Quando c’era Berlinguer, regia di Walter Veltroni

Si può fare la politica del “ma anche” al cinema? È probabilmente da questa domanda che muove l’appassionata ricostruzione della figura di Berlinguer fatta da Walter Veltroni.

Partendo da una serie di interviste tese a dimostrare come i giovani non ricordino più chi fosse il vecchio capo del Pci, l’ex sindaco di Roma racconta di come egli stesso, da ragazzo, abbia vissuto l’esperienza politica del fautore del “compromesso storico”.

Ricostruzione appassionata, appunto, e forse anche troppo. Fino al punto di sostituire ad un’analisi attenta di quel momento storico, il balbettio ridondante sulla fine delle ideologie e la necessità di una politica in cui si oltrepassino le divisioni. Il tutto accompagnato da continue musiche sentimentali che trasformano il documentario in un diario dei tempi andati.

Quando c’era Berlinguer” attraversa anni cruciali della storia politica e culturale italiana, e lo fa in maniera nostalgica. Certo, la politica allora era fatta di partecipazione popolare e di passioni militanti. Però, viene da chiedersi: che senso ha questa nostalgia di Veltroni se l’attualità politica, quella dei compromessi, non fa che confermare quella demolizione dell’idea di trasformazione a cui ha contribuito lo stesso Berlinguer?

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