Eliana Miglio
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Eliana Miglio: orgogliosa di portare in scena “Petra von Kant”

In teatro con “Le lacrime amare di Petra von Kant”, di Fassbinder, Eliana Miglio ci racconta di quanto sia, da sempre, emozionante calcare le tavole del palcoscenico, specie se in condivisione con una collega giovane, preparata, come Angelica Giusto.

Sentimenti discordanti, complicati e forti, in scena per questo debutto tanto atteso.

Ben ritrovata su La Gazzetta dello Spettacolo, Eliana Miglio. Lo spettacolo “Le lacrime amare di Petra von Kant” ti vede nuovamente protagonista, in teatro, al fianco della giovane collega Angelica Giusto. Cosa puoi dirci a riguardo e quanta preparazione vi è stata prima di poterti calare in tale personaggio?

Si tratta di una preparazione completamente diversa rispetto a quella a cui sono abituata, differente anche dal cinema, ad esempio. Un lavoro di memoria importante, si, ma affascinante, per cui dobbiamo grazie, tra tutti, a Camilla Brison, la regista, che ne ha saputo trarre un taglio contemporaneo. Un lavoro legato alla dipendenza affettiva, tema da me lanciato e davvero molto attuale, oggi. Li chiamiamo ‘amori tossici’, in questi nostri tempi, e fass binder in questo è davvero infallibile.

Angelica Giusto, a suo tempo, ci ha raccontato dell’importanza di poter realizzare una collaborazione con te. Dunque, quali sensazioni sono legate a questo incontro a due in scena?

Di Angelica mi piace il suo essere rimasta come una pietra grezza, seria, pulita, forte. Catapultarla in una cosa così ‘nera’ mi sembrava un gioco divertente. Sapevo che avrebbe portato questa sua energia a disposizione del personaggio, così come la determinazione che la associa a Karin. È stata molto brava!

Dipendenze affettive, dinamiche di potere, amore. Sentimenti molto forti, a tratti anche contrastanti..

Sembra davvero facile legarsi a qualcuno per via di alcune caratteristiche che intravediamo nell’altra persona ma ciò, fondamentalmente, ci allontana da un sentimento che potrebbe essere, invece, più puro ed equilibrato. La mia Petra è, difatti, nel pieno di una dipendenza affettiva, che mai avrebbe voluto rivivere, ma ci ricade con tutte le scarpe, dopo un matrimonio finito e un marito scomparso. L’incontro con Karin, però, la porta a ricadere nel suo stesso tranello dove diventa, questa volta, carnefice. Fassbinder vuole mostrarci proprio questo, una convenienza, un patto tra ruoli disallineati.

Quanto c’è di Eliana Miglio in questo nuovo lavoro teatrale?

Ho potuto, per tale ruolo, calarmi nei panni di un uomo, qualcosa che mai mi era capitato prima d’ora. Ne sono, ancora oggi, completamente coinvolta, come puoi sentire. Ieri abbiamo avuto una piccola anteprima per i giornalisti, e ciò ci ha regalato tanta emozione, anche perché rappresenta un primo approccio alla storia, a ciò che abbiamo avuto modo di realizzare. Tutti, ad ogni modo, abbiamo provato una dipendenza da qualcuno, che si tratti di un figlio, una mamma, un marito. Aleggia nelle vite di tutti, questa ‘sensazione’, fondamentalmente.

Un invito ai nostri lettori, Eliana, affinchè possano seguirvi in teatro?

Non immaginate questo spettacolo come un incontro tra persone dello stesso sesso. Pensiamo, piuttosto, a tutto ciò come ad una importante seduta a cui prendere parte, che analizza aspetti a noi noti, mondi borghesi, un modo per poter scoprire un pezzo nuovo di sé.

Eliana Miglio, cosa prevede il tuo futuro artistico?

Sono completamente presa, attualmente, da questa nuova, particolarissima, esperienza. Trovo sia qualcosa di molto profondo, per un testo che richiede parecchia energia.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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