Filippo Filetti - Il suo valore

Filippo Filetti, “Il suo valore”

Filippo Filetti, è l’autore de “Il suo valore”, un singolo, realizzato durante il lockdown, che racchiude in sé uno sfogo, un grido di libertà, di collaborazione e soprattutto di speranza. Ha mosso i suoi passi nell’ambito dello spettacolo da giovane, sviluppando grande interesse anche per la poesia e per la regia. Nulla ha arrestato la sua sete di conoscenza, la sua voglia di creare.

Filippo Filetti - Il suo valore

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Filippo Filetti. Come stai? Ti andrebbe di raccontarci come è nato il tuo ultimo singolo, “Il suo valore”?

Ciao Alessia, sto bene, grazie; per quanto si possa dire di star bene nella situazione attuale. Il brano in questione è nato durante il primo lockdown. Come tanti, chiuso in casa, ho avuto del tempo per riflettere su quello che stavamo attraversando e sulle conseguenze, che questa pandemia, avrebbe riportato sulle nostre vite. Dopo aver raccontato, in maniera esplicita, lo stato d’animo di una persona simbolica, ho cercato di far trasparire quello di cui, io stesso, ho fatto tesoro in questa situazione: dare il giusto valore, a tutto ciò che spesso abbiamo dato per scontato, come, semplicemente, la libertà di bere una birra in compagnia, o di abbracciare una persona cara. Credo che il senso del messaggio, si possa racchiudere in un verso della canzone che dice “questo freddo ti fa pensare che, a volte, hai perso l’occasione per apprezzare anche un vecchio maglione”.    

Quanto conta la musica nel tuo vissuto?

La musica nella mia vita è un elemento fondamentale, di cui non potrei fare a meno. Ho sicuramente preso questa forte passione da mio padre e, già da piccolissimo, cantavo in continuazione. A soli nove anni, vinsi un festival canoro ed uscii sul Mattino e da lì in poi iniziai a coltivare questa passione, scrivendo brani inediti e partecipando a svariate manifestazioni come il Festival di Napoli e il Premio Mia Martini. Avendo io, un carattere un po’ introverso, cantare è sempre stata una forma di espressione che mi ha aiutato a tirare fuori il mio stato d’animo e le mie emozioni, in ogni situazione. Non potrei assolutamente immaginare la mia vita senza la musica.

Il lockdown ti ha portato a scrivere ” Il suo valore “, la canzone che hai poi donato a tutti noi. Quali sono i tuoi valori, i tuoi punti di forza in questo percorso chiamato vita?

Beh, ho certamente valori che, credo, siano universali, come la famiglia e l’amicizia. Andando più nel personale, quello che, più di tutto, penso sia un valore fondamentale, per andare avanti correttamente, è il rispetto: a mio avviso, ognuno, nella vita, è libero di fare ciò che vuole, l’importante è che le sue azioni non siano nocive, né per gli altri, né per sé stesso.

Nel tuo singolo sono presenti riferimenti a note canzoni del passato. La scelta è stata casuale o semplicemente voluta?

Ho fatto riferimento ad un brano che reputo molto intenso, Sally di Vasco Rossi. Ad un certo punto il mio pezzo dice “un po’ è servito a farti capire, che per rinascere, in fondo, bisogna prima morire”, ed è questo che accomuna le protagoniste dei due brani. Sally e Claudia sono due donne che, se pur in un tempo e in un contesto diverso, affrontano entrambe un dramma esistenziale e, attraverso un percorso di crescita interiore, penetrano prima nel buio più profondo per poi giungere all’ “illuminazione”.

Nel tuo percorso artistico vi è spazio anche per la regia e la sceneggiatura. A cosa devi tali passioni?

Come ti dicevo, l’espressione artistica è fondamentale nella mia vita. Oltre alla musica ho sempre sperimentato varie forme d’arte, dalla recitazione alla pittura, dalla fotografia alla scrittura. Ad un certo punto del mio percorso, ho capito che c’era un linguaggio che attingeva da tutte le altre forme artistiche, creandone una a sé: la cinematografia. Ammaliato da questa magica arte, ho cominciato a studiarla e metterla in pratica il più possibile. Così facendo, ho realizzato diversi lavori, che mi hanno dato molte soddisfazioni personali.

Artisticamente ti ho conosciuto anni fa, durante la lavorazione di un cortometraggio, ” Ultimo Capitolo “, di cui curavi la regia. Hai qualche nuovo progetto in cantiere?

Sì, ho un ricordo molto piacevole del set di Ultimo Capitolo, e della sua atmosfera goliardica. Uno degli ultimi lavori audiovisivi a cui sto lavorando, è un documentario intitolato “Invisibili”, che racconta la triste realtà dei rifugi per cani e dei volontari che se ne prendono cura. Il mediometraggio è in fase di post-produzione e, imprevisti permettendo, dovrebbe essere concluso entro la prossima estate.

Napoli è, da sempre, un bellissimo set a cielo aperto. Come vivi il tuo lavoro in questa splendida città?

Napoli sicuramente si presta tantissimo scenograficamente. Non a caso, negli ultimi anni c’è stato un grande incremento della produzione cinematografica, anche se c’è sempre una certa tendenza a mostrare gli aspetti più negativi della città, che forse sono quelli che fanno più audience. Nel mio piccolo, invece, ho sempre cercato di valorizzare la ricchezza culturale della nostra terra, cosa che ad esempio, tentai di fare in un cortometraggio intitolato “L’Arte d’amare”, ambientato in diversi musei napoletani. Il lavoro fu patrocinato dal Comune di Napoli e dalla Regione Campania e fu presentato al pubblico, nel Palazzo delle Arti di Napoli. Uno degli ultimi lavori che ho realizzato è il documentario “Il Paese dei Sarti”, ed anche questo racconta un aspetto culturale, poco conosciuto, della provincia partenopea. Anche questa opera mi ha portato particolari soddisfazioni essendo stato premiato in svariati festival e scelto per essere proiettato in diverse università statunitense.

Cosa pensi possa riservarti il futuro?

Ho imparato una cosa fondamentale dalla filosofia orientale: non bisogna né restare legati al passato, né essere troppo proiettati verso il futuro, ma vivere il presente. A tal proposito, cerco di produrre, giorno per giorno, senza fare troppi castelli in aria. Come dice Lorenzo de’ Medici : “Di doman non c’è certezza!”. In fondo, chi se la sarebbe mai immaginata una pandemia mondiale? Detto ciò, sicuramente ho un po’ di progetti che a breve vedranno la luce, come la pubblicazione del mio romanzo “Il prezzo della coscienza” ed un album al quale stiamo lavorando, dal titolo “Natura Animale”; vedremo poi il futuro cosa ci riserva.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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