Di uomini e mostri-Brevi cronache dal mondo, di Nicola Argenti

Di uomini e mostri-Brevi cronache dal mondo, di Nicola Argenti

Lo scrittore romano Nicola Argenti è l’autore dell’opera “Di uomini e mostri – Brevi cronache dal mondo”, una raccolta di microstorie legate fra loro dalla “poetica della miopia” pubblicata con Les Flaneurs Edizioni.

Portando in primo piano i dettagli apparentemente insignificanti e gli aspetti residuali dell’esistenza, attraverso la lente di una raffinata ironia, l’autore nelle sue pagine ci mostra le verità che si nascondono sotto il nostro naso. Ne parliamo con lui per la nostra rubrica “Libri e Scrittori”.

Benvenuto Nicola Argenti su La Gazzetta dello Spettacolo. Dopo una lunga pausa, nel 2019 torni a partecipare ad alcuni concorsi letterari indetti da editori e associazioni culturali ai quali seguiranno alcune pubblicazioni in antologie poetiche e, nel 2021, la pubblicazione del tuo La Rosa nel Magma. Cosa cambia con questa opera?

Grazie per avermi accolto nella vostra rubrica. Confermo di aver interrotto, per molti anni, la frequentazione di gran parte degli ambienti culturali e – in primis – con il mondo dell’editoria, delle riviste e delle pubblicazioni. Esperienze negative che, forse per la giovane età, mi avevano allontanato. Parliamo del 2002-2003. Non ho mai smesso di scrivere, però; la mia attività di scrittura, tradotta in componimenti e prosa, non si è mai fermata, non è stata rallentata e, anzi, si è arricchita ed è cresciuta in termini di produzione materiale e di maturazione di sensibilità e concetto. Nel 2019 una rinnovata emotività mi ha spinto a riprendere in mano ciò che avevo messo da parte: torno a partecipare ai concorsi letterari e poetici, scrivo nuove sillogi, nuovi racconti, riporto in vita vecchie idee rimaste nel proverbiale cassetto. Alcuni concorsi mi hanno regalato notevole gratificazione, il Premio Montag (dell’omonima casa editrice) in particolare, con la pubblicazione – in quanto vincitore – di una breve silloge poetica, La Rosa nel Magma, appunto. Cambia tutto. Riesco a comprendere alcuni meccanismi, imparo ad orientarmi nelle logiche del mercato editoriale, pur conservando interesse maggiore per l’aspetto artistico. Ma prima di tutto questo, la pubblicazione è stata una spinta propulsiva, un innesco. Ne è conseguito una maturità, quella necessaria, per affrontare la sfida editoriale; ho sviluppato una nuova visione e una robusta presa di coscienza, strumenti necessari per vivere il mondo delle Lettere e delle pubblicazioni senza affanni, senza demoni, mai scioccamente ma – di certo – con maggiore serenità.

Cosa pensi dei concorsi letterari Nicola Argenti? Qual è la tua personale esperienza?

I concorsi hanno un’esistenza dura e senza scale di grigi: sono amati oppure disprezzati. Io personalmente non ho un giudizio così netto. I concorsi – intendo quelli organizzati seriamente, con accuratezza, con giurie apprezzate e di spessore – sono necessari. Viviamo una vita di valutazioni, di opinioni, di “feedback”, dunque ritenere i concorsi qualcosa di nocivo solo perché c’è qualcuno che “valuta” il nostro lavoro sarebbe ipocrita e ottuso; dovremmo parimenti lamentarci di quasi ogni singolo aspetto della nostra vita. I concorsi nascono per scegliere nuove voci, premiarne alcune già conosciute, servono per scremare il mare magnum letterario, per capire, per conoscere.

Ho partecipato a molti di essi, facendo attente valutazioni. In alcuni casi ho avuto dei riconoscimenti di grande soddisfazione, in altri casi delusioni cocenti ma è tutto parte del gioco, semplice da spiegare e da capire. Tutto funziona così, d’altronde. La mia esperienza – dunque – è simile a quella di tanti altri sodali, divisa tra alti e bassi e, nonostante tutto, la ritengo un’avventura interessante della quale non privarsi.

Condanno in modo assoluto, però, tutti i concorsi generati per scopi puramente di marketing o di “ingrossamento tasche”, per far cassa: ce ne sono molti, moltissimi e lo sappiamo tutti molto bene. Partecipare vuol dire anche allenare l’occhio, sfogliando e leggendo i bandi, cercare notizie e informazioni e dunque imparare a distinguere, fare esperienza.

