Franco Fasano è un artista a tutto tondo. Ha scritto delle bellissime canzoni, interpretate, tra l’altro, da cantanti importanti.
Una musica, la sua, intrisa di grandi parole, che ci accompagna dal 1981, anno in cui prese parte al primo Festival di Sanremo. Fasano ha preso parte al Premio Ravera, a Tolentino.
Benvenuto a Franco Fasano su La Gazzetta dello Spettacolo. Come procede il suo vissuto?
Sto bene! Sono uno di quelli che è stato forzatamente relegato in casa. Non vi è stato modo di potersi esibire sul palco, ma per fortuna ora siamo in leggera ripresa. Questa clausura forzata, vi dirò, mi è costata parecchio. Ho cercato di essere presente, via social, con dei post, ma ho preferito non realizzare live in diretta o cose simili. Ho sfruttato quel lasso di tempo scrivendo un libro, “Io Amo”, in cui parlo del mio percorso personale ed anche di buona parte della musica pop italiana e della televisione degli ultimi cinquant’anni.
Le andrebbe di parlarci di, “Io amo”, il suo ultimo libro?
Il libro prende vita grazie a Massimiliano Beneggi, esperto e critico di teatro e di musica italiana. Massimiliano è stato attratto dalla mia firma, presente sotto molti dischi in suo possesso. Il libro uscirà il 27 settembre e sarà costituito da 33 capitoli, come i giri del vinile di una volta. L’indice è costituito da 32 canzoni, più una, la prima, non scritta da me. Canzoni che, in qualche modo, hanno segnato la mia vita. Ogni capitolo, inoltre, avrà un QR Code che darà modo, a chi lo acquisterà, di poter approfondire le notizie e le emozioni di quel periodo, annesso a delle fotografie dell’epoca.
Un vero e proprio viaggio nel passato, nei ricordi..
Si, nei ricordi e nel mio vissuto personale. Ancora oggi, se mi fermo a pensarci, mi capita di sentire, allo stadio, “sarà perché ti amo”, con parole modificate, dedicate ai calciatori. Mi provoca sempre una strana sensazione! Quando la canzone fu portata a Sanremo, debuttavo nelle nuove proposte, in un Festival organizzato dal grande Gianni Ravera. Devo a mio padre, fotografo delle serate sanremesi, l’affezione al Festival di Sanremo. Presi parte al Festival proprio nell’81, anno in cui trasformai questa mia passione in un vero e proprio mestiere.
Una canzone, un disco, a cui è particolarmente legato?
Faccio fatica a non essere legato a tutto ciò che ho avuto modo di realizzare, così come sono grato a chi ho avuto modo di incontrare durante il mio cammino. Oggi esistono scuole e accademie della creatività. Un tempo, invece, il tutto veniva coltivato da sé, legandosi a dei punti di riferimento. Nel mio caso, quei punti di riferimento, erano: Italo Ianne, De Pasquale, Pirazzoli e Cogliati.
Un sogno ancora inespresso?
Spero di continuare ad incontrare, negli occhi di chi ascolta le mie canzoni, la stessa emozione che provo io quando le scrivo.
Il 4 Settembre ha preso parte al Premio Ravera...
Questo evento mi riempie di nostalgia e, al contempo, crea in me grande entusiasmo. Essere presente ad un premio intitolato a Ravera, significa essere presente al mio esordio come cantante, ma anche ai miei percorsi come autore. Durante i Festival di Ravera, almeno sei canzoni delle mie erano in gara. Tra queste, non ultima, “Io Amo”, da cui prende il titolo il mio ultimo libro.
Come ha avuto origine questo l’idea di realizzare questo libro, “Io amo”?
L’idea è di Massimiliano Beneggi, un giovane giornalista, che ha voluto intervistarmi nel periodo in cui vi era il lockdown. L’argomento principale, almeno all’inizio, era legato ai Cartoni Animati e le sigle scritte per Cristina D’Avena. Conseguentemente, mi ha richiamato facendomi presente quanto fosse stata letta l’intervista. La telefonata successiva, in secondo luogo, è arrivata da Mauro Caldera, che mi ha fatto presente l’idea di questo ragazzo. Avevo si pensato ad un libro, ma pensavo di non avere grande riscontro da parte del pubblico. Alla fine dei conti, ero davvero molto perplesso. Abbiamo realizzato il libro a distanza, lui da Milano ed io da Roma, ritrovandoci in una forte sinergia. Dopo una decina di telefonate, tutte molto lunghe e dettagliate, ho avuto conferma del suo linguaggio giusto, veritiero e ne sono rimasto colpito. Un libro aperto, quello che avrete modo di leggere il 5 novembre, caratterizzato da un QR Code che, inquadrato da un cellulare, vi riporterà alle canzoni insite tra le pagine di questo progetto. Potrete vedere anche delle foto, un tempo realizzate da mio padre, nello stesso modo in cui avrete modo di ascoltare le canzoni.
Un retroscena tra tutti, insito nel libro, a cui tiene di più?
Mi viene difficile rispondere a questa domanda. Sicuramente, tra tutti, il parallelismo che esiste tra me e mio padre e, successivamente, tra me e mio figlio, anche lui amante della musica. Questa centralità del rapporto padre e figlio, dove sono figlio e padre al tempo stesso, di certo caratterizza questo scritto. Ogni capitolo, inoltre, ha il titolo di una mia canzone, importante o meno che sia. L’ultimo capito, invece, è costituito da una canzone che ho particolarmente a cuore, non del tutto compiuta.
Chi è oggi Franco Fasano?
Franco oggi è comunque un musicista, ma ha subito di certo un cambiamento. Sono la reincarnazione del Made in Italy di una volta, di quell’epoca che non avrà mai fine. Ne parlo anche nel libro, partendo da Barzizza, sino a Lauzi, un autore famoso e, purtroppo, dimenticato, specie dalla stampa. Non sono forse al passo con i tempi, ma ho comunque reso importante il Festival di Sanremo, apparentemente sostituito oggi da una sorta di motivazione per cui attualmente si diventa big, le visualizzazioni. Diviene difficile, di questi tempi, capire se si apprezza un pezzo perché piace o perché vi è qualche altro motivo per essere ascoltato. Ciò non è di certo un male, vista l’utilità della tecnologia in tanti altri ambiti.
Se si guarda indietro ha dei rimpianti?
La parola rimpianto ha il sapore di un qualcosa di amaro. Sento di essere una persona in equilibrio, specie se si parla del mio vissuto. Un equilibrio non pericolante, bensì un equilibrio intriso di istinto, di cose giuste, di cui faccio tesoro.
Cosa prevede il futuro artistico di Franco Fasano?
Non posso prevedere nulla, al momento. Personalmente, mi auguro che non vi sia alcuna ghettizzazione tra pro-vax e no vax. Sono dell’idea che non occorra essere, come accadeva un tempo, marchiati con un’ideologia legata alla salute. Spero di riuscire, inoltre, a girare l’Italia presentando il mio libro, tornando così sui luoghi dove sono partite le mie collaborazioni, dove ha avuto inizio il mio percorso artistico.