Marco Stabile. Foto di Angela Bartolo
Marco Stabile. Foto di Angela Bartolo

Marco Stabile, mi sento fortunato

La carriera di Marco Stabile è un’avventura e un viaggio ricco di emozioni e traguardi. Ha calcato con talento e coraggio i palchi importanti, che meritava e merita di affrontare.

Marco Stabile. Foto di Angela Bartolo
Marco Stabile. Foto di Angela Bartolo

L’emozione più grande l’ha provata a Parigi quando al Theatre Le Palace ha recitato in francese nello spettacolo Jersey Boys. Accanto a Renato Zero ha vissuto l’esperienza grandiosa dello Zerowskij interpretando il personaggio dell’odio. Una carriera, quella di Marco, destinata ad arricchirsi sempre di più. Perché il meglio deve ancora arrivare…

Bentornato Marco Stabile, come stai?

Ciao, sto bene! In viaggio da Roma verso Milano. Carico per la replica di stasera.

Sei nel cast del musical Kinky Boots. Come presenteresti questo progetto?

 Lo presenterei così: metti 30 attori che incontrano un’orchestra dal vivo, raccontano una storia ispirata a ad un film e bellissimo intitolato Kinky Boots, sceneggiato per il Teatro da Harvey Fierstein con le musiche originali scritte da Cindy Lauper, diretti da Claudio Insegno in scena nel cuore di Milano : il Teatro Nuovo.  Se non ti ho ancora convinto posso dirti che in questo show si ride tanto, si riflette, spesso ci si commuove e ognuno di voi puó trovare un personaggio in cui rispecchiarsi, bene o male.

E invece il tuo personaggio come lo descriveresti?

 Il mio personaggio si chiama Charlie Price. Figlio è unico erede della Price and Son, la più famosa fabbrica di scarpe per uomo di Northampton. Lo descriverei come l’eterno indeciso che si fa trascinare dalle decisioni degli altri perché ancora non ha raggiunto quel grado di fiducia in se stesso che gli permetterà di realizzare il proprio progetto di vita. Alla fine di questa storia tutta la sua vita sarà rinnovata, un nuovo lavoro, un nuovo amore e anche un cuore più evoluto.

In cosa credi di assomigliargli?

Devo essere sincero? Siamo totalmente differenti. Forse per questo è così liberatorio essere Charlie tutte le sere. Mi prendo realmente 3 ore di pausa da me stesso.  Tuttavia non ti nascondo che mi ha insegnato tanto. È paradossale ma la più grande lezione che ho metabolizzato è il coraggio di rischiare, di fare qualcosa di realmente folle per raggiungere un obiettivo, per avere la vita che pensi di meritare. Charlie lo fa e raccoglie. Io lo sto facendo. Posso farlo ancora meglio. Spero di raccogliere.

Come ti sei trovato con il resto del cast?

Il cast è composto da professionisti di grande livello, molti già impegnati in grandi produzioni sia italiane che estere. Tutte le sere noi ci guardiamo in faccia e ci diciamo “chiudiamoci in fabbrica!”. Senza il loro sostegno non credo sarei riuscito a raccontare questa storia così come faccio.  In particolare il mio compagno di viaggio Stan Believe che interpreta Lola è davvero speciale. Brilla sul serio sul palco, mi sento fortunato. 

Il regista Claudio insegno ha definito questo progetto “Un musical che non è solo un musical, un grande film che non è solo un grande film ma una grande favola sulla vita… “, tu invece come definiresti questo progetto e quale messaggio speri arrivi al pubblico?

Claudio Insegno voleva uno show davvero vicino al film che è un piccolo capolavoro.  E credo il suo intento sia riuscito.  Personalmente vorrei che le persone che vedranno Kinky Boots possano davvero capire che bisogna guardare al di là delle nostre proiezioni. Perché anche due individui così diversi come Lola e Charlie possono avere così tanto in comune per indole , storia ed emotività. La diversità è una ricchezza inestimabile. Tutti dovrebbero fare questo salto mentale che non ho paura a definire evolutivo. L’evoluzione sta dalla parte delle persone che la pensano così e la storia lo sta giá dimostrando.

In Jersey Boys hai recitato in francese, calcato un palco importantissimo come quello del Theatre Le Palace di Parigi. Che esperienza ha rappresentato per te a livello umano e professionale e cosa ti porti dentro di questo progetto?

Mi porto dietro il fatto che parlo perfettamente francese prima di tutto. Spero di tornare quanto prima a Parigi sia come turista sia come artista. Io vivo a Roma e sono convinto che Parigi sia la sorella più sofisticata di Roma.  È stato davvero un periodo bohémien della mia vita, vivevo a Montmartre, attraversavo Pigalle per recitare in francese la sera.  Le Parisienne ha definito il nostro accento molto affascinante.  Jersey Boys è stato un momento molto formativo della mia vita. E Parigi segna sempre delle svolte esistenziali per me. Ogni volta che la incrocio la mia vita è sempre un po’ stravolta, ma ne sono felice perché credo che tutto accada per il nostro bene.

Hai lavorato con Renato Zero in Zerowskij e interpretavi il personaggio dell’Odio. Quali consigli ti ha dato Renato Zero?

 Renato Zero è uno degli incontri piú incredibili della mia vita artistica. È un artista unico, durante l’allestimento il suo livello di impegno era sempre al massimo: dare tutto me stesso per interpretare l’Odio era il minimo che potessi fare. Ricordo una sera dopo le prove eravamo a casa sua con alcuni attori del Cast, e lui ci fece sentire l’arrangiamento di Motel, uno dei pezzi storici che cantava durante Zerovskij. Eravamo seduto al tavolo e Renato canto quel pezzo solo per noi. È stato uno dei momenti in cui mi sono sentito così fortunato. Non riuscivamo a nascondere l’emozione. Per me lui è il numero 1.

Chi è oggi Marco?

Chi sono? Sono un uomo che non smette di inseguire la versione migliore di se stesso. Sono un vero Gemelli quindi alterno luce e ombra costantemente, ma ho molta più consapevolezza di ció che non voglio essere e dei passi falsi che assolutamente voglio evitare.  Per il resto dico sempre: il meglio deve ancora venire!

Progetti futuri e un augurio che vuoi farti…

Saró Will in “una serata con Will & Grace” in scena al teatro Nuovo di Milano dal 25 Gennaio. Per gli altri progetti, appena saranno certi sarai la prima persona a saperli! Mi auguro di rompere gli schemi, di essere coraggioso e fiero di ció che scelgo di essere.

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