Un momento di AltaRoma. Foto I Tranchese
Un momento di AltaRoma. Foto I Tranchese

Si spengono le luci su Altaroma 2019

Roma di sera, spente al tramonto le luci e al via i suoni che la rendono fatata: in una città resa frenetica dai mille eventi snodati nella città e dalle temperture torride che hanno contrassegnato l’edizione di luglio 2019 di AltaRoma.

Un momento di AltaRoma. Foto I Tranchese
Un momento di AltaRoma. Foto I Tranchese

E’ qui che Marina Corazziari, artista stilista di gioielli e coreografa, ha riunito una kermesse di stelle che hanno reso indimenticabile una notte, dove si sono indossati sogni e pensieri rappresentati da tableau vivant disseminati nel parco, si è contemplata una lezione di alta sartoria e artigianato che ha dato la misura di immagini esibite, come confessioni di anime leggere, eclettiche, piene di fantasia dove arte e musica sono riuscite a creare un trend, come un romanzo, per far leggere un sogno, dove non sono bastate le parole a descrive la magia di una notte, senza codici, facendo parlare solo la bellezza.

Le dichiarazioni

“Ago e filo – ci dice Marina Corazziari, essere stilisti non vuol dire gestire la moda ma essere il tramite tra l’abito e la persona che lo andrà ad indossare, essere l’artefice della propria eleganza in modo che quello che si indossa diventi unico, tornare al fatto a mano, tornare al capo finito come un prodotto esaltando i valori reali del nostro mondo che sono principalmente le persone e poi ago e filo, sapienza e manualità, materiali e lavorazioni, tessuti, abiti che raccontano storie, le persone che vivono l’abito e sono gli autori dei loro capolavori. Ho voluto dare, nel gioco di questa notte piena di stelle, all’imbrunire di una Roma fatata, una risposta ponderata alla frenesia della moda, intesa come sistema del tempo, la moda che brucia se stessa, linea dopo linea, relegata in capsule collection, il tempo che brucia tutto… ma ho voluto fare una riflessione, dove la società è pronta a cambiare, ritrovare la qualità, come dicevano prima comprare meno e meglio, capi che durano, che si ritrovano negli armadi perché fatti di bellezza, di cura e sacrificio e di tanto talento. Ritornare all’origine di tante cose, ritrovare, nel vestirsi, l’identità personale, non per assomigliare ad altri, ma essere unici”.

E dunque via ai contrasti, sul tutto e il contrario di tutto, sull’individualità e l’esaltazione della creatività, dalle giovani donne, il ritorno al bon ton del cerchietto di cristalli, fiori e ricami, una monella d’autore, perversa e innocente, poi i viaggi nel mondo, scorribande senza tempo, spazio nello spazio con colori suoni e immagini di paesi lontani trasportati dalle sue creazioni, come se fossero accessori per perdersi… e poi ritrovarsi, la sua donna come una musa moderna, una amazzone metropolitana fuggita verso nuove avventure.

Esplode di vitalità una collezione che guarda al passato con occhi di bambina, ogni riferimento non è causale, fatto di fiocchi, fiori di seta, rose, gonne svasate e cinture in vita, pudore e malizia di una donna indimenticabile.

Ad AltaRoma sogno il nuovo passando dal conservatorismo più estremo – come dice la giovane Arianna La Terza – Voglio recuperare la possibilità di esprimere contenuti, parlare di Haute Couture – niente di più innovativo del classico, dei bei tessuti, la seta pesante e sensuale, il tulle, le premiere chine al lavoro, le mani operose, svelte, su capolavori.

Su Cristina Vannuzzi Landini

Nata a Firenze e residente a Firenze e New York é esperta in comunicazione, ufficio stampa e merchandising.

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