L’Angelo dalle ali spezzate di Tiziano Papagni

Tiziano Papagni, il poeta amico delle donne

Quando la vita ci pone davanti a delle difficoltà sin dalla giovane età, per riemergere e riscattarsi dobbiamo trovare un’alternativa, un porto sicuro in cui potersi isolare per ritrovare se stessi e soddisfare l’esigenza di esprimersi e dire al mondo che esistiamo.

L’autore Tiziano Papagni

Queste poche righe raccontano, in sintesi, l’esperienza del poeta e scrittore Tiziano Papagni, nato a Pavia quarant’anni fa e che, attraverso le sue poesie, mette in luce tutta la sua profonda umanità.

Tiziano Papagni, basta sfogliare le prima pagine del tuo libro “L’Angelo dalle ali spezzate”, edito da LFA Publisher, per avere la conferma di quanto scritto. Come è avvenuto il tuo approccio con la scrittura? È stato un amore a prima vista o sofferto e che ha richiesto di essere coltivato nel tempo?

Ho iniziato a sferrare le mie scritture verso i quattordici anni, scrivendo poesie in una sorta di “angolo” tutto mio. Mi rannicchiavo lì perché sentivo il bisogno di purificarmi dalle cattiverie esterne, quasi fossero smog. Ho sofferto parecchio durante la mia età adolescenziale, osservando litigi in famiglia, gli amori che sono sempre andati in fumo e le amicizie non proprio così strette. La scrittura, quindi, è stata per me un rifugio.

Come lettore, invece, che tipo di fruitore sei?

Leggo quasi tutto, senza distinzioni né discriminazioni.  Se una opera è “Lgbt”, non vedo nulla di male. Ognuno ha i propri pensieri, emozioni e se non fossimo padroni di buttarle nero su bianco non esisterebbe nemmeno la democrazia. Leggo anche romanzi e opere storiche, ma essendo un poeta preferisco leggere sillogi o raccolte di poesie.

“L’Angelo dalle ali spezzate”: un titolo fortemente evocativo e poetico, come è stato scelto per la tua silloge?

L’Angelo dalle ali spezzate di Tiziano Papagni

Ho scelto questo titolo per un motivo semplice: la donna protagonista nella silloge la conosco da anni.  Parlava sempre di matrimonio, felicità, figli e finalmente una vita lontano dalla sua famiglia di origine che, purtroppo, non riconosceva in lei molti valori. Arriva, quindi, il momento più bello: il matrimonio. L’ascesa verso la felicità assoluta, i figli e tanti progetti. Tutto, però, si ferma qui. Il suo consorte la lascia senza motivi e dopo la felicità cade nella depressione. Non ha più senso la sua vita, trova la forza nella prole, si aggrappa a essa, senza tuttavia avere più quelle ali spiegate per esplorare il mondo in quanto tarpate.

So che tra i sommi poeti ammiri molto Leopardi e Petrarca, ritrovi in loro una sofferenza che ti appartiene?

In Leopardi rispecchio il fallimento di un amore, in Petrarca il malessere societario.

C’è una loro ode che ami particolarmente? Se sì, perché?

Di Leopardi,”A Silvia” per l’amor non corrisposto. Per quanto riguarda Petrarca, “Il Canzoniere”: l’amore per Laura è il tema dominante della raccolta, ma non mancano altri argomenti come la critica alla corruzione della Curia papale di Avignone, la politica del tempo, mentre alcuni componimenti sono d’occasione e dedicati ad amici e potenti protettori del poeta. L’ordine di pubblicazione delle poesie non rispecchia quello di composizione e, infatti, il sonetto di apertura è stato certamente scritto tra gli ultimi quando Laura era già morta e l’autore considera in maniera retrospettiva la sua vita sprecata nell’amore non corrisposto della donna.

Prossimamente, invece, ti cimenterai con la prosa per un’opera di denuncia che vuole dare voce a chi non ce l’ha… puoi anticiparci qualcosa?

Certamente, vorrei dare vita ad un mio progetto che sarà un libro sulla violenza di genere, in particolare la violenza sulle donne, argomento a me carissimo e per il quale desidero ribadire che NON è amore se si picchia.

Su Francesca Ghezzani

Giornalista, addetto stampa, autrice e conduttrice di programmi televisivi e radiofonici. In passato ha collaborato con istituti in qualità di docente di comunicazione ed eventi.

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