Aria di Claudio Dominech
Aria di Claudio Dominech

Aria, di Claudio Dominech

Arriva il terzo libro del giornalista e conduttore TV, Claudio Dominech, che prende il titolo di Aria. Noi lo abbiamo incontrato per la nostra rubrica “Libri e Scrittori” per farci raccontare l’amore verso il suo mestiere, la tenacia e la cura nel raccontarlo ed affrontarlo.

Attualmente in forze all’emittente Canale 8 come conduttore di TG, trasmissioni d’informazione e intrattenimento, opera anche come inviato per collegamenti e servizi. Senza dimenticare collaborazione con la redazione di TV2000, quella di Sky TG24, Mediaset e altre emittenti come Canale 9/7 Gold, Napoli Tivù, Telecapri e INM Channel.

Il libro è disponibile di seguito:

Bentornato su La Gazzetta dello Spettacolo a Claudio Dominech. Dove nasce l’esigenza di scrivere un testo come questo, e a cosa si riferisce l’evocazione di “Aria”?

Parto nel dire che questa sia la “domanda” dell’intervista, ti spiego il perché. La domanda che mi hai posto racchiude tutto quello che dobbiamo dirci oggi. Tutto ciò che rappresenta Aria nelle sue pagine, ma non solo.

Posso iniziare spiegando che la scrittura in generale per me significa sfogo. Ho sempre visto la scrittura come una sorta di amico, oltre che una possibilità. Lo stato di benessere, un momento preciso della giornata in cui i pensieri e vissuti si intrecciano tra loro in matasse complesse. Scrivere è una necessità di raccontare periodi ed esperienze di vita che non possono più restare incanalati in me. Tutto questo non è facile all’inizio, perché essendo matasse, ogni pensiero è così fitto e diramato. Reputo però che la sfida sia proprio nel saper condensare il tutto. Forse è proprio questo il difficile, ascoltare il bisogno di condensazione. Una sfida ardua, ma da sempre ogni sfida è per me la benzina per andare avanti e mettermi alla prova.

Scrivere 100 aforismi con un titolo così evocativo, fa parte della stessa sfida?

Assolutamente, e non è tutto. Aria non è altro che una sorta di iniziazione di un progetto personale che ho in testa da tempo. Il tutto sta nella scelta del nome. Perché aria? L’aria è uno degli elementi fondamentali della nostra quotidianità, della nostra esistenza. Scrivere 100 aforismi suddivisi attraverso dei paragrafi è solo un punto di partenza. Tutto ciò che scrivo ancora vorrei potesse avere un seguito con gli altri tre elementi, quali fuoco, terra e acqua.

Ovviamente è da sottolineare che negli aforismi non vi sia nulla da insegnare, nessun monito, nessuna forma di strumentalizzazione commerciale, per intenderci. Il mio compito è quello di arrivare a più gente possibile, proprio per questo non amo definirmi uno scrittore. Non ho esigenze di vendita o numeri. I numeri e altro non fanno per me, il mio obiettivo è un altro. Aria, i miei vecchi testi e spero quelli futuri, non sono altro che la ricerca di una verità che faccia emergere la contraddizione che cerco.

Ovvero?

Ecco questo è un aspetto a cui tengo molto. Si tratta di un mio pensiero strettamente legato a una corrente filosofica che ho scelto come guida della mia esistenza. Riconoscere l’equilibrio attraverso l’accettazione ontologica degli aspetti contraddittori e complessi della realtà che ci circonda.
In sintesi ti faccio un esempio. Gli stessi elementi fondamentali della nostra vita, citati in precedenza, se presi singolarmente, non sono altro che la sintesi della contraddizione per eccellenza. Cioè? Prendiamo l’acqua, apparentemente potremmo dire che senza di essa non potremmo vivere, quindi a priori la giudicheremmo come elemento unicamente positivo e di salvezza. Ci fermiamo qui? Ecco un errore comune, soffermarsi sulla prima fonte di verità accessibile.

Il vero compito dell’essere umano e in primis di chi fa informazione o studia dinamiche comunicative è quello di spingersi oltre. Quindi se l’acqua ha il principio benefico di dissetarci e donarci la vita, dall’altra occorre constatare che una eccessiva quantità di questa possa portare a terribili catastrofi naturali. Tsunami, alluvioni ecc.

La sintesi di questo pensiero esposto è quindi che nei miei testi, così come nel mio mestiere da giornalista, ricerco la realtà attraverso il corretto equilibrio tra le cose, porsi quindi a metà strada, né precludendo gli scenari, né tantomeno esaltandoli.
Un’essenziale mediazione che amo ritrovare da sempre nella contraddizione del quotidiano.
Credo sia proprio questa la spinta per cercare la verità.

Abbiamo parlato di una specie di sogno nel cassetto da scrittore. E quello da giornalista?

Mi dispiace porre una precisazione prima di risponderti. Devo ribadire un aspetto importante della mia figura. Non sono uno scrittore, non lo ero prima e non lo sono ora, forse non lo sarò mai. Il mio obiettivo come dicevo prima è arrivare alle persone, il vero sogno è che mi scoprano in modo autonomo e trovino nei miei testi qualcosa di importante. Una sorta di leva.

Per quanto riguarda il sogno da giornalista sarei molto felice di arrivare in diretta nazionale, avere la possibilità di gestire un mio programma, sperimentare attraverso una creatività che spesso in questo mestiere, come in tanti altri, non puoi permetterti.

Potrei aggiungere una cosa prima di chiudere. C’è un aspetto particolare della mia vita. Ogni qualvolta mi chiedono se ci sia una personalità o una figura a cui mi ispiro, rispondo così. Mi ispiro a chi non c’è più, ai morti. Loro mi danno la forza, perché attraverso il loro vissuto compiuto scopro verità e esperienze che sono puri insegnamenti.

Vale per artisti, personaggi storici, ma anche per chi non fa più parte della mia vita.

Ho dedicato a loro la prefazione del mio ultimo libro, Aria.

Su Francesco Russo

Francesco Russo, giornalista e direttore del quotidiano "La Gazzetta dello Spettacolo", comunicatore digitale ed ufficio stampa di eventi e VIP.

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