Torniamo ad incontrare Beatrice Arnera, giovane ed abile attrice, presto alle prese con una nuova esperienza legata al teatro, “Pronto, Freud?”.
Uno spettacolo, quello di cui Beatrice ci parla, che la vedrà protagonista in maniera totalizzante, e questo perché pronta a parlare di qualcosa di suo, di forte e, al contempo, allegro, che ci porterà a riflettere a trecentosessanta gradi. Una persona disponibile, Beatrice Arnera, attenta al prossimo, vogliosa di vivere sempre nuove esperienze, sempre al massimo.
Ben ritrovata su La Gazzetta dello Spettacolo, Beatrice Arnera. Sui tuoi social, da qualche tempo, hai reso nota la possibilità di poterti applaudire in uno spettacolo teatrale di cui sarai unica protagonista, prossimamente. Cosa puoi svelarci a riguardo?
Sono felice di poter finalmente parlare di questo spettacolo che è frutto di un grande incoraggiamento da parte delle persone che ho intorno e che fortemente credono in questa avventura. Sentivo la necessità di mettermi alla prova in uno spettacolo che presenta la mia faccia ed i miei personali racconti. Una forma ibrida tra uno stand up comedy ed una prova brillante che porta con sé un linguaggio a metà tra queste due forme. Il titolo è “Pronto, Freud?” e, nella maniera più ironica che conosco, racconta buffamente traumi, disagi, goffaggini che mi riguardano, il tutto all’interno di una seduta da una psicoterapeuta. Uno spettacolo vero e proprio, dunque, che tratta di pura realtà.
Avremo, quindi, modo di conoscere qualcosa in più su Beatrice Arnera, sul tuo vissuto, sulla tua ironia e sensibilità?
Esatto! Tratterò, tra l’altro, anche temi abbastanza delicati come l’aborto spontaneo ed anche problemi legati alla gestione della rabbia, che mi riguardano da vicino e con una marcia forte, come dicevamo, legata all’ironia. Credo, ad oggi, che l’ironia sia l’unica arma per affrontare e superare i problemi. Se riesci a riderne vuol dire che puoi sicuramente provare anche a risolverli.
Avremo modo di constatare, così come appare dai social, anche le tue abilità legate al canto, materia in cui sei molto abile?
Si, ci saranno diversi interventi musicali. In uno di questi canterò anche un pezzo inedito. In questa situazione avrò modo di mostrare ciò che spesso, in situazioni differenti, non sempre mi è facile presentare.
Vi sono degli appuntamenti già stabiliti da poter presentare a tutti coloro che avranno voglia di sostenerti in questa avventura?
“Pronto, Freud?” debutterà l’11 dicembre a Bologna, per poi essere a Milano il 20 dicembre, il 18 gennaio a Torino e il 22 gennaio a Roma. Una data evento per ogni città con l’intento di poter ripresentare il tutto successivamente con ulteriori date a disposizione.
A chi devi “grazie” per questa tua nuova esperienza attoriale?
Al mio fianco, a spronarmi e a consigliarmi, Andrea Pisani a cui devo tanto dal punto di vista psicologico e umano, soprattutto. Un comico abile come lui non poteva che indirizzarmi al meglio, anche nella stesura del testo.
Se di social si parla, il tuo instagram ci mostra una persona solare, positiva e propositiva, sempre pronta a regalarci qualcosa di nuovo, senza filtri, senza alcun inganno. Svelaci, dunque, la tua reale visione di ciò e il messaggio che, in tal modo, intendi trasmettere anche con il tuo “Pronto, Freud?”?
La scelta di apparire me stessa, senza inganno alcuno, non è premeditata. Da buona portatrice sana di sindrome dell’impostore, non dormirei bene se dovessi vendermi per ciò che non sono. La semplicità, l’onestà, conta più di tutto. I social tendono, invece, a creare tanta confusione. Con “Pronto, Freud?” vorrei, a gran voce, sponsorizzare la terapia, l’andare in analisi, cosa che a mio avviso occorrerebbe ad ognuno di noi. Un po’ come la leva militare un tempo, credo sia d’obbligo prendersi cura della propria psiche, provando a risolvere problemi, questioni di qualsiasi tipo. Il messaggio è questo, insieme al voler spingere l’essere umano a ridere delle proprie disgrazie. Credo sia l’antidoto migliore.
Beatrice, come ti prepari ad affrontare, dunque, questa importante, singolare, esperienza teatrale?
Xanax, respiro in sacchetti di carta, e.. ho davvero tanta paura, cosa che non accadde nemmeno ai tempi dell’esame di maturità al classico, da secchiona quale sono sempre stata. Il testo è scritto da me, sul palco sarà da sola, la faccia sulla locandina sarà la mia.. ho paura anche ora che te ne sto parlando. Vedremo cosa accadrà!!
Avresti voluto essere altro o, sino ad ora, ogni passo compiuto pensi sia stato sempre quello giusto?
Sono felice di ciò che sono oggi, della vita e delle persone che mi accompagnano, così come delle scelte professionali compiute. Non cambierei nulla, assolutamente! Sento di essere risolta e vedo tutto con molta positività. Ho un futuro florido dinanzi a me!
Il successo della fiction “Buongiorno, Mamma!” ha fatto sì che il pubblico ti conoscesse e apprezzasse, sempre più. Che esperienza è stata e quali, quanti, ricordi porterai con te da quel set?
Parliamo di un lavoro che dura dei mesi, estenuante a livello fisico, per cui bisogna preparsi a dovere. Porto con me dei legami importanti, bellissimi, come l’ottimo rapporto che ho con Ginevra, mia sorella nella serie. Ho conosciuto anche altre persone, situazioni meravigliose, una palestra di set ricchissima, davvero utile.
Parlando di ruoli futuri, chi vorresti poter impersonare?
Mi piacerebbe poter avere un ruolo che mi metta seriamente in difficoltà, anche fisicamente parlando. Un qualcosa di complicato, profondo, differente dai personaggi “sani”, non legati a patologie o quanto di simile.
Ti piacerebbe, invece, poter essere dall’altro lato della macchina da presa, un domani?
Attualmente non è una pulsione così forte. Ritengo che il passaggio da attore a regista sia molto delicato. Biasimo con grande fermezza tutti coloro che lo fanno senza avere un minimo di preparazione tecnica. Ritengo sia necessario avere una grande formazione, così come per tutti i mestieri. Semmai dovesse accadere vorrebbe dire che avrò affrontato un serissimo percorso di studi per poter arrivare a ciò.
Rispetto a quelli che sono stati i tuoi inizi, quanto pensi sia cambiato il modo di fare cinema negli ultimi tempi?
Abbiamo, forse, dato prova che l’Italia è capace di fare qualcosa al cinema di davvero convicente. Parlo, ad esempio, de “Le otto montagne”, visto recentemente, così come di altri film che, negli ultimi tempi, ci hanno ridato quel guizzo di cui avevamo bisogno. Mi sembra di capire, inoltre, che i registi giovani stiano avendo molto più spazio, rispetto a quelli che sono stati gli anni novanta/duemila. Ritengo sia un bene, tutto ciò, anche da parte della vecchia leva.
Guardando al futuro, cosa puoi anticiparci sui prossimi progetti Beatrice Arnera?
Posso anticiparvi che a dicembre avrete modo di assistere alla seconda stagione de “Odio il Natale”, con Pilar Fogliati, su Netflix. Alla regia, quest’anno, avremo una donna che stimo moltissimo, Laura Chiossone. Laura ha saputo dare una pennellata di meraviglia, un forte imput alle donne, in questa seconda stagione. Qualcosa di straordinario!