Paolo Sassanelli. Foto di Diberti & Co
Paolo Sassanelli. Foto di Diberti & Co

Paolo Sassanelli: determinato a non perdere le mie origini

Noto attore di teatro, cinema e televisione, Paolo Sassanelli ci regala un incontro in cui parla del suo mestiere, dei suoi figli, di ciò che più ama, proprio durante un soggiorno in Spagna, per prendere parte ad un film.

Un uomo da sempre legato alle sue origini, alla sua Puglia, destinato a non voler perdere tale legame.

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Paolo Sassanelli. Come stai?

Procede molto bene, grazie! Al momento sono in Spagna per la realizzazione di un film. Un’esperienza bellissima che mi permette di poter visitare anche la città nei ritagli di tempo.

Attore poliedrico, amato dal pubblico, con una carriera lunga alle spalle, caratterizzata da tanti ruoli interpretati, tante esperienze di vita. Che ricordo hai dei primi passi mossi in tale ambito?

La mia memoria si è dileguata da tempo (ride). Ricordo che ho mosso i primi passi a Bari, sino a giungere poi a Roma. Un periodo in cui ho imparato a far tutto, dal realizzare i costumi, alle scenografie, montaggio e non solo. Ho appreso i reali fondamenti del nostro lavoro, insieme a tanti amici, e di questo sono felice.

Nel tuo percorso vi è anche tanto teatro, qualcosa di singolare, di importante. Quanto contano per te le tavole del palcoscenico e, ancora oggi, quale tassello manca a questo aspetto?

Il teatro è, fondamentalmente, la casa di un reale attore. Un po’ come il chirurgo che opera senza saper utilizzare un bisturi. Puoi avere tutte le lauree del mondo ma senza aver praticato, senza saper utilizzare tali arnesi, non puoi esercitare realmente. Prima di qualsiasi altra cosa, cinema o audiovisivo, vi era soltanto il teatro, il raccontare una storia in solitudine o insieme ad altri. Ritengo, in parole povere, che sia fondamentale ciò. Per quanto riguarda la restante parte della domanda, posso dirti che ho fatto di tutto, forse manca soltanto il diventare produttore.

Qualche anno fa hai avuto modo di realizzare una tua prima regia, “Due piccoli italiani”. Quanto c’era di te in quel lavoro e quali consensi sei riuscito a raccogliere?

C’era tanto di me ed era da tempo che cercavo di mettere in piedi quel progetto. Sentivo l’assoluta necessità di realizzarlo, di raccontarlo. Quando ho finalmente ottenuto l’ok per mettere in piedi il tutto, ho dovuto rinunciare a tante cose per via dei costi ridotti, ma il desiderio di realizzare il film era forte da sentire di voler pagare tale scotto. Sono, ad ogni modo, felice di ciò che è stato, senza remora alcuna.

Pensi di avere ancora altro da raccontare, da presentare al pubblico?

Ho qualcosa in cantiere, una storia molto bella, ma non so se ho reale voglia di combattere contro i mulini a vento. Girerò, magari, quando avrò il necessario per mettere in piedi con concretezza assoluta tale progetto.

Paolo Sassanelli quanto pensi sia cambiato, negli ultimi tempi, il modo di fare cinema?

È cambiato molto. Se guardiamo a “Classe di ferro”, serie a cui presi parte tempo fa, e guardiamo oggi alla serie che andrà in onda, “Il metodo Fenoglio – L’estate fredda”, è cambiato tutto. Oggi esiste il digitale, mentre un tempo si girava in pellicola, dovendo ricontrollare la pellicola stessa nel caso ci fossero presenze esterne al suo interno. Si realizza una specie di magia ma le storie, al contempo, sono deboli rispetto ad un tempo.

Quanto sei legato alle tue origini, alla tua amata Puglia, e cosa cerchi di conservare, nel tempo, del bambino che sei stato, di quelle che sono le tue origini?

Sono ancora quel bambino! Sono davvero molto determinato a non perdere le mie origini, cosa importante, fondamentale. Ritengo sia un qualcosa di profondo, esistente nel mio DNA. In ogni cosa che faccio metto un’impronta di quelle che sono le mie origini. Come dicevo, il bambino Paolo esiste, persiste, anche se dovrei educarlo, ma preferisco lasciargli tutto lo spazio possibile, senza limite alcuno.

Sei padre e, in quanto tale, quali consigli cerchi di regalare ai tuoi figli affinché possano avvalersi di un futuro migliore?

Ho cercato di regalare loro la possibilità di viaggiare il più possibile per poter conoscere il mondo ma anche gli essere umani stessi. Ieri viaggiavano con me, oggi da soli, in piena autonomia, con la speranza che possano continuare a regalarsi delle opportunità. Esiste, oggi, una specie di razzismo ed io voglio che loro vadano contro ciò, nella speranza di avere un futuro roseo, migliore, con un lavoro che possa renderli felici.

Dove potremo vederti prossimamente Paolo Sassanelli?

Potrete vedermi nel “Il metodo Fenoglio”, accanto ad Alessio Boni, sulla Rai e al cinema, in futuro, per un film realizzato in Spagna. Sarò, inoltre, presente in una puntata di una nuova serie che parla di jazz, di musica. Non meno importante il mio prossimo impegno in teatro al fianco di Giuliana De Sio e Alessandro Haber.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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