Veniamo al tuo libro. Come alleniamo la nostra miopia a diventare un po’ anche presbiopia al fine di vederci più lungo?

La miopia è un’alterazione che compromette le funzionalità visive ma può essere corretta. Lo stesso vale per l’incapacità, spesso involontaria, di esaminare, di scrutare in profondità, di fermarsi per captare il particolare. Anche questa può essere corretta. Sono entrambe alterazioni e tutte e due funzionano per sottrazione: ci privano della capacità di percepire il dettaglio; nel primo caso – materialmente – per troppa lontananza; nel secondo, per indifferenza o – se volessimo giocare con le parole – per troppa “distanza” (empatica, se vogliamo).

L’unico allenamento “curativo” per la miopia poetica è il rallentamento. Una decelerazione in favore dell’osservazione attenta, della curiosità. Prendersi il tempo per osservare lo svolgimento degli eventi intorno a noi, sulla via di casa nostra, in viaggio su un autobus o mentre aspettiamo il verde al semaforo. Nel piccolo insomma, nel quotidiano.  Louis Ferdinand Céline diceva che di storie ce ne sono moltissime, fin troppe, ognuno di noi ne ha, e fuori – per strada – ce ne sono milioni. Peccato che rischiamo di perderle tutte, guardandole solo di sfuggita. Rallentiamo e aguzziamo lo sguardo.

Il mondo e le esistenze che emergono lasciano ben sperare o, al contrario, mostrano uno spaccato non proprio rassicurante?

La scrittura può essere amore puro, leggerezza o dolore soffocante. Terapia o malattia, suoni melodiosi o cacofonia assordante. Le esistenze che ho descritto rappresentano, sostanzialmente, le varie forme della narrazione. Non lascio spazio a sentimenti assoluti, in nessun senso. C’è dissonanza nell’amore tra padri e figlie, ci sono distorsioni stranianti nelle vite più tranquille e monotone, c’è serenità e pace nel desiderio di vendetta. Il mondo, il mio e quello fuori dal libro, è un mélange di tutto questo, è tanto banale quanto innegabile. Il mondo non è un posto rassicurante e non potrei mai descriverlo in questo modo, eppure noi stessi possiamo costruire delle piccole speranze. Questo è quello che ho voluto scrivere. 

Brevità al centro. Nicola Argenti la apprezza in ogni genere letterario?

Ammetto di apprezzarla moltissimo, pur non essendo l’unica forma letteraria da me praticata. La brevità è la sfida a concentrarsi sul nucleo ed estrapolarlo, analizzandolo. La micro narrazione è l’intuizione fugace tradotta in sostanza di senso compiuto, letterario. È l’intenzione di abbandonare la Struttura chiusa della prosa programmatica e di creare un concetto succinto ed essenziale che – per paradosso – riesca ad estendersi all’infinito, verso i due estremi della Storia, diventando tutt’altro che breve.

In realtà sono convinto che si possa adattare ad ogni genere letterario, può parlare di tutto, trattare ogni argomento o aspetto letterario, purché usata con dimestichezza e dosata con umiltà e cognizione. È uno strumento e, come tale, va studiato, provato, sperimentato. La brevità non ha confini. 

In chiusura, quale sentimento speri di suscitare nei lettori Nicola Argenti?

Confesso che una delle prime intenzioni è incuriosire il lettore, accompagnandolo dentro storie normali, comuni, come dico spesso “marginali” – che potremmo declinare anche come “di poco conto”. Il Dettaglio contribuisce a creare il Tutto, dunque: perché la vita di una vedova di periferia o una piccola e comune storia familiare non dovrebbe essere rilevante? Non sono interessanti anche le impercettibili stranezze, le contrazioni nervose, le paure e i segreti? E cosa dire di piccole e grandi mostruosità che ognuno di noi cela dietro un velo di normalità? Non è – tutto questo – terribilmente intrigante?

Se non bastasse, ho mirato anche ad altro: stordire il lettore, costringerlo a rileggere più volte certe poche righe, all’apparenza scorrevoli, facili. Imbrigliarlo in una rete di emozioni prima delicate, poi intense, brutali. Catturarlo e costringerlo al turbamento e alla commozione. E, infine, conquistarlo.

Su Francesca Ghezzani

Giornalista, addetto stampa, autrice e conduttrice di programmi televisivi e radiofonici. In passato ha collaborato con istituti in qualità di docente di comunicazione ed eventi.

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