Gavio
Gavio

Gavio: speranze di giovane cantautore

Gavio, al secolo Gianfrancesco Cataldo, è un giovane cantautore campano, da sempre innamorato della musica, di ogni suo singolo aspetto e colore. Negli anni, con le sue sole forze, è riuscito a prendere parte ad importanti contenitori musicali, quali: The Voice of Italy, Musicultura e non solo.

Oggi, Gavio, punta al mitico concerto del Primo Maggio e, affinché questo sogno possa avere vita, ha bisogno di tutti voi.

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Gavio. Come stai?

Sto davvero bene! Sto vivendo un periodo bello, intenso, ricco di soddisfazioni.

Raccontaci dei tuoi inizi, di come hai mosso i tuoi primi passi in musica?

Non avrei mai immaginato di poter cominciare a suonare la chitarra. Nel salone di casa, da piccolo, c’era sempre lo stesso strumento e, dopo poco tempo, ho chiesto a mio padre di poterla suonare, di poter imparare. C’è voluto poco affinché potessi fare in breve tempo il mio primo giro di do. Da lì in poi, il passo è stato breve. Ho creato un gruppo, costituito da altri giovani amici, per poi prendere parte ad un concorso, Tour Music Fest, arrivando sino alle semifinali. In quell’occasione ho conosciuto il mio primo produttore, Alessandro Guardia di AlfaMusic.

Nel 2015 prende vita, Parabola, il tuo primo EP. Cosa puoi dirci a riguardo?

“Parabola”, prende vita dal mio approdo a Roma, grazie ad Alessandro Guardia, alla conoscenza con lui. Quattro pezzi, dopo una settimana di studio insieme, registrati in acustico. Un quasi live di cui ho un ricordo bellissimo.

Nel 2016, la tua partecipazione a The Voice Of Italy, nel team di Emis Killa. Che esperienza ha rappresentato per te?

Un’esperienza casuale, non prevista. Ero lì per accompagnare un’amica e, in ultimo, decisi di prendervi parte anch’io, cantando un brano di Gaber, Destra sinistra. Fui preso e, a girarsi, fu proprio Emis Killa. Una persona umana, attenta al nostro stato d’animo, a quelle che potevano essere le nostre paure, insicurezze. Ho avuto modo, tramite quel percorso, di poter capire cosa vuol dire essere dinanzi alla camera da presa, cogliendone ogni piccolo meccanismo.

Successivamente hai avuto modo di vincere il premio Musicultura XXVII. Quali sono state le tue sensazioni a riguardo?

Musicultura è arrivato in concomitanza con la mia ultima partecipazione a The Voice of Italy. Cosa alquanto strana perché Musicultura valorizza il cantautorato e The Voice è invece un qualcosa di prettamente televisivo, che tende a non valorizzare la canzone d’autore. Ad ogni modo, non dimenticherò mai quell’esperienza. Le mie parole, in quel frangente, avevano reale valore, assumevano un peso. Sentivo, per la prima volta, che ciò che stavo facendo aveva un senso, quello giusto. Ho avuto modo, tra l’altro, di conoscere Fabrizio Frizzi, una bellissima persona, che mi ha lasciato un ricordo pulito, sincero, che porterò per sempre con me.

Portafortuna, il tuo primo album, vide la luce nel 2017. Raccontaci di quel momento?

Un ricordo particolare, forse brutto. Dopo aver vinto Musicultura, a soli diciannove anni, pensavo che tutto mi fosse dovuto, che il mio percorso fosse in discesa, invece no, tutto si fermò. Purtroppo in quel disco non ho avuto modo di dire cosa pensavo realmente e, ancora oggi, ritengo sia privo di contenuti. Poche date, poco spazio per esibirsi e, da lì, un periodo di silenzio.

Il 2019 lascerà poi spazio a Gavio, il tuo attuale nome d’arte. A cosa ne devi la scelta?

Sentivo l’esigenza di ricercare qualcosa di nuovo, anche a livello di sound. Si tratta, in fin dei conti, anche di un omaggio al mio territorio. Gavio, difatti, è uno stratega sannita, un guerriero che, invece di ammazzare i superstiti romani della prima guerra sannitica, decide di farli passare sotto il gioco delle forche caudine, mandandoli a casa nudi e senza armi. Un guerriero sannita che non fu mai schiavo dei romani anche dopo la loro vittoria. Ho grande stima di lui!

Nel 2020 un’altra piccola svolta, AmaSanremo. Vuoi parlarcene?

Vi ho preso parte presentando un brano scritto per la precedente edizione. Purtroppo, ai tempi, non sono stato compreso. Qualcuno ha pensato che il mio percorso fosse studiato a tavolino, ma non è andata così.

Un progetto importante attende di essere concretizzato. Vuoi parlarcene Gavio?

Spero, con tutte le mie forze, di poter prendere parte al concerto del Primo Maggio. Miro, nel mio piccolo, a quei quindi minuti di visibilità che potranno permettermi di portare la mia musica su quel palco conosciuto da tutti. Chiedo a tutti coloro che avranno modo di leggere questa intervista di votarmi, accedendo al mio profilo instagram.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

Lascia un commento