vedremo cosa accadrà..

L’estate è da poco terminata e, ancora una volta, abbiamo avuto modo di ritrovarti in “Capri”, nei panni dell’amatissimo Massimo Galiano. Un personaggio che risale ad alcuni anni fa è che è ancora vivo nei cuori di molti spettatori. Quali sensazioni sono legate a quel periodo, a quella fiction, ai colleghi che hai avuto modo di vivere in tale occasione?

Ripensare a quel periodo mi porta alla mente gioie e dolori. Gioia, perché ho avuto la fortuna di partecipare a una fiction che difficilmente verrà dimenticata, perché bella, ed ha segnato un periodo storico della televisione italiana, della RAI. Dolori, al contempo, perché non abbiamo avuto modo di proseguire con delle serie successive, in una maniera inspiegabile e, altri dolori, hanno accompagnato la mia vita perché Patroni Griffi nel 2005 ci ha lasciato e l’anno successivo è stata la volta della dipartita di mio padre. Un periodo difficile a 360 gradi ma, per fortuna, ho condiviso tanto altro con i colleghi avuti su quel set e, nonostante non ci si veda tutti i giorni, abbiamo un rapporto molto forte, proprio grazie a quell’esperienza.

Tra i tanti personaggi interpretati, ed ancora oggi amati, vi è anche Lorenzo Fabbri, interpretato ne “Il Commissario Rex”. Una serie per cui molti avrebbero voluto un proseguo..

‘Il mio Rex’, definito così in maniera affettiva, ha avuto un grande successo, forse ancora più grande del Rex originario, il primo, a cui tutti, da giovani, eravamo legati. Una soddisfazione grandissima, per me, l’avere modo di saperlo riproporre in 180 paesi, differentemente dal primo, presente in 90 paesi. Rex, fino ad allora, era al fianco del suo padrone come se fossero, insieme, due super eroi, ma con la produzione decidemmo di trovare un’altra chiave, facendo diventare il cane il vero eroe e l’uomo capace di poter fallire.

Kaspar Capparoni, è ancora forte, oggi, la tua passione per il ballo?

Al momento diciamo che ho trasferito questa passione a mio figlio (ride) che lo fa in maniera seria, professionale, diversamente da me che ho affrontato quella fase in maniera goliardica. Me ne rende molto partecipe e sono felice di ciò.

A tal proposito, quali consigli diffondi a tuo figlio affinché possa affrontare al meglio questo percorso?

Cerco di ascoltarlo, di capire quale realtà cerca di prefiggersi, dedicando la sua attenzione anche alla musica, al canto. È un ragazzo poliedrico, appassionato, e per lo più cerco di fargli capire che l’Italia non è un posto adatto a ciò.

Kaspar, qualche anno fa hai anche preso parte a “L’isola dei Famosi” e, a tal proposito, quale messaggio pensi debbano lanciare i reality oggi?

Ho deciso di prendere parte all’Isola per potermi mettere alla prova, confrontandomi con le mie capacità, le mie paure, le circostanze che mi avrebbe regalato l’avventura. Nel momento in cui hanno cercato di portarmi nel calderone delle polemiche, ho pensato bene di far loro presente che non era una situazione adatta a me e che preferivo restare da solo, dedicandomi alla pesca, per tutti, alla possibilità di nuotare, anche con gli squali. Cose che non si sono notate, ore e ore di riprese mai viste, e mi chiedo quindi quale fosse il vero senso di tutto.

Kaspar Capparoni, in ultimo, cosa puoi anticiparci sul tuo futuro artistico?

Sto preparando un film, “Il falco”, realizzato insieme ad alcune persone. Un action puro, un dogma ancora da sfatare in Italia, una comunione di intenti, visti i costi, e credo che il prossimo anno, intorno a marzo, aprile, potranno avere inizio le riprese. Saprò dirvi di più in futuro.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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