Trionfo del San Carlo sulle sponde del Danubio

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Ovazioni e tripudio per le compagini del Teatro San Carlo a Budapest per la Luisa Miller di Verdi eseguita in forma di concerto al Palace of Arts in occasione dello Spring Festival 2015,il 26 aprile.

L’opera ebbe la sua prima rappresentazione proprio al Teatro San Carlo l’8 dicembre del 1849 con un successo non esilarante,ma rappresentata e “scoperta” in anni successivi A Milano,Firenze,Roma,Venezia e Parigi.
Spartiacque della produzione verdiana dagli”anni di galera”dagli argomenti guerrieri,bellicosi e parapatriottici,con Luisa Miller si verifica l’approdo ad una concezione moderna del dramma borghese che sfocerà poi nella Traviata, il motivo centrale drammatico non sarà più l’anelito di libertà nazionale,bensì un aspetto del vivere contemporaneo: la polemica manzoniana degli umili contro i potenti,dei giovani,puri schietti,dai limpidi sentimenti(Luisa e Rodolfo), contro gli adulti corrotti,giunti alle leve del comando,avidi di impossessarsene e murati nelle convenzioni e nelle ambizioni sociali ( il Conte Walter e il bieco Wurm).La protagonista da cui prende il nome l’opera,Luisa,diversamente dal dramma schilleriano di provenienza”Amore e raggiro”,diventa Ella stessa la figura “virile” e saggia che dà sicurezza al vecchio Miller,padre tanto da convincerlo alla fuga ( N’andrem raminghi e poveri…); sono i due giovani Luisa e Rodolfo ad essere sicuri di ciò che vogliono anche nelle situazioni estreme.
In Wurm si intravede per esempio un Jago ante litteram,al cui ricatto Luisa deve cedere per salvare il padre,un personaggio losco e bieco,meschino e bavoso servo del potere.image

La convenzione non rifugge del tutto quando Rodolfo intona la bellissima ” Quando le sere al Placido”, oppure nella delicata scena bucolica del Coro dei borghigiani adunati per festeggiare il di’ natalizio di Luisa (Ti desta Luisa…),il doppio Coro della Caccia (Sciolgliete i levrieri),magistralmente eseguito dal Coro del Teatro San Carlo in questa circostanza della rappresentazione di Budapest.

I germi di modernità sono riscontrabili in quest’opera nella aderenza più marcata tra il pensiero musicale e quello poetico e che la “parola si fa sempre più musica”ovvero della capacità della musica di scolpire non solo il carattere dei personaggi ma anche di creare la “cornice”, l’ambiente nel quale essi vivono ed agiscono.

Coro,Orchestra del Teatro San Carlo,solisti Elena Mosuc, Giorgio Berrugi, Roberto Tagliavini, Nino Surguladze, Marco Spotti, Michela Antenucci,diretti dal giovanissimo Daniele Rustioni hanno saputo rendere in maniera plastica,colori,sfumature,lirismi della partitura verdiana creando appunto quella ” cornice”, quella teatralità,scenicita’,assente nella forma concertistica…

Applausi meritatissimi al Maestro Marco Faelli,nuovo direttore del Coro del Teatro San Carlo che ha conferito al timbro indistinguibile dell’illustre compagine corale un’omogeneità ed un colore assai intenso,espressivo e raffinato al tempo stesso.

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Emozionante e toccante è stata l’accoglienza,il calore e il tripudio attribuito dall’appassionato pubblico ungherese a tutti gli artisti del Teatro San Carlo che ancora una volta hanno dimostrato di essere una realtà imprescindibile della cultura e del patrimonio partenopeo nel mondo.

L’opera continuerà la sua messa in scena con le rappresentazioni al Teatro San Carlo di Napoli dal 5 al 10 maggio,in un nuovo allestimento proprio del Teatro San Carlo con la regia di Andrea De Rosa.

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Redazione Giornalistica